Un punto franco per Messina: Risorgimento messinese indica la via per lo sviluppo della città

Un punto franco per Messina: Risorgimento messinese indica la via per lo sviluppo della città

Un punto franco per Messina: Risorgimento messinese indica la via per lo sviluppo della città

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martedì 10 Aprile 2012 - 07:19

Il presidente Minniti attacca l’amministrazione comunale « incapace di concepire l’importanza di progetti in grado di produrre un’economia “vera”, uno sviluppo reale capace di autoalimentarsi »

Espansione edilizia? No, grazie. Risorgimento messinese boccia la politica dell’attuale amministrazione comunale basata sulla “ cementificazione” e – per bocca del presidente Emilio Minniti – propone una via “alternativa” per lo sviluppo della città.
«In un contesto cittadino che vede emigrare centinaia di giovani ogni anno e dove la rassegna quotidiana delle vertenze occupazionali aperte si incrementa costantemente -scrive in una nota Minniti – ci si chiede quale sia il modello di sviluppo immaginato dall’Amministrazione comunale per la città. A giudicare dai temi al centro del dibattito cittadino, quali il progetto di trasformazione urbana del Tirone, l’espansione urbana nella fascia costiera Mortelle-Tono, il cambio di destinazione d’uso dell’ex mercato ittico, la sdemanializzazione di un’area urbana collocata sul torrente Trapani, viene da domandarsi se l’Amministrazione comunale abbia una qualche idea di sviluppo che non trovi nel cemento la sua massima espressione e il suo limite più grande».
Muovendo da queste constatazioni si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra una delegazione di Risorgimento Messinese guidata da Emilio Minniti e il Commissario dell’Ente Porto Rosario Madaudo, finalizzato ad inquadrare le prospettive attuali di quella che rappresenta una grande occasione mancata per lo sviluppo della città, ossia la realizzazione del Punto Franco.
« La collocazione geografica di Messina – spiega l’esponente di Risorgimento messinese – è posta a sei giorni di navigazione in meno dalla Cina rispetto ad Amburgo e a Rotterdam, nei cui porti approda la stragrande maggioranza di merci cinesi dirette in Europa e vi si svolgono le prime lavorazioni. La necessità di spacchettare, controllare, etichettare e imballare le merci provenienti da paesi esterni alla Comunità Europea, renderebbe il Punto Franco di Messina la prima obbligatoria “porta d’accesso” al mercato europeo. Ciò spiega il forte interesse, manifestato a più riprese in questi anni, da parte delle Camere di Commercio di numerosissimi paesi stranieri nonché da parte di importanti imprese specializzate nella prima lavorazione di diverse tipologie di prodotti d’importazione. Se infatti le attività di spacchettamento, controllo, certificazione e imballaggio delle merci, possono essere svolte nella ristretta area individuata dalla legge istitutiva del Punto Franco, un ampliamento della Zona Franca previsto nell’area di San Filippo del Mela, consentirebbe anche di depositare, trasformare e impiegare le merci in esenzione da contributi e formalità doganali. Nell’area – continua Minniti – sorgerebbero non soltanto imprese legate alla trasformazione delle merci, ma anche piccole e medie aziende che potrebbero rifornirsi di prodotti prelevandoli dal deposito franco, anche in quantitativi rapportati ad ogni singolo ciclo di lavorazione e trasformazione, libere da oneri doganali. Le potenzialità economiche ed il conseguente impatto occupazionale connessi all’istituzione del Punto Franco, sono straordinariamente rilevanti, soprattutto per un contesto “fermo” quale dimostra di essere quello di Messina».
Minniti punta quindi il dito contro la « miopia» della classe dirigente, che « incapace di concepire l’importanza di progetti in grado di produrre un’economia “vera”, uno sviluppo reale capace di autoalimentarsi, sta ancora una volta affossando le prospettive della città».
Secondo Minniti e Risorgimento messinese «la realizzazione del Punto Franco, lo sviluppo di un centro di eccellenza della cantieristica navale, la riqualificazione dell’affaccio a mare nella Zona Falcata, possono costituire i punti fondamentali di un più complesso piano di rilancio della città, capace di emanciparsi dalla logica della cementificazione e della speculazione».
«E’ necessario – conclude il presidente del movimento – raggiungere una costruttiva sinergia tra le differenti potenzialità di sviluppo che la nostra realtà offre, uscendo da quello stato di immobilismo che caratterizza da anni il nostro contesto. La realizzazione del Punto Franco nella Zona Falcata, limitata ad alcune attività indispensabili, non entrerebbe in contrasto con nessun reale e serio progetto di riqualificazione dell’area, che costituisce un’altra delle priorità necessarie allo sviluppo di Messina».
Risorgimento Messinese incontrerà nelle prossime settimane gli Assessori Regionali alle Attività Produttive e all’Economia Marco Venturi e Gaetano Armao, al fine di porre il tema della realizzazione del Punto Franco di Messina al centro dell’agenda di governo regionale.

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