Un anno fa la collisione nello Stretto: 4 morti e 100 feriti attendono ancora la verità.

Un anno fa la collisione nello Stretto: 4 morti e 100 feriti attendono ancora la verità.

Un anno fa la collisione nello Stretto: 4 morti e 100 feriti attendono ancora la verità.

lunedì 14 Gennaio 2008 - 23:05

Esattamente un anno fa si consumava una delle più gravi tragedie mai avvenute nelle acque dello Stretto: la collisione fra il mezzo veloce di Bluvia, Segesta jet e la portacontainer Susan Borchard, battente bandiera di Antigua e Barbuda.

Sono le 17,53 quando tra Reggio Calabria e Messina avviene l’incidente. E’ un attimo. La prua della Borchard penetra come una lama nel burro nella fiancata destra del monocarena e lo trascina per centinaia di metri. Potrebbe essere una strage. Sul Segesta viaggiano 151 passeggeri, quasi tutti pendolari che ogni giorno fanno la spola fra le due sponde dello Stretto. Fra le lamiere del Segesta restano i corpi senza vita del comandante Sebastiano Mafodda, 55 anni, del direttore di macchina, Marcello Sposito, 42 anni, del motorista Domenico Zona, 35 anni e del secondo marinaio Palmiro Lauro 52 anni. Sono tutti messinesi e con lunga esperienza di marittimi. Eppure questa volta non basta.

Sul Segesta avvengono scene apocalittiche di paura e disperazione. Richieste di aiuto, i lamenti dei feriti, l’impossibilità di muoversi nel buio che avvolge l’interno del monocarena. Sembra che l’imbarcazione, trafitta dalla gigantesca portacontainer, debba affondare da un momento all’altro. Ma per fortuna non è così. Il comandante della Borchard, evitando di ordinare -macchine indietro tutta-, consente al Segesta di non imbarcare acqua e restare a galla. Prima che i passeggeri possano utilizzare i gommoni lanciati dai marinai della portacontainer giungono i soccorsi. Le pilotine delle forze dell’ordine fanno la spola con le Capitanerie di Porto di Messina e Reggio dove sbarcano i passeggeri. Il bilancio finale è di 4 morti ed un centinaio di feriti ma poteva essere molto più pesante. In poche ore vengono avviate quattro inchieste: quella penale da parte della Procura di Messina, quella tecnica del Ministero dei Trasporti, quella amministrativa affidata alla Capitaneria di Porto ed una interna di Bluvia. Si cercano le responsabilità della collisione. Secondo la prima ricostruzione il comandante del Segesta,che proveniva da Reggio, avrebbe dovuto concedere la precedenza alla Borchard che viaggiava da nord verso sud. Poi una novità che potrebbe complicare ulteriormente le cose. Sulla scena dell’incidente c’era anche una terza nave. E’ il traghetto della Caronte “Zancle-. La nave, al suo passaggio, avrebbe potuto impedire la vista della Borchard al comandante del Segesta. Sul registro degli indagati finiscono il comandante della portacontainer e quello della Zancle con l’accusa di disastro colposo. A firmare i provvedimenti i sostituti Cavallo, Ciranna e Di Giorgio. Secondo i periti della Procura, che ad agosto consegnano ai magistrati le loro conclusioni, il comandante del monocarena avrebbe dovuto concedere la precedenza alla Borchard e dunque sarebbe il maggior responsabile dell’incidente. Ma i periti che assistono la famiglia di Mafodda respingono le accuse e ritengono la nave traghetto Zancle la causa principale della collisione. L’inchiesta giudiziaria sta tuttora procedendo nel suo iter e fra qualche settimana la Procura dovrebbe giungere alla conclusione delle indagini. Nel frattempo è stata richiesta una nuova perizia. Un altro accertamento per giungere alla verità. Una verità che dovrà far luce su uno dei più gravi incidenti che la storia recente della navigazione nello Stretto ricordi. L’ennesima richiesta di giustizia dopo gli appelli per una maggior sicurezza caduti sempre nel vuoto. Compresi quelli sull’attivazione del radar che dovrebbe monitorare il braccio di mare che divide la Sicilia dalla Calabria che troppi morti ha fatto registrate negli ultimi tempi, nell’indifferenza generale. Fin qui parole solo parole. Comprese quelle del ministro Bianchi in visita a Messina subito dopo il disastro. Le sue promesse, come tutte le altre, si sono inabissate nelle profondità di uno Stretto sempre più affollato di morti innocenti.

Nella photogallery un reportage fotografico realizzato il 15 gennaio 2007 da Dino Sturiale

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