Cronache dal futuro (o dal passato)

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Cronache dal futuro (o dal passato)

martedì 31 Agosto 2010 - 15:55

La storia cambia, gli argomenti no

Il ponte incontrò l’accesa opposizione di un variegato insieme di soggetti interessati, a cominciare dalle compagnie di traghettamento che si sentivano derubate dei loro guadagni, fino ai gruppi ambientalisti che ritenevano che una tale costruzione avrebbe profanato la bellezza dei luoghi.

C’era chi protestava perché il ponte era troppo costoso, chi perché il pedaggio si sarebbe dimostrato insufficiente per rimborsare le obbligazioni garantite dai contribuenti, altri ancora perché le fondazioni della pila sulla sponda Sud non era adeguate alla geologia dei luoghi.

I lavori di costruzione furono giganteschi e furono completati in 4 anni e mezzo, la realizzazione dei blocchi di ancoraggio causò lo scavo di oltre 92 mila metri cubi di terra e il riempimento con calcestruzzo di casseforme alte come un palazzo di 12 piani, l’equivalente della costruzione di un paio di grattacieli.

Ciascuno dei due cavi portanti aveva un diametro di quasi 1 metro ed era sottoposto a una trazione pari a oltre 31 mila tonnellate a causa del suo stesso peso.

Per quanto riguarda il colore, non fu una scelta facile.

Il progettista lo voleva grigio, altri nero. Mentre la Marina lo preferiva a strisce gialle e nere, per facilitarne la visibilità dalle navi che entravano nello Stretto o uscivano dal porto nei giorni in cui la nebbia era bassa; l’Aeronautica desiderava che fosse dipinto di bianco e rosso, tinte più visibili dall’aria.

In un primo tempo fu usato il colore rosso-arancio per proteggere il ponte dalla corrosione e, gradualmente, finì per essere il colore definitivo per mancanza di alternative.

Alla fine prevalse la tesi che il ponte era vitale per far sì che l’intera area si sviluppasse come un’unica moderna metropoli e per le necessità dei pendolari e il ponte alimentò la crescita esponenziale dell’area nei decenni a venire-.

Certo, l’Italia non è l’America, la Sicilia non è la California, l’Area dello Stretto non è la Bay Area, Messina non è San Francisco, il 2011 non è il 1933 e ognuno è libero di essere a favore o contro; resta incontrovertibile il fatto che gli argomenti dei No ai Ponti non sono cambiati di molto.

Tratto da The Building of a Symbol: How It Got There, and Why It’s Orange di Michiko Kakutani, pubblicato da The New York Times del 23 Agosto 2010

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