“L'enigma Messina- di ‘Blunotte' tiene incollati ai teleschermi circa 2 milioni e mezzo di telespettatori

“L’enigma Messina- di ‘Blunotte’ tiene incollati ai teleschermi circa 2 milioni e mezzo di telespettatori

Redazione

“L’enigma Messina- di ‘Blunotte’ tiene incollati ai teleschermi circa 2 milioni e mezzo di telespettatori

lunedì 06 Ottobre 2008 - 14:22

Graziella Campagna, Beppe Alfano, Matteo Bottari protagonisti della trasmissione condotta da Carlo Lucarelli

Graziella Campagna, Beppe Alfano e Matteo Bottari. Tre nomi, tre volti, tre storie, apparentemente slegate l’una dall’altra, le cui vicende si vanno però ad incrociare tra le strade, forse fin troppo silenziose, della “provincia babba-. Questo il filo conduttore della puntata di “Blunotte- andata in onda ieri sera su rai tre, dal titolo “Enigma Messina-, durante la quale il presentatore Carlo Lucarelli, attraverso immagini, documenti, testimonianze di esperti e soprattutto attraverso gli “sfoghi- dei parenti delle tre vittime di mafia, ha cercato di ricomporre il quadro che ha fatto da sfondo alle ormai tristemente note vicende di cronaca.

Andando su e giù per lo studio, e spuntando all’improvviso da dietro le sagome dei tre protagonisti, come di consueto diventati parte della scenografia, Lucarelli ha dato il via alla puntata partendo dalla tragica vicenda di Graziella Campagna, diciassettenne originaria di Saponara, piccola frazione in provincia di Messina, il cui corpo fu poi rinvenuto all’interno dell’abbandonato “Forte Campone-, situato tra le colline della provincia. Stesso crudele destino per il giornalista Beppe Alfano, trovato cadavere al posto guida della sua auto in una stradina adiacente la sua casa di Barcellona Pozzo di Gotto e per il prof. Matteo Bottari il cui nome, nel corso di tutta la narrazione di Lucarelli, è stato però erroneamente tramutato in Giuseppe Bottari. A mettere fine alla vita del noto docente universitario due colpi di lupara sparati in pieno volto mentre, fermo con la sua auto ad un semaforo, faceva ritorno a casa.

Tre storie che nel resoconto realizzato da Lucarelli hanno un massimo comune divisore: la precisa volontà, da parte di cosa nostra, di eliminare chi, anche inconsapevolmente, aveva finito col mettergli i bastoni tra le ruote. Se, infatti, l’uccisione della piccola Graziella Campagna è il primo segnale evidente di come la mafia, a dispetto di quanto in tanti affermavano, forse per comodità, avesse messo radici anche Messina e di come abbia fatto il possibile per rimanere nell’anonimato anche a costo di sacrificare una giovane vita, va da sé intuire il motivo dell’assassinio di Beppe Alfano: la speranza era infatti quella di seppellire con lo “scomodo- giornalista, le numerose e altrettanto scomode inchieste da lui condotte. Un tentativo che si è cercato di perseguire anche nel corso delle indagini: è la sentenza del ’99, infatti, a ben 6 anni dalla sua uccisione, dopo svariati tentativi di depistaggio, a classificare l’omicidio Alfano come delitto di mafia.

Evidente tentativo di insabbiamento delle indagini anche quello relativo alla morte di Matteo Bottari, al tempo dell’omicidio sposato con la docente universitaria Idelfonsa Stagno d’Alcontres, figlia dell’ex-Rettore dell’Università di Messina, Guglielmo Stagno d’Alcontres. In questa fase all’ateneo venne accostato il termine -verminaio-, espressione utilizzata dall’onorevole Nichi Vendola, allora vice-presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, per definire l’intreccio tra mafia, ‘ndrangheta, modo universitario e politico, venuto alla luce subito dopo l’uccisione di Bottari e che per la prima volta supera i confini dello stretto, conquistando le prime pagine dei quotidiani nazionali. Un affare sporco legato con tutta probabilità, alla spartizione di appalti miliardari presso il Policlinico Universitario, “affare- di fronte al quale il prof. Bottari aveva forse deciso di non seguire, come molti altri avevano fatto, la strada del silenzio.

Ma lo scandalo Messina raccontato di Lucarelli, che ha incollato al teleschermo circa 2 milioni e mezzo di telespettatori, è andato oltre, scavando tra i connubi creatisi nel corso degli anni ’90 tra mafia, politica e magistratura anche nella delicata fase dei processi che avrebbero dovuto portare all’identificazione di mandanti ed esecutori dei tre misteriosi omicidi, che in alcuni casi, invece, rimangono ancora senza volto o in attesa di giudizio definitivo.

E ci si avvia dunque alla conclusione, con la stessa inquietante domanda che Carlo Lucarelli rivolge ai telespettatori nel corso di tutta la puntata: Graziella Campagna, Beppe Alfano, Matteo Bottari… perché sono stati uccisi? Una domanda che i tanti della MESSINA ONESTA continuano a porsi e a cui tanti, in tempi più rapidi, avrebbero potuto più facilmente aiutare a dare una risposta. Nei titoli di coda poi una dedica speciale al prof. Adolfo Parmaliana,“un uomo che ha combattuto con onore alla ricerca della verità e della giustizia-.

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