Blues. Un intenso testo ove il non detto e le pause sono parte integrante

Blues. Un intenso testo ove il non detto e le pause sono parte integrante

Tosi Siragusa

Blues. Un intenso testo ove il non detto e le pause sono parte integrante

martedì 26 Febbraio 2019 - 18:53

Scritto da Tino Caspanello, al quale si attaglia la definizione di poeta – drammaturgo, con una scrittura tersa,dotata di grande naturalezza e leggerezza,che ha ricevuto pubblicazione nel quarto volume di Opere a cura di Editoria e Spettacolo e la cui compagnia ,Teatro Pubblico Incanto, ha già superato un quarto di secolo, lo spettacolo è stato interpretato da Francesco Biolchini e le scene e i costumi si sono attestati a Cinzia Muscolino. In un tempo dilatato e a tratti sospeso si è collocata questa struggente piece, andata in scena sabato e domenica scorsi ai Magazzini del Sale, di intensa bellezza, resa con impianto affabulatorio da un Biolchini al meglio delle sue potenzialità espressive (a cominciare da quel suo sguardo incredibilmente duttile)di un uomo-bambino, diretto magistralmente dallo stesso Caspanello. È sembrato di ammirare un dipinto di Hopper o di assistere alla messa in scena di uno dei brevi testi del grande Tennessee Williams sull’America solitaria. Tanti dunque sono stati i rimandi, con la drammaturgia finalmente protagonista – certo non a scapito della performance – in questo lavoro imperniato sul tempo e sull’alienante solitudine dei nostri giorni, la cui titolazione richiama lo stato d’animo di malinconia, oltre che il particolare ritmo della composizione musicale( da cui prende il nome)con le battute in numero di 12,come la scansione del tempo dell’orologio. Blues, è anche il protagonista, che vive una strana esistenza, scandita dai rumori dei treni che passano davanti alla sua casa sospesa in un campo ferroviario e che,e non se ne comprende la ragione, annota con precisione compulsiva gli orari su un quadernetto, con attenzione alle entrate e uscite e agli eventuali ritardi, con percezione delle differenze, per lui essenziali, fra i mezzi lenti e quelli veloci, e mostrando grande ammirazione per il contrasto fra il bianco della neve e il nero delle linee parallele delle rotaie ferroviarie. Così avevano condotto l’esistenza anche i suoi genitori, dei quali rammenta con trasfigurata memoria,legata a ricordi d’infanzia, in particolare, un giorno del 1958, il 17 maggio-data corrispondente alla pubblicazione di Chukun Burry e all’uscita del film americano St Louis Blues – quando, alle 15,37, un treno si era improvvisamente fermato dinanzi alla loro casa e i genitori avevano fatto fronte con fantasia e accuratezza all’intrattenimento dei passeggeri, fatti scendere: il padre, in camicia bianca, aveva eseguito canzoni per loro, la madre aveva indossato un fiore fra i capelli, e tutti avevano ricevuto da bere ….una grande festa inattesa. Anche Blues, nella mise en scene, in un giorno di agosto, si trova a fronteggiare due imprevisti: il passaggio di un treno non segnalato e, poco dopo, il bloccarsi, annunciato dal suono insolito di una frenata, di un altro convoglio, proprio lì, sotto i suoi occhi sbigottiti: tali accadimenti sconvolgono quella nevrotica routine,la fissità con le insite stereotipie di controllo, e costringono il protagonista a confrontarsi con l’altro, cessando di guardare soltanto la vita e immaginando forse di poterne disordinarne i piani. L’altro ha le fattezze di una sconosciuta che sembra incuriosita dal suo aspetto, dalle sue mani, dal fiore collocato al suo orecchio, e quell’ incontro, pur con il frapporsi di porte e finestre ermeticamente chiuse -che non consentono la discesa dal treno, non permettendo ai passeggeri di utilizzare quei 254 bicchieri di plastica che Blues aveva gelosamente messo da parte perché….non si sa mai, simboleggiando l’incomunicabilità dei tempi odierni- diviene una ragione di vita, che pare farsi strada prefigurando un possibile nuovo inizio. Gli spettatori,come i passeggeri,potrebbero definirsi fuori e dentro il teatro,imprigionati e impediti a comunicare con chi sta in scena ,con il sipario a fungere da porta priva di chiavistello , sagome di pesci in una bolla vetrificata,plastificate le storie. La scena ha contribuito alla perfetta costruzione della lodevole rappresentazione: una finestrella verde, un orologio appeso al muro che segna davvero il tempo (quello della piece) una sedia, anch’essa di colore verde, un tavolo quadrato ove sono poggiati un vaso di fiori appena colti, una bottiglia d’acqua e un bicchiere, oltre a un taccuino nero con i bordi rossi e a una penna, fondamentali per le cervellotiche, rituali, quotidiane annotazioni,tutti elementi caratterizzanti la casetta ove Blues conduce la sua solitaria vita, a ridosso di una linea ferroviaria. Quanto ai costumi, la scelta è stata impeccabile: un vestito di colore chiaro, che rende Blues al passaggio di ogni treno sempre ordinato, elegante e sorridente, in un fermo immagine che si reitera molteplici volte al giorno, al passaggio dei vagoni. Accordi blues finali sembrano portare….altrove.

Un commento

  1. la recensione presenta un lavoro in parte suggestivo ed in parte allucinante, Sembra che che lo spettacolo voglia consegnare a chi segue il racconto emotivi partecipati spazi di integrazione personale,
    Intensamente intrigante,

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