Todaro aveva denunciato, anche in Procura, la violazione dell'anonimato. Ora la sentenza, che accoglie il ricorso di un altro dipendente, sembra dargli ragione
Messina- Nuovo tassello della vicenda che riguarda il concorso interno all’Università di Messina finito sui tavoli della Procura dopo uno degli esposti di Paolo Todaro. Il senatore accademico e grande oppositore dell’allora Magnifico Salvatore Cuzzocrea aveva lamentato la violazione dell’anonimato alla selezione. Oggi il Tribunale amministrativo regionale, intervenendo sul ricorso di un altro dipendente, ha condannato UniMe a consegnare il codice sorgente del programma di gestione della selezione. Proprio la piattaforma di gestione era all’origine della violazione, secondo Todaro.
La selezione era quella, interna, per titoli e prove d’esame, per la progressione verticale di n. 5 unità di personale di cat. C, area amministrativa, per le esigenze dei Dipartimenti e degli Uffici dell’Amministrazione Centrale, indetta con il 23 dicembre 2022.
Todaro era intervenuto pubblicamente lamentando la violazione dell’anonimato facendo leva sul fatto che i risultati erano stati pubblicati in ordine alfabetico dei candidati. Unime aveva risposto, dopo aver sentito il gestore della piattaforma informatica e la commissione d’esame, che l’ordine alfabetico dei candidati era stato elaborato automaticamente successivamente, in fase di pubblicazione dei risultati in sostanza. La vicenda è stata una delle tante dello scontro Todaro-Cuzzocrea, culminata nelle dimissioni del Rettore e e le nuove elezioni che hanno consegnato la guida dell’ateneo a Giovanna Spatari.
Il ricorso al Tar
L’altro dipendente ricorrente ha partecipato alla selezione, ma nella fase della valutazione dei titoli non gli sono stati riconosciuti 5 punti, che riteneva dovuti. Assistito dagli avvocati Gaetano Mercadante e Paola Barbaro, l’uomo ha proposto istanza agli atti. Gli sono stati però rilasciati atti con parti oscurate e omissate. Nonostante abbia reiterato la richiesta specificando la documentazione mancante, tra cui graduatorie complete e protocollate ed ID con tutte le schede ed attribuzione punteggi dei singoli concorrenti, l’Università di Messina ha nuovamente risposto omettendo tuttavia notizie, elementi ed atti essenziali. Da lì il ricorso al Tar di Catania, deciso con sentenza n° 3754/2024 del 12.11.2024. Giudizio in cui l’Università di Messina si è costituita, resistendo.
La piattaforma della discordia
Dopo il ricorso, le denunce di Todaro sono state rese pubbliche e il ricorrente ha capito che si trattava proprio del suo concorso. Ha quindi notificato una nuova richiesta per l’accesso documentale a tutti gli atti di proprio interesse, specificando, tra l’altro, che la violazione dell’anonimato appariva poter essere connessa all’utilizzo della piattaforma QUID CINECA per lo svolgimento e la correzione della prova scritta.
La piattaforma è progettata dal Consorzio CINECA, consorzio di soggetti a capitale pubblico (composto da 120 enti, di cui 2 ministeri e 70 università italiane), centro di ricerca e servizi finanziato con soldi pubblici che dovrebbe garantire la massima efficienza e trasparenza.
Nello specifico, al momento della correzione della prova scritta potere essersi verificato un errore del sistema informatico (con grave violazione di legge) che avrebbe determinato l’attribuzione di punteggi di valutazione in base all’ordine alfabetico dei candidati prima dello scioglimento dell’anonimato e, di conseguenza, la conoscenza del nominativo dei candidati da parte dei membri della Commissione all’atto dell’attribuzione del punteggio.
Il codice sorgente
Dunque il ricorrente ha chiesto documentazione e codice sorgente. L’Università ha risposto, allegando la nota di risposta del Consorzio CINECA con cui quest’ultimo ha negato l’ostensione del codice sorgente e degli altri fondamentali documenti ed informazioni richiesti.
Il codice sorgente è l’algoritmo del programma informatico attraverso il quale viene compiuto l’atto amministrativo informatico, cioè in sostanza la base del software con cui è governata la prova concorsuale informatizzata. Soprattutto, essendo stato scritto da un programmatore, può essere modificato per soddisfare eventuali requisiti o funzionalità ulteriori (anche a cura di programmatori diversi da quelli originari).
UniMe condannata
Con una sentenza risoluta, che amplia il solco di un orientamento che va affermandosi, il Tar di Catania ha stabilito che: “il codice sorgente deve considerarsi “atto amministrativo” o “documento amministrativo” nei cui confronti è dunque necessario accordare il diritto di accesso ai sensi della l. n. 241 del 1990 a fronte di esigenze difensive che, nel caso di specie, sono chiaramente prospettate sussistendo così il nesso di strumentalità tra il diritto all’accesso e la situazione giuridica ‘finale’.
Il Cineca aveva invocato “ragioni di ordine e sicurezza pubblica, difesa nazionale e consultazioni elettorali”, che secondo il Tar non ci sono: “si verte in un ambito in cui i profili di segretezza appaiono completamente diversi dalla mera gestione di un concorso pubblico, il quale deve essere permeato dalla massima trasparenza a tutela stessa del buon andamento dell’Amministrazione”.
Gli avvocati Mercadante e Barbaro avevano intanto fatto ricorso anche al Cga di Palermo contro la sentenza del Tar Catania emessa senza poter esaminare i documenti amministrativi informatici richiesti e non rilasciati. Ma, dopo il provvedimento, sta valutando insieme ai suoi legali, di chiedere al TAR di Catania, la revoca della sentenza, alla luce che emerge appunto che l’anonimato sia stato violato, elemento emerso solo di recente e non al momento della proposizione del primo ricorso. L’Università di Messina ha ora a rilasciare al candidato gli atti amministrativi informatici della procedura selettiva per le 5 unità di personale ed il codice sorgente del programma di gestione del concorso.
