Il Gran Camposanto rivive grazie al FAI: il recupero, però, è lontano

Il Gran Camposanto rivive grazie al FAI: il recupero, però, è lontano

Redazione

Il Gran Camposanto rivive grazie al FAI: il recupero, però, è lontano

sabato 05 Aprile 2008 - 13:18

Oggi e domani visite guidate ai monumenti conservati nel cimitero monumentale di Via Catania

Una passeggiata tra gli uomini illustri del nostro passato, ma non solo. La visita al Gran Camposanto, resa possibile dal FAI nell’ambito della XVI Giornata di Primavera, oggi e domani, è l’occasione per scoprire uno spazio dove si può toccare con mano la storia, l’arte, il senso civico e il mistero della morte, in un misto di concentrazione e stupore. E tutto al centro della città.

Come ha confermato il capo delegazione del FAI messinese, Giulia Miloro: «Abbiamo scelto questo sito perché è un bene prezioso a molti sconosciuto».

E la sensazione che si ha camminando lungo i viali del cimitero è proprio quella di un tesoro dimenticato. Tombe coperte di sterpaglie, calcinacci caduti dalle cappelle, stradine sconnesse, incuria generale e sporcizia, in mezzo a tanta bellezza di forme e grandezza di architetture: uno spettacolo al contempo esaltante e triste. Il problema della manutenzione delle opere d’arte non è il più urgente, del resto: il cimitero sta letteralmente scoppiando, sembra che ogni centimetro sia stato sfruttato per allocare tumuli e sepolture, senza un apparente piano, un ordine, che prevedesse contemporaneamente la salvaguardia e il recupero delle strutture antiche. E poi ci sono i cacciatori di sculture, i vandali, probabilmente le sette sataniche che si riuniscono nelle gallerie e nelle cappelle abbandonate. Allo scorso ottobre risale la scoperta della mutilazione di un monumento del 1887, raffigurante un bambino, e gli episodi di sciacallaggio sono all’ordine del giorno (si vedano gli articoli correlati).

«Per questo, ha sottolineato ancora il capo delegazione provinciale del FAI, ci vogliono le telecamere. Noi stessi, mentre preparavamo la manifestazione, abbiamo scoperto alcune statue che erano state spostate probabilmente per potere essere trafugate in un secondo momento. Adesso, dopo la nostra segnalazione, sono state sistemate in un deposito». Una notizia confortante è l’effettivo avanzamento del progetto, promosso lo scorso anno dall’assessore Francesco Squadrito, di restauro e valorizzazione del Cenobio, la cappella in stile neogotico che sorge in cima alla collina e dovrebbe ospitare, alla fine dei lavori, auspicabilmente entro il 2008, un centro espositivo multimediale (si veda l’articolo correlato).

A parte questo va rilevato l’entusiasmo dei giovani studenti degli istituti “Ainis-, Archimede-, “Manzoni-, che guidano i visitatori attraverso l’intrico di monumenti e percorsi. Camminano snocciolando i nomi delle famiglie storiche messinesi, di personaggi come Ettore Castronovo, Giuseppe La Farina, Felice Bisazza, Giuseppe Natoli, di scultori come Giuseppe e Ovidio Sutera, padre e figlio, Antonino Buonfiglio, Vito Pardo, Giuseppe Lombardo, che hanno popolato il cimitero di una composizione di opere tanto vivace da fare passare di mente la reale destinazione del luogo. Un’eredità ricca, ma a rischio, che questi giovani, oggi apprendisti ciceroni, saranno presto chiamati a salvare e conservare con ogni mezzo, meglio di come hanno fatto i loro genitori, per non perdere in un colpo solo un patrimonio artistico inestimabile e la memoria.

(Nella foto il monumento alla Guardia di Finanza, di Vito Pardo)

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