Massaro (OrSA): «Abbiamo chiesto la rivisitazione delle perizie». Bernava: «Per la Thyssenkrupp si sono mobilitati tutti, a Messina non c'è Stato»
Ad un anno esatto dalla tragedia del Segesta, nessuna risposta concreta è giunta dalla politica. E nella fattispecie dal ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi, che pure quello Stretto lo ha conosciuto da vicino, essendo da più di dieci anni docente all’Università di Reggio Calabria. Bianchi continua a temporeggiare con quella che ormai è stata definita la “Vertenza dello Stretto-, e che vede i sindacati impegnati su due fronti, quello lavorativo dei precari della navigazione e quello della sicurezza, considerato che a breve il traffico sul braccio di mare che divide Messina dalla Calabria aumenterà di ben quattro volte, con le stesse regolamentazioni che vigono sui ben più ampi oceani. Venerdì la vertenza avrà una nuova tappa, con l’ennesimo vertice convocato da Bianchi al quel si sederanno gli interlocutori di sempre, si spera con risultati diversi.
Come già detto nei giorni scorsi, nell’assemblea tenutasi stamani nel salone della Cisl Mariano Massaro, segretario provinciale dell’OrSA, sottolinea come il nuovo direttore generale di Rfi, Filippo Palazzo, «stia continuando l’opera iniziata da Ceci, magari col silenziatore». Massaro ribadisce che «non c’è un governo amico», che «la nave non è un posto di lavoro qualunque, non è una fabbrica, sulla nave ci vogliono uomini di mare». Tornando a Palazzo, pur comprendendo il fatto che abbia assunto l’incarico in un momento particolarmente delicato, Massaro ricorda che «bisogna prendersi onori e oneri. Gli onori li ha già avuti, in quanto ha ricevuto ben due promozioni. Per quelle i tempi sono sempre celeri». Inevitabilmente il segretario dell’OrSA torna sull’incidente del Segesta: «Abbiamo chiesto la rivisitazione delle perizie perché venga fuori la nostra verità, cioè che lo Zancle ha omesso il soccorso, e che ha partecipato in maniera attiva alla collisione».
Maurizio Bernava, segretario generale della Cisl, ci tiene a ricordare che le vittime della collisione di un anno fa «sono morti sul lavoro», proprio come quelle della tragedia della Thyssenkrupp. «A Torino tutti hanno protestato, dalla Confindustria ai sindaci. La verità è che qui non c’è Stato, e che il 15 gennaio, che è anche l’anniversario dell’omicidio Bottari e ricorre pochi giorni dopo una sentenza che avrebbe dovuto scatenare il finimondo e invece non ha sortito nessuna reazione (quella sulla gestione del pentito Sparacio, ndr), sancisce il funerale dello Stato a Messina». Il fatto che la battaglia sindacale sullo Stretto sia iniziata anche prima della tragedia del Segesta è, secondo Bernava, «segno della gravità politica, etica e sociale della mancanza di risposte ottenute». Nel mirino di Bernava la politica, su tutti i parlamentari locali, ma anche il governo regionale («è una buffonata, all’esterno litigano, poi si strizzano l’occhio»). «Questi morti – afferma il segretario della Cisl – non pesano nulla sulla coscienza del Governo e del Paese. I parlamentari messinesi non sono stati capaci di spingere per due cose semplicissime, il decreto legislativo per regolamentare il traffico sullo Stretto e l’aumento di risorse in Finanziaria da destinare, tra le altre cose, alla sicurezza». Tornando al parallelismo con il caso Thyssenkrupp, «qui è stato fatto di peggio, nelle segrete stanze hanno concordato le tabelle di armamento al ribasso e stanno progettando contratti di servizio per trasferire ai privati l’intero trasporto nello Stretto». Secondo Bernava è fondamentale ribadire la centralità del trasporto pubblico, per il quale il ruolo primario deve spettare alle Ferrovie, e non ai privati. «Senza Ferrovie sullo Stretto – chiude Bernava – non c’è futuro».
(Foto di Dino Sturiale)
