Dati covid Sicilia, l'inchiesta si sgonfia ma il fronte dei sindaci dà battaglia

Dati covid Sicilia, l’inchiesta si sgonfia ma il fronte dei sindaci dà battaglia

Alessandra Serio

Dati covid Sicilia, l’inchiesta si sgonfia ma il fronte dei sindaci dà battaglia

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venerdì 16 Aprile 2021 - 10:07

I morti "spalmati" spariscono dall'ipotesi d'accusa per la Diliberti

L’ormai noto “spalmare” i morti sui bollettini sui dati covid Sicilia non può essere contestato penalmente ai dirigenti della Regione Siciliana coinvolti nello scandalo del 30 marzo scorso che ha colpito anche l’ex assessore alla Salute Ruggero Razza. Lo sancisce la Procura di Palermo, che ha ricevuto le carte dell’inchiesta dalla Procura di Trapani ed ha interrogato Maria Letizia Diliberti eliminando dal capo di imputazione la contestazione relativa al dato dei morti appunto.

Il capo del Dasoe – l’osservatorio epidemiologico della Regione – sospesa dopo l’arresto, resta indagata per falso ma da quel che emerge la magistratura palermitana, a differenza dei colleghi trapanesi, non ritiene fondata penalmente l’ipotesi di reato nel caso che più ha fatto scalpore, mediaticamente. Sembra chiaro già in questa fase, quindi, che poiché il numero di morti non incide sulle valutazioni di rischio, nessuno può essere accusato di falso.

Ruggero Razza
Ruggero Razza

Tra qualche giorno si conoscerà la decisione della Procura e del giudice per le indagini preliminari di Palermo che dovranno riemettere una nuova ordinanza per la Di Liberti e le altre due persone arrestate, ancora ai domiciliari.

Intanto la Di Liberti è stata interrogata dal GIP Cristina Lo Bue, sulla base del nuovo capo di imputazione provvisorio, ed ha ribadito quanto già spiegato ai magistrati trapanesi: il caos c’era, è vero, i tentativi di correggere gli errori anche, ma niente era voluto per evitare le zone rosse o falsare i dati trasmessi all’Istituto Superiore della Sanità con qualche finalità particolare, tanto che la Regione ha sempre invocato misure più restrittive anche quando i dati non sembravano preoccupare, nell’immediato.

Se da un lato l’indagine penale sembra destinata a sgonfiarsi, dall’altro ci sono i sindaci pronti ad andare all’attacco perché, come denunciano da mesi, il caos nei dati pone problemi di gestione pratica dell’epidemia.

LA BATTAGLIA DEI SINDACI DEI NEBRODI

salvatore castrovinci
Salvatore Castrovinci

Tra i più battaglieri c’è il primo cittadino di Torrenova Salvatore Castrovinci, che è passato ai fatti diffidando l’Asp di Messina e la struttura commissariale all’emergenza Covid guidata da da Alberto Firenze.

“E’ impossibile contenere il contagio con le falle che continuano ad esserci, malgrado richiami e denunce pubbliche. Le comunicazioni sui positivi arrivano costantemente in ritardo. Oggi gli isolamenti nella mia comunità li dispongo io, attraverso i medici di famiglia e le segnalazioni dei singoli cittadini. Per questo ho scritto nuovamente al direttore generale dell’Asp Alagna e al Commissario Firenze, devono dirci definitivamente da che parte stanno”, dichiara Castrovinnci.

All’Asp nella prima fase avevano giustificato le falle con le difficoltà dovute alla mancanza di un software adeguato e le scarse risorse umane. Con la Commissaria Furnari è arrivato il personale e anche il supporto informatico. Ma i problemi ci sono ancora, identici ad un anno fa, e il software rimane inutilizzato.

L’IRA DI LEOLUCA ORLANDO

Leoluca Orlando

Due giorni fa anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha lanciato un duro j’accuse, raccontando che l’Asp di Palermo aveva contattato il Comune di Palermo per avere dal municipio i dati relativi ai decessi e in particolare ai decessi in casa. “Tutto ciò conferma che si naviga a vista”, ha detto Orlando, che ha parlato di “caos” nella gestione e definendo Razza “vittima del sistema”.

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3 commenti

  1. Orlando ha ragione.
    Il sistema ASP non funziona.
    È minato da anni di clientelismo e di sprechi come gran parte della sanità siciliana.
    Non c’è cambio di assessore che possa porvi rimedio, dovrebbe essere la politica regionale ad essere azzerata e commissariata, in ultima analisi quindi noi siciliani.

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  2. Capisco che in questo mondo, affollato da tira piedi, l’aspetto etico sia un fattore marginale. Io rimango dell’opinione che un uomo dello Stato non debba nemmeno pensarle certe porcherie e sappiate che alla gente per bene, poco importa che quelle parole non siano penalmente rilevanti. Piuttosto, fate attenzione a sventolare la bandiera della vittoria troppo presto, parlando di inchiesta già sgonfiata, perché i 2/3000 tamponi fittizi che la gentile dirigente regionale, con l’ovvio avallo di Razza, ordinava di aggiungere al computo giornaliero, servivano eccome a regolare ad arte i numeri che avrebbero impedito alla Sicilia di piombare in zona rossa. Fermo restando che quest’inchiesta è solo parte della tragica gestione della pandemia del confuso Musumeci.

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  3. Ma questo era normale che accadeva non possono fare un processo a queste persone e gente importante professionisti seri però intanto le intercettazioni ci sono e non sono cose di niente la gente è morta. Però siamo abituati questa è la legge italiana si possono arrestare solo persone che non hanno un certo valore sociale e magari dare a loro la galera che tocca a altri. Le persone importanti se la cavano con due giorni di arresti domiciliari poi va tutto archiviato bhoo cmq viva l’Italia

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