Ecco come il cambiamento climatico sta mutando le stagioni sullo Stretto

Ecco come il cambiamento climatico sta mutando le stagioni sullo Stretto

Daniele Ingemi

Ecco come il cambiamento climatico sta mutando le stagioni sullo Stretto

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venerdì 21 Settembre 2018 - 03:32

Gli effetti del cambiamento climatico cominciano ad alterare il delicato "microclima" dello Stretto di Messina, con effetti più o meno diretti sulle stagioni

Gli effetti del cambiamento climatico, negli ultimi anni, cominciano a vedersi anche in riva allo Stretto di Messina. Oltre al significativo aumento delle temperature medie mensile (nel lungo periodo) negli ultimi anni si sta assistendo anche ad una più complessa mutazione del regime circolatorio che comporta anche bruschi cambiamenti del tipico clima mediterraneo nell’ambito stagionale.

Entrando un po’ nel dettaglio, dall’analisi dei dati ricavati dall’osservatorio meteorologico del capoluogo peloritano, gestito dal Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare (unica stazione a norma internazionale per la città), negli ultimi anni si è notato come gli autunni e gli inverni siano sempre più caldi e piovosi (in termini di accumuli), con scarti termici anche significativi, di oltre i +1°C +1,5°C rispetto quelle che dovrebbero essere le tipiche medie stagionali. In certi periodi si riscontrano sempre più spesso lunghissime fasi di calma, dominate da robusti anticicloni sub-tropicali che sempre più spesso hanno caratterizzato gli autunni e gli inverni alle nostre latitudini.

Eppure paradossalmente le primavere e le estati, salvo delle eccezioni, sembrano siano diventate sempre più fresche e instabili, rispetto ai decenni passati, tanto che alcuni mesi hanno fatto riscontrare importanti anomalie termiche negative (vedi agosto 2018). In poche parole, mentre le stagioni autunnali e invernali diventano sempre più tiepide del solito, le primavere e le estati rispecchiano un andamento decisamente controcorrente, con frequenti fasi di instabilità nei mesi che per tradizione dovrebbero essere caratterizzati da una maggiore stabilità. Basta vedere le anomalie riscontrate lo scorso mese di agosto, risultato uno dei più freschi degli ultimi 15 anni, controbilanciate dalle anomalie positive accumulate in queste mese di settembre, che con molta probabilità, salvo sorprese, chiuderà con uno scarto termico largamente superiore alla media.

A Messina ormai da oltre 10 anni non si riescono più a misurare valori di oltre +40°C durante le ondate di calore più intense dell’estate. Segno di come recentemente si sia invertito quel trend di estati calde e afoso visto agli inizi degli anni 2000 e culminato con la storica onda di calore del 27 giugno 2007, quando in città si sfioro per soli due decimi il record assoluto di caldo di +43,6°C (fatto mai avvenuto in giugno), risalente all’agosto del 1999.

Da non sottovalutare neppure il dato delle precipitazioni. Anche Messina, come gran parte delle località del sud Italia, vede una diminuzione delle giornate di pioggia, ma al tempo stesso un notevole aumento delle fasi precipitative intense (rovesci, temporali). Sostanzialmente ciò vuol dire che oggi, rispetto al passato, piove di meno, ma quando arrivano le precipitazioni esse si presentano più intense, e quindi spesso in poco tempo possono scaricare quantità di acqua maggiori, creando notevoli criticità ad un territorio non abituato a questo cambiamento del regime pluviometrico.

Lo scorso giugno, solo per fare un esempio, è stato il più piovoso di sempre in riva allo Stretto (e nelle zone tirreniche della provincia, con picchi eccezionali sui Nebrodi). Un altro fattore che potrebbe essere correlato ai cambiamenti climatici riguarda la sensibile diminuzione della ventosità sullo Stretto, ossia sempre meno giornate di vento sostenuto rispetto alle statiche elaborate negli ultimi 60 anni. Mentre abbiamo avuto un lieve aumento delle giornate di “bonaccia”, specialmente in tarda primavera e in autunno. Un altro segnale da non sottovalutare.

Daniele Ingemi

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