Covid 19- Quel che resta dell'Autonomia della Regione Siciliana: briciole

Covid 19- Quel che resta dell’Autonomia della Regione Siciliana: briciole

Rosaria Brancato

Covid 19- Quel che resta dell’Autonomia della Regione Siciliana: briciole

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giovedì 29 Ottobre 2020 - 08:25

Sul Dpcm e sulle chiusure si avvicina lo scontro tra governo Conte e Regione Siciliana. Ma in gioco c'è tanto, il rispetto delle autonomie e delle differenze dei territori.

Il governo siciliano si appresta a varare un disegno di legge per allentare le restrizioni previste dal Dpcm in virtù sia di dati epidemiologi che di un tessuto economico e sociale oggettivamente differenti, che dello Statuto Speciale. Già nel Trentino Alto Adige è in vigore un’ordinanza che allenta le misure del Dpcm (su chiusure bar e ristoranti). Il ministro per gli Affari regionali Boccia ha già annunciato che impugnerà sia il provvedimento di Bolzano che il disegno di legge della Regione Siciliana.

Il ddl che il ministro “Boccia”

Musumeci ha scelto la strada del disegno di legge per evitare quanto accaduto con l’ordinanza sulla chiusura degli hotspot che è stata impugnata dal governo Conte davanti al Tar (e i giudici hanno accolto il ricorso). Nel caso infatti di una legge regionale il percorso d’impugnativa prevede il ricorso alla Corte Costituzionale per un conflitto di competenza, così come da Riforma costituzionale del 2001. Il ricorso scatta entro 60 giorni dalla pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale. Nel frattempo la norma è in vigore. Probabilmente il ministro Boccia sta pensando a come impugnare ugualmente la delibera approvata dal governo Musumeci senza passare dall’iter previsto negli ultimi 19 anni.

L’Autonomia della Sicilia

La legge regionale che deve passare nelle prossime ore dal voto dell’Ars, fa riferimento agli articoli dello Statuto e della Costituzione (anche post riforma del Titolo V), sulle materie che sono di esclusiva potestà della Regione Siciliana, quelle che sono con potestà concorrente e quelle con potestà integrativa. In realtà il punto non è squisitamente giuridico, perché dal 1946 si calpesta, con la complicità dei politici eletti in Sicilia, l’Autonomia siciliana. Il punto è politico. Oggi più che mai. Per inciso val la pena ricordare che sempre la riforma del Titolo V ha aperto la strada a quel regionalismo differenziato che vale per le Regioni a Statuto ordinario e che riduce la distanza operativa da quelle a Statuto speciale.

Lo Statuto mai applicato

E’ chiaro che il ministro Boccia può fare quel che vuole e, come detto, oltre mezzo secolo di autonomia gettata nel cestino, ne costituiscono le premesse più che corrette. Occorrerà capire, qualora decidesse di rivolgersi al Tar, se davvero sarà la procedura da applicare e non se invece l’iter legittimo passi dal ricorso alla Consulta. Ma queste sono questioni di forma. La sostanza è ben altro. La sostanza è un gioco di potere e di controllo. La questione di forma, in un Paese in cui ormai si governa a colpi di Dpcm sorvolando su principi fondamentali della Costituzione, è diventata l’arma per nascondere la verità della sostanza.

Misure uguali-realtà diverse

In piena estate, quando dopo una lunga battaglia di giuristi, costituzionalisti, politici e movimenti, sono stati resi noti i famosi verbali di marzo del Cts, si è scoperto che in realtà proprio i tecnici avevano evidenziato che non era il caso di applicare misure uguali in realtà territoriali diverse sotto il profilo del contagio. Ma tant’è. Adesso sta per accadere la stessa cosa. E’ evidente, e lo stesso Musumeci lo ha ribadito, che la Regione Siciliana, come altre Regioni d’Italia, non hanno gli stessi dati epidemiologici di quelle che potrebbero diventare zone rosse (Lombardia e Piemonte e a quanto pare anche Lazio).

Il tracollo dell’isola

E’ altrettanto vero, e ce lo insegnano mezzo secolo di emigrazione e di colonizzazione della Sicilia, che il tessuto economico-imprenditoriale-sociale dell’isola è di gran lunga diverso da quello delle ricche Regioni del nord. Già il primo lockdown ha dato una mazzata all’economia siciliana che non ha, a differenza del nord, industrie e grandi aziende ma vive di “piccole e medie imprese”, di turismo, di artigianato. Se con le varie misure d’emergenza tieni aperte le grandi fabbriche e chiudi i piccoli, che già sono in attesa di quelle briciole annunciate a maggio, di fatto hai condannato alla fame migliaia di famiglie. Di più, hai azzerato il motore economico.

