La perizia depositata oggi dai suoi legali durante un processo per minacce. Il Tribunale dispone un nuovo esame
Antonino Trovato, il boss del clan di Mangialupi, è incapace d’intendere e di volere. Lo stabilisce una perizia che a sorpresa i suoi legali hanno depositato stamattina in Tribunale nel corso del processo in cui Trovato è imputato di minacce. L’uomo avrebbe tentato di intimidire la custode giudiziaria che, per conto del Tribunale, avrebbe dovuto gestire il patrimonio immobiliare sequestrato dalla Direzione Distrettuale Antimafia il 12 maggio scorso. Il boss l’avrebbe minacciata, intimandole di non occuparsi dei suoi beni ed in particolare del supermercato del villaggio Aldisio in cui la professionista aveva avviato il lavoro.
La perizia depositata dagli avvocati Franco Traclò e Salvatore Silvestro era stata eseguita lo scorso anno nel processo scaturito dalle operazioni antimafia Ninetta e Nemesi che annientò gran parte dei gruppi che gestivano le attività illecite nella zona sud della città. Il presidente del Tribunale, Samperi ha nominato quale consulente il professor Filippo Drago di Catania al quale conferirà l’incarico nell’udienza del 26 febbraio prossimo. Toccherà al perito stabilire se davvero Trovato sia incapace d’intendere e di volere.
L’esito dell’esame riveste grande importanza anche ai fini dei successivi procedimenti nei quali il boss di Mangialupi è imputato. Trovato si trova attualmente in carcere dopo essere stato arrestato il 26 novembre scorso con l’accusa di essere il vero proprietario del patrimonio sequestrato dalla squadra Mobile alla cosca nel maggio scorso. I sigilli furono apposti a beni per 20 milioni di euro. Fra questi anche due appartamenti sul viale San Martino nei quali furono scoperti quattro chili di cocaina ed eroina ed un milione di euro in contanti. Denaro che, secondo l’accusa, sarebbe stato reinvestito per l’acquisto di sostanze stupefacenti con le ‘ndrine della piana di Gioia Tauro e della Locride.
