Droga tra Messina e Torregrotta, nessuno parla

Droga tra Messina e Torregrotta, nessuno parla

Alessandra Serio

Droga tra Messina e Torregrotta, nessuno parla

martedì 09 Aprile 2024 - 07:01

Bocche cucite agli interrogatori di garanzia da parte dei presunti pusher di D'Amore e dei Papale

MESSINA – Interrogatori lampo del giudice per le indagini preliminari Salvatore Pogliese. Nessuno degli arrestati nell’ultimo blitz anti droga dei Carabinieri ha scelto di parlare.

Tutti i nomi

Al confronto col giudice erano attesi Concetta Andaloro, Salvatore D’Amore, Giuseppe Di Blasi, Roberto Duchino, Filippo Iannelli, Concetta Maestrale, Salvatore Minutoli, Antonino Papale, Maurizio Papale, Roberto Papale, Francesco Spadaro e Damiano Rizzo (l’unico al quale sono stati concessi i domiciliari), accompagnati dai difensori, gli avvocati Alessandro Trovato, Salvatore Silvestro, Tancredi Traclò, Rita Pandolfino e Alessandro Billè. Tutti hanno però scelto di fare scena muta, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Nessuno dei legali ha avanzato istanza di liberazione dei propri assistiti ed ora si valuta il ricorso al Tribunale della Libertà per il primo effettivo confronto, quanto meno sotto il profilo delle esigenze cautelari, tra le difese degli indagati e un collegio di giudici.

La base del giro a Torregrotta

Al momento quindi sia i Papale che D’Amore, considerato il garante della “base” di spaccio a Torregrotta, i familiari presunti complici e i corrieri della droga che, secondo l’Accusa, avrebbero garantito l’approvvigionamento di cocaina, crack ed hashish da Messina alla provincia, restano dietro le sbarre. La retata è scattata lo scorso 5 aprile dopo l’inchiesta, coordinata dai pubblici ministeri Antonella Fradà e Annalisa Siliotti, durata circa un anno.

Lo spaccio “criptato” e le talpe in Procura

Un anno durante il quale i militari dell’Arma di Milazzo hanno controllato la casa di D’Amore a Torregrotta e spiato le conversazioni telefoniche dei Papale, scoprendo l’ingente giro di droga, anche pesante, che si celava dietro i loro traffici. I pusher avevano cercato di eludere le indagini usando delle sim intestate a terze persone e adoperando nomi in codice, ma non hanno ingannato i Carabinieri che durante gli accertamenti hanno anche intercettato alcune consegne, sequestrando diverse partite di stupefacente.

Le “cimici” dei militari hanno captato anche una conversazione che fa pensare che i Papale avessero una “talpa” in Procura che passasse loro informazioni sulle indagini in corso.

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