Necessità di sopravvivenza

Richieste di misure diverse non sono dettate da arroganza, ma da necessità di sopravvivenza e motivate dall’Autonomia. Se andiamo a rileggere gli articoli dello Statuto ci accorgiamo che tutti quelli che davvero toccano il cuore dell’autonomia e potevano davvero aiutare la Sicilia, non sono stati mai applicati. Musumeci ci ha provato con la querelle sui migranti ed è stato “punito” per aver alzato la testa. Il punto è politico. La riforma del Titolo V prevede un equilibrio basato sulla leale collaborazione e sulla sussidiarietà orizzontale che poggia sul rispetto della dignità delle differenze.

Sicilia periferia dell’impero

Ma nell’era dei Dpcm e delle proroghe siamo di fronte a concezioni dei rapporti tra organi costituzionali che sono molto “elastiche”. In discussione c’è il rapporto tra “centro” che rischia di tramutarsi in “tutto accentrato” e “locali” che rischiano di diventare vere e proprie periferie (anche sociali). In Spagna nelle scorse settimane è accaduto qualcosa di simile. A ricorrere al Tribunale superiore di giustizia di Madrid era stato il governo regionale madrileno contro i divieti di spostamento tra 9 città (un lockdown morbido). I giudici hanno dato ragione al governo di Madrid rispetto a quello centrale.

Non derubricate la fame

In Europa in queste ore sia la Francia che la Germania stanno adottato un lockdown light (con scuole aperte ad esempio ma anche negozi e libertà di circolazione) ma con differenze sostanziali sul piano economico di sostegno alle imprese che chiudono. La prima esplosione di protesta è stata, non a caso, a Napoli. Le infiltrazioni di facinorosi e violenti sono sempre da condannare, ma attenti a non derubricare la fame e la disperazione. Attenti a non sottovalutare le conseguenze di misure devastanti per la sopravvivenza di interi territori.

Rispettare le autonomie

In questo senso il rispetto delle AUTONOMIE non è lana caprina, è semmai la consapevolezza che chi governa un territorio lo conosce bene, ne conosce fragilità e punti di forza, ne conosce le capacità di crescita e di fallimento. Boccia (mai cognome fu più azzeccato) può anche “bocciare” tutte le leggi della Regione Siciliana, calpestando quel barlume di autonomia che ci resta, ma, per dirla alla Di Maio “non abolirà le differenze tra il nord e il sud”. Le acuirà. Infine sembrerebbe superfluo ricordare che proprio questi valori erano quelli della sinistra. Ma a quanto pare non è più così.

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6 commenti

  1. Concordo pienamente: le autonomie sono da rispettare. Specie quella siciliana che negli anni ha dato ampia prova di onestà, di capacità amministrative nettamente superiori alla media e di risultati concreti che farebbero impallidire anche la Baviera.

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  2. Senza contare che i poteri forti del Nord ci hanno costretto a votare i Cuffaro e Lombardo , che la giustizia pluto-massonica-romanocentrica ha condannato per appoggio esterno slla mafia .

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  3. …”Quel che resta dell’Autonomia della Regione Siciliana: briciole”…!?!?
    ……” quella siciliana che negli anni ha dato ampia prova di onestà, di capacità amministrative nettamente superiori alla media e di risultati concreti che farebbero impallidire anche la Baviera”……!?!?(cit. Alberto)
    SIAMO NELLA MERDA!!!!
    l’autonomia siciliana sono anni che non viene sfruttata se non per derubare la Sicilia di soldi che potrebbero essere usati meglio e che invece servono solo per mantenere un parlamento regionale dove guadagnano anche più del parlamento nazionale e per inventare mini concorsi e posti per sistemare i portavoti di turno che riscalderanno le sedie fino a pensione !!!infatti basta vedere la CIG che ancora per alcuni non è stata lavorata da impiegati regionali incompetenti!!
    Non abbiamo ferrovie adeguate , strade e autostrade che fanno schifo, paesi senza internet, nessun investimento nell’industria che non farebbe partire tutti questi giovani, svariati fondi europei persi per incapacità di fare i progetti….etc!!!!!
    Ma dove c…o vivi Alberto e soprattutto noi siciliani????

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    1. Solo a chiarimento per chi, come enrico, non ha colto: il mio commento era ironico……
      La prossima volta lo scrivo in chiaro.

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  4. In effetti nella buona sostanza a vergognarsi dovrebbero essere quei parlamentari nazionali eletti con i voti dei SICILIANI che da sempre, non alzano un dito per far valere con i fatti e non con le parole, la potestà costituzionale ed il rispetto della tanto agognata (sic) AUTONOMIA SICILIANA.

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  5. Che ben venga il rispetto della costituzione siciliana e dello statuto di autonomia, fortemente vilipesi in tutti questi anni tranne che per i diritti dei deputati ARS. Per chiedere il rispetto occorrono competenza ed onestà e ahimè siamo ben lontani…come vorrei sbagliarmi!

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