Cgil Sicilia: “Poche infrastrutture e ancora troppi i cantieri bloccati”

Cgil Sicilia: “Poche infrastrutture e ancora troppi i cantieri bloccati”

Redazione

Cgil Sicilia: “Poche infrastrutture e ancora troppi i cantieri bloccati”

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mercoledì 27 Novembre 2019 - 15:30

La Cgil Sicilia ha tenuto oggi a Messina un dibattito sul sistema infrastrutturale siciliano, nell’ambito dei “Laboratori per il lavoro”

MESSINA – La Sicilia è una delle regioni con meno infrastrutture d’Europa ed è anche tra le meno sviluppate. “Ma è proprio dalle infrastrutture materiali e immateriali, in epoca di digitalizzazione, che può venire una svolta per lo sviluppo dell’isola e per la creazione di nuova occupazione”. Lo sostiene la Cgil Sicilia, che ha tenuto oggi a Messina un dibattito sul sistema infrastrutturale siciliano, nell’ambito dei “Laboratori per il lavoro”.

“Un sistema stradale e autostradale adeguato- ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino – una rete ferroviaria all’avanguardia, un sistema portuale e aeroportuale moderno ed efficiente e soprattutto l’intermodalità sono condizioni oggi irrinunciabili. Analogamente gli investimenti – ha aggiunto- nell’ambito del processo in corso di trasformazione digitale, che possono configurare un nuovo progetto di politica industriale che guarda al futuro”.

La Sicilia è invece oggi “terra di incompiute- ha detto il segretario generale della Fillea regionale, Mario Ridulfo– con grandi e piccole opere lasciate a metà. I cantieri bloccati- ha aggiunto- sono 154 su 521, per oltre 500 mila euro di valore, e mentre a livello nazionale si registra una contrazione del numero delle opere incompiute rispetto all’anno scorso (-15,6%) in Sicilia c’è stato un aumento, dal 25% del 2017 al 30% del 2018”. Ridulfo ha sottolineato che non sono le risorse a mancare . Basti pensare  ai Patti per le città metropolitane,  e a quello della Sicilia. Relativamente al patto per Catania la percentuale di avanzamento dei pagamenti è il 2,90%. Per Messina lo 0,79%, per Palermo l’1,07%. Per quanto riguarda il Patto per la Sicilia, 2.320 milioni di dotazione finanziaria, la percentuale dei pagamenti è 3,95%, pari a 91 milioni, a fronte di impegni per 243 milioni e ad oltre 2 miliardi di risorse programmate”.

Il segretario della Fillea ha sottolineato che “questo inconcepibile stallo, anche occupazionale, avviene in una regione che ha visto crollare nell’ultimo decennio i consumi delle famiglie (9,2%) e le spese alimentari (14%). E in cui il 40% delle famiglie è a rischio povertà”. Non va meglio per quanto riguarda i settori idrico, fognario e depurativo “con una enorme quantità di risorse non spese, spese poco e in taluni casi spese male.

E a fronte di questo – ha rilevato Ridulfo- negli ultimi giorni la dispersione delle reti idriche è passata dal 36% al 45% con punte dell’80%”. Le risorse non mancano neanche per l’edilizia scolastica, le manutenzioni urbane e la rigenerazione del patrimonio edilizio pubblico e privato e per la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico.

“ Si rende urgente- ha affermato il segretario della Fillea Sicilia- un confronto continuo e diretto con tutti i soggetti coinvolti, istituzioni, sindacati, stazioni appaltanti, imprese e comunità locali, per uscire dallo stallo e per una politica industriale capace di rilanciare la filiera delle costruzioni e avere una migliore situazione delle infrastrutture funzionale a una reale crescita economica e sociale”.

Di “negazione oggi della continuità territoriale quale diritto costituzionale alla mobilità dei cittadini siciliani”, ha parlato il segretario generale della Filt Sicilia, Franco Spanò.

“L’intervento recente dell’Europa, che riconosce alla Sicilia le condizioni di svantaggio legate all’insularità, deve essere l’occasione – ha sottolineato Spanò -per intervenire con politiche di sostegno e di riequilibrio sul piano infrastrutturale sia per l’abbattimento dei costi aggiuntivi che su quello tariffario”.

Il segretario della Filt ha rilevato la “necessità di una straordinaria politica dell’infrastrutturazione in grado di intercettare gli investimenti in un mercato sempre più globale. Il governo della Regione- ha detto Spanò- non può solo galleggiare sulle emergenze ma deve avviare subito una nuova politica industriale nei settori tradizionali ma soprattutto in quelli innovativi rafforzando gli insediamenti nell’energia, nelle telecomunicazioni, nell’elettronica, nell’informatica”.

Maurizio Rosso, segretario della Sicilia ha parlato della trasformazione digitale in atto, come nuova frontiera dell’occupazione del futuro.

“Non si può restare alla periferia del mondo tecnologizzato e virtuale- ha detto- perché significherebbe uccidere lentamente il nostro sistema economico e sociale”.

Rosso ha rilevato che “occorre investire in ricerca, sviluppo e innovazione, nello stock della conoscenza e nella formazione del capitale umano. Basti pensare agli obiettivi dell’agenda digitale, della banda larga e ultralarga per chiedersi come disegnare modelli industriali e occupazionali”. Rosso ha sollecitato una politica industriale per i call center che , in Sicilia, con 20 mila occupati, hanno rilevanza”

.”Oggi –ha sostenuto Rosso- nel mondo l’unica che cresce è la fabbrica dell’immaterale e le infrastrutture immateriali connesse. Si tratta di una tendenza evolutiva già in atto e una discussione sullo sviluppo e sull’occupazione non è più rinviabile”.

Il segretario della Cgil di Messina, Giovanni Mastroeni, introducendo i lavori ha detto: “Il tema di oggi del laboratorio Cgil Sicilia è centrale per il territorio di Messina. Affrontare le carenze viarie, ferroviarie, investire sulla portualità, avviare un piano straordinario di messa in sicurezza – ha aggiunto- significa creare le precondizioni per lo sviluppo dell’economia dell’intera area metropolitana”.

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