Acr Messina, cronaca di una retrocessione annunciata

Acr Messina, cronaca di una retrocessione annunciata

Domenico Colosi

Acr Messina, cronaca di una retrocessione annunciata

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lunedì 01 Giugno 2015 - 11:32

Lo sfortunato doppio confronto con la Reggina è giunto come naturale epilogo di una stagione travagliata sin dall’estate. Nessun processo, solo i fatti nudi e crudi di un campionato da dimenticare.

La decisione da parte del sindaco Accorinti di concedere lo stadio San Filippo per i concerti di Jovanotti e Vasco Rossi (in programma per l’estate 2015) può serenamente considerarsi la prima vera ragione di disaccordo tra il patron dell’Acr Pietro Lo Monaco e l’ambiente messinese all’alba della stagione 2014-15: minacce (poi revocate) di abbandonare tutto e ritiro iniziato abbondantemente in ritardo rispetto a tutte le avversarie. Il Messina si presenta a Camigliatello con quattro tesserati ed una miriade di giocatori in prova, disputa a Pontedera la prima gara ufficiale della stagione (sconfitta per 3-1) e formalizza tardivamente le più consistenti operazioni di mercato. Senza cavillare al momento sulla bontà dell’operato del ds Ferrigno (che comunque decide in questo frangente di non riconfermare calciatori di buon livello come Caturano e D’Aiello), i giallorossi si presentano alla prima stagionale di Barletta già in affanno di uomini e preparazione. Grassadonia mugugna lasciando trasparire una certa scontentezza, ma ottiene comunque piccole soddisfazioni come la conferma di Enrico Pepe e l’ingaggio del trequartista Vincenzo Pepe (quest’ultimo presentato come l’erede di Costa Ferreira).

In occasione della prima gara interna iniziano anche i primi dissidi con il prefetto relativi all’impianto di videosorveglianza: contro la Lupa Roma arriva un pareggio in un San Filippo aperto ai soli abbonati (1700, troppo pochi secondo i calcoli della proprietà) grazie all’intervento decisivo del sindaco Accorinti. Appena un settimana prima del derby dello Stretto approda in giallorosso l’attaccante Luca Orlando, fedelissimo di Grassadonia: proprio l’ex Aversa si rivelerà decisivo al “Granillo” con uno strabiliante colpo di tacco. La squadra palesa quasi immediatamente un certo disagio nei confronti della categoria: in rapida successione arrivano due batoste al San Filippo contro Matera e Casertana (rispettivamente 0-5 e 1-5 con tutti i gol ospiti realizzati nei soli primi tempi) inframezzate dalla sconfitta di Pagani. Grassadonia manda in panchina il portiere Lagomarsini (sostituito con il più esperto Iuliano) e passa dal vittorioso 3-5-2 della stagione precedente ad un 4-5-1 senza grandi sbocchi offensivi. I giallorossi raccolgono con questo assetto due successi (contro Lecce e V. Lamezia al San Filippo) e svariati pareggi: la squadra, però, continua a mostrare costantemente inconcludenza in fase offensiva e fragilità in difesa. Tra novembre e dicembre il tecnico salernitano incontra qualche difficoltà nello spogliatoio: si va comunque avanti convinti in una mezza rivoluzione nel mercato invernale; in questo periodo arriva il primo vero colpo di scena: Ferrigno lascia il Messina poiché in procinto di accettare le lusinghe del Pisa. La società assume immediatamente un nuovo ds, Danilo Pagni, reduce da un’esperienza tra luci ed ombre ad Arezzo. Dopo Ferrigno abbandona la città dello Stretto anche il vicecapitano Saro Bucolo (unico mediano puro in rosa) con destinazione Martina Franca (lo accompagnerà anche un deludente Vincenzo Pepe). Il Messina sembra in ripresa grazie ad un illusorio pareggio interno con il Benevento (gara condizionata alla vigilia da una nuova querelle tra Acr Messina, Prefettura e Palazzo Zanca), mentre si studiano le prime mosse da compiere sul mercato di gennaio. Pagni acquista in serie Berardi, Rullo, Mancini, Ciciretti, De Paula e Spiridonovic formalizzando contestualmente le cessioni di Bjelanovic, De Bode e Lagomarsini oltre a quelle dei già citati Bucolo e Pepe. L’impressione è subito quella che il Messina si sia indebolito: nessun mediano di ruolo in squadra e poche garanzie in avanti.

