Dal furto dei pc alla Fenapi alle spese pazze Ars: tutti i guai di Cateno

Dal furto dei pc alla Fenapi alle spese pazze Ars: tutti i guai di Cateno

Alessandra Serio

Dal furto dei pc alla Fenapi alle spese pazze Ars: tutti i guai di Cateno

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mercoledì 08 Novembre 2017 - 09:09

Parte da lontano l'indagine che ha portato all'arresto del neo deputato Cateno De Luca, atteso domani in aula per il processo, alle battute finali, sulle speculazioni edilizie a Fiumedinisi. La procura ha chiesto per lui la condanna a 5 anni

E’ atteso a Palazzo d Giustizia domattina Cateno De Luca, per le ultime battute del processo sulle presunte speculazioni edilizie all’ombra del PRG di Fiumedinisi, il centro montano della zona jonica del messinese di cui è originario e dove è stato sindaco a metà del decennio scorso.

Dopo un tira e molla durato un anno e passato per la Cassazione, che De Luca ha affrontato da primo cittadino di Santa Teresa Riva e con accanto l’avvocato Carlo Taormina, lo “Scateno” resosi famoso per una foto in pannolone giapponese e null’altro addosso all’epoca della sua permanenza all’Ars, &ldqu” non è riuscito ad evitare di arrivare ad un passo dalla sentenza davanti ai giudici della I sezione penale del Tribunale, ai quali la Procura di Messina ha chiesto di condannarlo a cinque anni per abuso d’ufficio e tentata concussione. In sostanza da sindaco di Fiumedinisi avrebbe stravolto il Contratto di quartiere per favorire i progetti delle imprese edilizie di famiglia. A processo ci sono infatti anche suo fratello, titolare delle aziende, l’intera giunta comunale di allora e la commissione edilizia.

Alla fine dello scorso anno, dopo che la PM Liliana Todaro formula la richiesta di condanna, De Luca e Taormina presentano una istanza di ricusazione del collegio, che ritengono “condizionato”, puntando il dito contro l’operato della stessa Procura in un esposto depositato a Reggio Calabria. La ricusazione viene rigettata e si torna in aula per dare la parola ai difensori, con De Luca che praticamente ad ogni udienza rende dichiarazioni spontanee, tenendo banco per ore su tutta la sua vicenda.

I tempi si allungano ma arriva il momento in cui i giudici devono ritirarsi in camera di consiglio ma a quel punto Taormina e De Luca si giocano la carta della Cassazione, chiedendo alla Suprema Corte di trasferire il processo a Reggio Calabria. La Cassazione ammette l’istanza ma, dopo l’udienza, la respinge ritenendo infondate le lamentazioni dell’imputato. Domattina è atteso, da neo deputato regionale e arrestato, nuovamente in aula davanti ai giudici Calabrò e Samperi.

I suoi guai giudiziari risalgono al giugno 2011: la Procura chiede ed ottiene i domiciliari per le accuse che ora lo vedono ad un passo dalla sentenza. Il Tribunale del Riesame glieli revoca poco meno di un mese dopo. Tempo prima, alla sede della Fenapi era stato denunciato un furto di attrezzature informatiche, furto considerato parecchio sospetto dagli investigatori. Era il giugno 2006. I riflettori della giustizia sull’operato del patronato creato da De Luca erano già accesi allora, e l’inchiesta è andata avanti sotto traccia fino all’arresto di stamattina.

In questi anni il neo deputato è tornato davanti ai giudici diverse volte, per lo più per schermaglie con gli avversari politici locali che lo hanno querelato o contro querelato dopo suoi esposti, in gran parte legati ai vari comizi o alle affermazioni venute fuori nei dibattiti dei consigli comunali. A luglio del 2016 il Giudice per l’udienza preliminare di Palermo lo assolve invece dall’accusa di aver adoperato pro domo propria i fondi Ars.

Un commento

  1. Ma dopo l’elezione di Luigi Genovese, che altro sindaco si augurerebbe Messina se non Cateno?

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