Il caso Segesta al bivio finale. Il Sasmant: «Le norme parlano chiaro»

Il caso Segesta al bivio finale. Il Sasmant: «Le norme parlano chiaro»

Il caso Segesta al bivio finale. Il Sasmant: «Le norme parlano chiaro»

martedì 07 Dicembre 2010 - 14:22

Giovedì il Tribunale si pronuncerà sulla richiesta di archiviazione nei confronti del comandante della motonave Zancle, coinvolta nella collissione tra l’aliscafo e la “Susan Blochard” che nel gennaio 2007 provocò quattro vittime. Sebastiano Pino e i consulenti di parte: «Quella sera furono violate precise norme, per le quali non esisteva alcuna deroga»

Rotte “fisse e ripetitive” non possono derogare alle norme internazionali che regolano la navigazione nello Stretto di Messina. L’allarme viene dal Sasmant, il sindacato autonomo dei comandanti e dei direttori di macchina in servizio sulle navi traghetto dello Stretto di Messina, che stamani a palazzo Zanca ha tenuto una conferenza stampa per discutere di sicurezza della navigazione nello Stretto. Non è un caso che l’incontro si sia svolto alla vigilia dell’udienza che giovedì 9 dicembre al Tribunale di Messina deciderà le sorti dell’ultima tranche d’indagine sul disastro del Segesta Jet, il mezzo veloce delle Ferrovie dello Stato, distrutto dalla collisione con la motonave Susan Borchard il 15 gennaio del 2007.

Nell’incidente, va ricordato, morirono quattro uomini dell’equipaggio del Segesta, il comandante Sebastiano Mafodda, Palmiro Lauro, Marcello Sposito e Domenico Zona. Stamani il presidente del Sasmant, Sebastiano Pino, ha ricostruito le tappe. Il primo troncone del procedimento giudiziario si è concluso il 12 febbraio del 2009 con il patteggiamento a due anni di reclusione del comandante della Susan Borchard, l’ucraino Maksym Poludnyev, per disastro, omicidio e lesioni colpose. Nello stesso procedimento il comandante della motonave Zancle di Caronte e Tourist, Francesco Donato patteggiò la pena di nove mesi per omissione di soccorso. La posizione di Donato, indagato anche lui per disastro, omicidio e lesioni colpose, era stata stralciata e discussa in un altro procedimento nel quale il 13 ottobre del 2008 i pubblici ministeri, Francesca Ciranna, Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo presentarono richiesta di archiviazione, respinta dal gip che chiese un supplemento di indagine ai periti del Ctu della Procura. Consulenti che hanno consegnato la loro integrazione e spinto ulteriormente i sostituti procuratori a richiedere per la seconda volta, nel giugno scorso, l’archiviazione della posizione del comandante Donato. Ed è proprio su questa richiesta che il gip Mariangela Nastasi dovrà pronunciarsi giovedì.

Sono le conclusioni finali della perizia dei consulenti che nel Sasmant hanno destato sconcerto: «Lì dove i periti della Procura sostengono che bisogna “tener presente che nelle acque dello Stretto di Messina le unità che traversano lo Stretto tra i porti della Sicilia e Calabria, rispettano orari di partenza imposti, percorrendo rotte fisse e ripetitive” – denuncia Pino – si intende mettere in discussione la corretta applicazione della regola 15 Colreg (Collision regulation, nda) che attribuiva il diritto di precedenza alla motonave Segesta Jet non rispettata dal comandante della Zancle». Il Colreg, in termini poveri, è il regolamento per evitare le collisioni in mare. Secondo il Sasmant certe consuetudini in vigore nelle acque dello Stretto «non possono essere considerate motivo di violazione de facto delle norme che regolano la navigazione internazionale. Regolamento rigido ed essenziale per garantire la sicurezza come ha ulteriormente ribadito il Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto che lo scorso 28 settembre, rispondendo ad una precisa richiesta di intervento del Sasmant sulle conclusioni del collegio peritale della Procura della Repubblica di Messina, ha sciolto ogni dubbio».

Il capo reparto del Comando, Francesco Carpinteri, in quell’occasione ha ribadito che solo «situazioni contingenti, potrebbero, in astratto, portare l’autorità competente (ovvero la Capitaneria di Porto di Messina o ancora di più l’Autorità Marittima dello Stretto, nda) ad una interpretazione diversificata delle norme suddette; la stessa infatti, valutando il singolo contesto, può, nei limiti del suo potere d’ordinanza, permettere di derogarne i contenuti senza peraltro, con questo, intaccare la piena legittimità del proprio agire, sempre improntato alla salvaguardia dell’interesse pubblicistico superiore”. Mancando un diverso regolamento, ovviamente, si intendono valide le regole scritte nella convenzione Colreg e non le consuetudini di “rotte fisse e ripetitive». Ma come è stato spiegato oggi, nessuna ordinanza di deroga era in vigore al momento del tragico incidente del gennaio 2007.

«I regolamenti internazionali peraltro – ha sottolineato Oreste Bozzo, ex capo pilota del porto di Genova, consulente della famiglia Mafodda nel procedimento giudiziario concluso col patteggiamento – stabiliscono le regole minime per garantire la sicurezza. In un tratto di mare così trafficato come lo Stretto di Messina, al contrario, sarebbe un regolamento anche più severo». Secondo l’altro consulente, il comandante Giorgio Blandina, past president del Collegio nazionale capitani di lungo corso e macchina, la gravità della richiesta di archiviazione avanzata dai pubblici ministeri della Procura a carico del comandante della motonave Zancle è facilmente spiegabile con un esempio automobilistico: «E’ un fatto realmente accaduto: un conducente di un autobus che deve rispettare le tabelle d’orario di trasporto, supera un semaforo con il rosso. Per scansare il mezzo, alcune auto hanno dovuto operare manovre irrituali. Operazione che provoca quattro morti. Non sarebbe stato scandaloso che la posizione e la responsabilità dell’autista dell’autobus fossero rimaste impunite? Al Segesta Jet è accaduta la stessa cosa. Non si può derogare alle norme».

Il problema di fondo, infatti, è che secondo quanto riferito oggi dal Sasmant la commissione formale d’inchiesta per i sinistri marittimi ha accertato che la motonave Zancle ha violato una serie di norme, tra qui quella che la vincolava a lasciare libera la rotta per evitare la collisione. Il punto è che non è mai stata chiara la dinamica dell’incidente, almeno in sede processuale, in quanto già col patteggiamento è stata posta una pietra tombale su ulteriori approfondimenti. Giovedì l’ultimo atto, ma il giallo rimane fitto.

(nella foto Blandina, Pino e Bozzo)

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