Ciclone "Daniel": la più grave alluvione della storia recente e l'importanza del meteo

Ciclone “Daniel”: la più grave alluvione della storia recente e l’importanza del meteo

Daniele Ingemi

Ciclone “Daniel”: la più grave alluvione della storia recente e l’importanza del meteo

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mercoledì 13 Settembre 2023 - 18:15

Ecco perchè serve un centro di monitoraggio sui cicloni tropicali sul Mediterraneo: l'importanza vitale delle previsioni a brevissimo termine

Il passaggio del ciclone tropicale “Daniel” sulle coste della Libia orientale verrà ricordato come uno degli eventi più distruttivi e mortali della storia recente. Più passano le ore e più si percepisce l’entità del disastro a Derna provocato dal collasso contemporaneo di due dighe sul corso del wādī Darnah a seguito di precipitazioni da record, fuori ogni tipo di standard climatologico. Ecco perché sono di vitale importanza il nowcasting, ovvero le previsioni a brevissimo termine, e le agenzie meteo

Le vittime sono in costante aumento e adesso circa 7000 con 10000 dispersi e oltre 5000 feriti. Sono scomparse le basi delle colonne di un ponte che attraversava il corso d’acqua sono scomparsi i muri di contenimento in cemento armato che limitavano il letto del fiume e che dovevano proteggere la popolazione da possibili inondazioni sono stati devastati e rasi al suolo interi quartieri e aree residenziali pari a 1/4 della città e in si osserva che le case sono state completamente sradicate dalle fondamenta.

L’impatto dell’acqua, ondate superiori ai 3 metri di altezza, e dei detriti è stato così forte da far crollare edifici a più piani il flusso principale dell’acqua ha generato un’erosione differenziale a valle degli edifici creando grossi solchi e buchi.

L’incredibile intensità dell’evento

Le precipitazioni estreme prodotte dal ciclone “Daniel”, che domenica scorsa ha effettuato il “landfall” sulla Cirenaica, poco a sud di Bengasi, sembrano non avere dei precedenti nell’area, almeno in tempi recenti. Pare che in alcune località, come Al Bayda, siano caduti 400 mm di pioggia in poco più di 24 ore, parliamo di un dato che è semplicemente impressionante, 400 litri di acqua per metro quadrato. Una montagna d’acqua caduta dal cielo, su un territorio non abituato a simili eventi. Pensate che fino ad oggi il massimo accumulo pluviometrico registrato in Libia in 24 ore superava di poco i 100 mm. Parliamo quindi di un evento storico, di molto superiore rispetto agli eventi eccezionali occorsi sulle coste nordafricane nell’ultimo secolo.

Del resto, prima di atterrare sulla terra ferma, il ciclone “Daniel”, classificabile come una tempesta subtropicale, divenuta tropicale a tutti gli effetti una volta scivolato sopra le caldissime acque del Golfo della Sirte, ha avuto tutto il tempo necessario per risucchiare un ingentissimo quantitativo di calore latente, che ha contribuito a far esplodere la convezione attorno il minimo barico, probabilmente sceso sotto i 1000 hPa.

Nessun territorio al mondo, neanche se si spendono decine di miliardi di euro, può considerarsi in sicurezza con precipitazioni di tale portata distruttiva, su terreni aridi e impermeabili. Davanti ad eventi del genere, superiori anche ai famosi tempi di ritorno centenari dei cosiddetti episodi eccezionali (spesso usati negli studi di fattibilità di determinate infrastrutture nel nostro Paese), non c’è nulla da fare, se non adattarsi ad affrontarli e allertare per tempo la popolazione. I famosi piani di lotta al dissesto idrogeologico e idraulico non servono a nulla contro fenomeni precipitativi così estremi, fuori scala climatologica (almeno quella che conoscevamo).

Cosa si poteva fare?

Purtroppo in un Paese molto instabile dal punto di vista politico, come la Libia, non esiste un vero centro di coordinamento, in grado di gestire queste situazioni e allertare per tempo la popolazione locale, soprattutto quando nascono questi cicloni. Eppure se fosse esistito un centro di coordinamento fra i vari Stati che si affacciano sul Mediterraneo, fra Europa e Africa, un po’ come avviene in Nord America con il famoso NHC (national hurricane center), si poteva avvisare per tempo il governo libico, le autorità locali della Cirenaica, sull’arrivo di un ciclone con caratteristiche tropicali, capace di causare veri e propri disastri. Queste informazioni, se date per tempo alle autorità libiche, avrebbero di sicuro salvato migliaia di vite.

Basti pensare che già da parecchi giorni prima quasi tutti i modelli matematici simulavano la possibilità di vedere lo sviluppo di un ciclone subtropicale sopra le acque dello Ionio, fra Grecia e Sicilia. Noi di tempostretto lo avevamo pure annunciato in questo articolo, del 4 settembre scorso, scrivendo pure che la Sicilia (fortunatamente) sarebbe stata solo sfiorata, a differenza della Grecia e della Libia, dove si sono verificate tragiche inondazioni. Informazioni di questo tipo, utilizzate in attività di now/casting, possono servire ad evitare catastrofi, come quella avvenuta a Derna, con migliaia di morti. Ciò, inoltre, evidenzia quanto sia fondamentale, se non vitale, la creazione di un ente meteorologico degno di tale nome, capace di interfacciarsi a 360 gradi con i governi locali e le entità istituzionali di un territorio.

L’importanza dei servizi di now/casting per la Sicilia

La Sicilia, assieme alla Sardegna, è la regione italiana più esposta all’impatto di questi cicloni, aventi caratteristiche tropicali o subtropicali. Già in passato diversi cicloni subtropicali e tropicali hanno raggiunto la Sicilia, causando violente ondate di maltempo, con danni ingentissimi e vittime per venti forti e alluvioni. E con l’arrivo dell’autunno non è detto che il Mediterraneo possa sfornare nuovi cicloni come “Daniel”, capaci di puntare dritto l’isola, causando eventi atmosferici estremi.

Quindi non resta che correre ai ripari, con la politica che deve farsi carico del problema, soprattutto in quei territori già vulnerati dai devastanti incendi delle scorse settimane. Perché come visto sia in Libia che in Grecia non bastano le opere di mitigazione al dissesto idrogeologico per risolvere il problema. Quando ti cadono 400/500 litri di acqua in poche ore c’è davvero poco da fare, se non allertare per tempo la popolazione, informarla sui rischi che si possono correre e aspettare il passaggio della perturbazione.

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