Di scena l’Orchestra messinese, diretta da Matthias Fletzberger, maestro viennese di fama internazionale
MESSINA – Il direttore Matthias Fletzberger ha entusiasmato e coinvolto il pubblico, dirigendo magistralmente l’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele. Anche quest’anno si è rinnovata la tradizione messinese del concerto di Capodanno al Teatro Vittorio Emanuele. Di scena l’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele, diretta da Matthias Fletzberger, maestro viennese di fama internazionale, che ha già diretto brillantemente il concerto di Capodanno del 2023, e ha confermato anche quest’anno la sua elevata valenza artistica; il concerto si è avvalso della partecipazione della cantante Linda Campanella.
Il concerto, molto lungo, è stato entusiasmante, grazie alla eccellente performance dell’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele, dalla quale il bravissimo direttore austriaco ha saputo ancora una volta trarre il meglio (tanto che sarebbe auspicabile che ne diventasse il direttore stabile), e ha ricevuto i meritati e strepitosi applausi da parte del pubblico che ha gremito il teatro fino al tutto esaurito.
Prima del concerto il presidente dell’Ente autonomo regionale Teatro di Messina, Orazio Miloro, ha porto i saluti istituzionali, ringraziando il direttore, gli orchestrali, tutti quelli che lavorano a quella complessa macchina costituita dal Teatro V.E., e soprattutto il pubblico presente numerosissimo, augurando un 2025 di pace e serenità.
Il concerto, come da tradizione nel teatro messinese, ha visto la prima parte dedicata alla musica operistica italiana, ma non solo, in quanto sono stati eseguiti anche brani da “Lo Schiaccianoci” di P. I. Tschaikowsky ed un’aria da “Romeo e Giulietta” di Gounod.
Si è cominciato con L’Ouverture dal Guglielmo Tell, l’ultima opera composta dal musicista di Pesaro. È un brano che presenta elementi di assoluta novità che si staccano dalle altre ouverture composte in precedenza, come, ad es., l’assolo iniziale romantico del violoncello, che rivela un Rossini impegnato più agli aspetti espressivi che non ai soli effetti strumentali propri dei suoi “crescendo”, precorrendo così il melodramma di là a venire, a tal punto che fece scrivere a Berlioz: “Su questa pagina prende l’avvio un’intera civiltà musicale”. Suddiviso in quattro episodi, il primo ed il terzo due andanti dal sapore pastorale, echeggianti i panorami delle montagne svizzere, il secondo, allegro, che evoca un temporale, ed il quarto, la celeberrima cavalcata.
È entrata poi in scena il Soprano Linda Campanella, brava cantante ma anche eccellente interprete dal punto di vista della gestualità e della presenza in scena, che ha eseguito la celebre Aria di Giulietta da “Romeo e Giulietta” “Je veux vivre”.
L’Orchestra del Teatro ha poi eseguito tre brani dal Balletto “Lo schiaccianoci” di Tschaikowsky, l’Overture, la scena “La partenza degli ospiti – La Notte” – che racconta il commiato degli ospiti dalla casa del sindaco e Clara, la bambina rimasta quindi sola, che si addormenta dando inizio a quel suo sogno fantastico – e il celebre “Valzer dei fiori”. Fletzberger, come suo costume, ha sempre introdotto ogni brano, con efficace empatia, molto gradita dal pubblico.
Dopo la famosa Aria di Musetta “Quando m’en vo” da “La Bohème” di Puccini, con ancora protagonista Linda Campanella, la prima parte del concerto si è conclusa con l’esecuzione della famosissima “Danza delle ore”, il balletto che Ponchielli inserì nella sua opera “La Gioconda”, divenendone certamente il brano più famoso. Proprio nell’interpretazione di questo brano, a mio avviso, l’orchestra ha dato il meglio di sé, dando vita ad una esecuzione precisa e puntuale, mettendo bene in risalto sia le parti brillanti e ironiche che quelle eminentemente liriche che questo capolavoro contiene, grazie anche ad una eccellente direzione artistica, strappando entusiasti applausi.
La seconda parte, come dicevo, è stata dedicata prevalentemente ai classici valzer e operette viennesi.
Prima l’Overture “Una notte a Venezia” di Joh. Strauss II, un valzer ispirato non alla Venezia italiana, ma ad una Venezia ricostruita a Vienna, raramente eseguito.
Sempre di Strauss II, la brillante Tik-Tak, Polka op. 365, dalla sua operetta più famosa “Die Fliedermaus (Il pipistrello), ove alla fine gli orchestrali intonano ad alta voce “Tic Tac” a imitazione delle lancette dell’orologio (il pezzo è infatti chiamato Polka dell’orologio), e, ancora da “Il pipistrello”, l’Aria di Adele (“Spiel ich die Unschuld vom Lande”) (Io canto l’innocenza del paese), interpretata molto bene dalla Campanella.
Una lunga parte del concerto è stata poi dedicata ai più noti temi di J. Offenbach, raggruppati di seguito nella “Gaite Parisienne” fra i quali spiccano soprattutto gli ultimi due, il famosissimo “Can Can” e la melodica “Barcarolle”. Ancora due Valzer di Joh. Strauss II (il più famoso della famiglia), “Mille e una Notte”, Valzer op. 346, ricco di temi molto noti, e il bellissimo “Fruhlingsstimmen (Voci di primavera), Valzer op. 410, nella sua versione originale per Soprano e orchestra. La brillante e spensierata Jockey-Polka op.278, di Josef Strauss, ha concluso il concerto, prima dei tradizionali bis, un concerto che ha visto una prova davvero convincente da parte dell’Orchestra del Teatro V.E. |
Tutti i concerti di Capodanno per lo più seguono la tradizione consolidata del Concerto di Capodanno per eccellenza, che si tiene ogni anno alla sala del Musikverein di Vienna, quella cioè di eseguire alla fine i due celeberrimi bis: “An der schonen blauen Donau” (Sul bel Danubio blu), e la “Radetzky-Marsch” di Johann Strauss I, e il viennese Fletzberger ovviamente non è venuto meno al rispetto di questa tradizione.
Il valzer “Sul bel Danubio blu” è uno dei più celebri e amati diJohann Strauss, ricco di temi conosciuti in tutto il mondo. Nonostante i suoi motivi fin troppo orecchiabili e popolari, è un brano amato anche dai cultori più esigenti, tant’è che Johannes Brahms una volta appose la sua firma a margine di alcune note del valzer, scrivendo “Sfortunatamente non di Johannes Brahms”.
Prima della Marcia di Radetzky, un altro bis, con protagonista Linda Campanella, che ha interpretato in maniera eccellente (applauditissima) la spiritosa “Glitter and be gay” da “Candide” di Leonard Bernstein, recando con sé una bottiglia di vino, trattandosi di un’aria cantata da una donna brilla.
Infine, come sempre, la Marcia di Radetzky di Johann Strauss padre, il famosissimo brano che in realtà celebra la vittoria dell’esercito imperiale comandato dal conte Radetzky sulle truppe piemontesi (a Custoza), ma che ormai viene celebrato anche da noi, avulso da quel contesto, come musica augurale per il nuovo anno, brano che tutti i presenti, diretti da Fletzberger, hanno accompagnato con il classico battito delle mani.
Buon 2025 a tutti.
