Operazione Camelot, i retroscena del sistema degli appalti truccati a Sant'Agata Militello

Operazione Camelot, i retroscena del sistema degli appalti truccati a Sant’Agata Militello

Alessandra Serio

Operazione Camelot, i retroscena del sistema degli appalti truccati a Sant’Agata Militello

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sabato 15 Febbraio 2014 - 11:57

La villa Falcone -Borsellino sul lungomare, l'elipista, la scuola Capuana e il Museo dei Nebrodi i lavori pilotati dai privati con la complicità dell'ufficio tecnico.

"La denuncia è essenziale per accertare questo tipo di reati, tanto più è consolidato il sistema di potere. " Lo dice il procuratore di Patti Rosa Raffa a proposito dell'operazione Camelot, l'indagine della Squadra Mobile di Messina che ha scoperchiato un presunto tavolino di affari che avrebbe gestito i lavori pubblici a Sant'Agata di Militello.

Ed è stata proprio una gola profonda, l'imprenditore Donato Lemma, a dare il via all'inchiesta, nel 2010, con la denuncia di irregolarità nell'attività dell'ufficio tecnico di Sant'Agata di Militello, dove il primo cittadino era Bruno Mancuso, oggi senatore del Nuovo Centro Destra. Le intercettazioni telefoniche ed ambientali dei poliziotti hanno poi svelato che dietro l'ufficio tecnico si muoveva un collaudato e blindato sistema volto a pilotare gli appalti, in particolare quello relativo alla villa Falcone – Borsellino, sul lungomare di Sant'Agata.

Sostanzialmente, secondo gli investigatori, l'ufficio tecnico redigeva progetti e pubblicava bandi per lavoro che in realtà erano preparati altrove, da un gruppo di professionisti provati e imprenditori che posi si aggiudicavamo i lavori. Con questo sistema sarebbero stati aggiudicati anche i lavori di manutenzione della scuola Capuana, la ristrutturazione del museo dei Nebrodi, l'elipista.

Il senatore Mancuso è indagato per una ipotesi di falso e associazione a delinquere, poi una violazione dell'articolo 309 quater. Con questo sistema fondi regionali, nazionali ed europei sarebbero stati dragati e indirizzati sul territorio alle imprese vicine. La contropartita per l'ufficio tecnico era la indennità che i funzionari percepivano pur non avendo svolto di fatto alcuna attività, per appalti intorno ai 600 mila euro.

Il sistema mirava anche ad aggirare i rigidi controlli sugli appalti, gestendo con accordi di programma e affidando incarichi sotto la soglia prevista, come ad esempio un massimo di centomila euro per l'incarico ai progettisti, per evitare l'attivazione dei controlli. Al centro c'e la figura del Dirigente dell'ufficio tecnico, Contiguglia, che grazie alle sue competenze riusciva a gestire tutto l'iter degli appalti. E' così che è stato gestito il piano "Nebrodi città aperta".

Un sistema che sarebbe stato avviato già nel 2005. Una trance dell'inchiesta riguarda anche il vicino Comune di Sant'Agata di Militello, dove l'ingegnere Contiguglia "esporta" il sistema messo in piedi a Sant'Agata di Militello per pilotare un bando relativo ad un PIT che coinvolgeva più comuni. In questo modo, nello scorso decennio, Sant'Agata Militello, malgrado i suoi poco meno di 15 mila abitanti, è diventato capofila di un gran numero di progetti, più di 70 su un'ottantina di bandi regionali. (Alessandra Serio)

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