Dopo un inizio anno incoraggiante grazie alle vittorie ottenute contro Savoia e Reggina, il gruppo di Grassadonia sprofonda in una crisi senza fine. Alla vigilia della partita con il Melfi viene silurato Pagni per far posto al cavallo di ritorno Ferrigno: la debacle interna con i lucani sancisce inoltre l’esonero di Grassadonia, giunto a quota sei sconfitte consecutive. Il Messina ingaggia per la panchina un ex, Nello Di Costanzo: l’obiettivo è quello di evitare l’ultimo posto nella speranza di ottenere la migliore posizione possibile nella griglia playout. L’incubo del declassamento diretto attanaglia fin dall’inizio il nuovo allenatore, il quale accoglie di buon grado i pareggi interni con Martina e Cosenza (due squadre senza più alcun obiettivo) e quello esterno di Catanzaro. Minime reazioni arrivano contro Aversa, Ischia e Benevento, ma si continua a parlare sempre e solo di pareggi. Lo Monaco annuncia dunque il proprio disimpegno in data 30 giugno come risposta ad una piazza che non avrebbe supportato adeguatamente lo sbarco nella Lega Pro unica. La Reggina, intanto, subisce una penalità di 12 punti e retrocede direttamente in serie D, vince il ricorso e torna in lizza per la salvezza. L’inutile vittoria con la Salernitana costringe comunque il Messina ai playout; nell’ultima gara di campionato i giallorossi perdono a Torre Annunziata e condannano nuovamente i calabresi alla retrocessione: agli spareggi vanno proprio Messina e Savoia, con buona pace degli amaranto. Il club guidato da Lillo Foti vince al Coni un nuovo ricorso presentato per altri punti di penalizzazione e conquista, abbondantemente dopo la conclusione della stagione regolare, il diritto a partecipare agli spareggi proprio contro Corona e compagni. Il Savoia, già tecnicamente in fallimento, sprofonda tra i dilettanti: al Messina bastano due pareggi per conquistare la salvezza. Grazie a due vittorie con il minimo scarto gli amaranto condannano il Messina alla retrocessione.

Miglior marcatore stagionale il 41enne capitano Giorgio Corona; solo 6 le vittorie ottenute su 42 partite disputate (record negativo nel girone C di Lega Pro; nel dato sono comprese anche le due gare di Coppa Italia). Questi i fatti. Si obietterà sulla sfortuna: subire a tempo scaduto un gol dal portiere avversario è sfortuna, alcune decisioni arbitrali sono state talvolta sfavorevoli, ma il Messina non è retrocesso perché la dea bendata gli ha voltato le spalle; questo crediamo sia evidente anche al più distratto dei tifosi.

Domenico Colosi

6 commenti

  1. Sembra strano ma la verità è che l’amministrazione di una città rispecchia esattamente la squadra di calcio che ne fa parte. Una amministrazione di dilettanti è il rovescio della medaglia dei giocatori e squadra di calcio. Tutti dilettanti.Inutile piangere sul latte versato, abbiamo voluto dilettanti? allora teniamoci questi ed appena possibile xxxxxxxxxxxxxxxx.

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  2. Sembra strano ma la verità è che l’amministrazione di una città rispecchia esattamente la squadra di calcio che ne fa parte. Una amministrazione di dilettanti è il rovescio della medaglia dei giocatori e squadra di calcio. Tutti dilettanti.Inutile piangere sul latte versato, abbiamo voluto dilettanti? allora teniamoci questi ed appena possibile xxxxxxxxxxxxxxxx.

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  3. Vorrei dire ai tifosi che con il cuore hanno seguito questi scappati di casa, non andate più al campo, evitate di buttare soldi per permettere di pagare questi finti giocatori. Non scontratevi con le squadre avversarie ma fate il tifo per loro così capiranno che possono giocare solo nelle fiumare guardati solo dalle moglie, fidanzate e figli

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  4. Vorrei dire ai tifosi che con il cuore hanno seguito questi scappati di casa, non andate più al campo, evitate di buttare soldi per permettere di pagare questi finti giocatori. Non scontratevi con le squadre avversarie ma fate il tifo per loro così capiranno che possono giocare solo nelle fiumare guardati solo dalle moglie, fidanzate e figli

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  5. AVEVO GIA’ PREVISTO E DETTO ALTRA ENNESIMA FIGURA DI ……

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  6. AVEVO GIA’ PREVISTO E DETTO ALTRA ENNESIMA FIGURA DI ……

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