Kurosawa in programma al ForteCinema

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giovedì 21 Luglio 2011 - 15:26

A Forte S. Jachiddu in programma un grande classico del maestro Akira Kurosawa

La Va edizione di ForteCinema ​- presso il parco di S. Jachiddu di Messina – riparte venerdì 22 alle ore 21 con un classico di Akira Kurosawa, “Derzu Uzala. Il piccolo uomo delle grandi pianure” (1975).

Su iniziativa della cooperativa sociale “Scirin”, che gestisce in concessione al Comune di Messina il Parco ecologico S. Jachiddu, la rassegna è dedicata al tema “L’uomo e la Terra”. Il film racconta la storia di un solitario cacciatore kirghiso senza età né fissa dimora che vive in armoniosa e quasi religiosa simbiosi con la natura parlando col fuoco e con gli animali. La sua commovente amicizia con un capitano russo costituisce l’emblema dell’incontro sempre critico ma ogni volta decisivo tra cultura occidentale e orientale della terra.

LA VITA NON BASTA

di e con Raimondo Brandi

Diretto con Alessia Berardi

Musiche a cura di Daniel Bacalov

“La letteratura, come l'arte in genere,

è la dimostrazione che la vita non basta“.

Fernando Pessoa

Amo i dialoghi dei film francesi, mi sentirei meglio se riuscissi a discutere a un tavolino in quel modo, accetterei sicuramente la solitudine se avesse una bella colonna sonora, e di ogni dolore sarei geloso se lo vivessi come un Faust o un Amleto. Insomma bisogna pur aggrapparsi a qualcosa per dare un senso alla vita, voglio dire per elevarla. Questo è quello che fa la protagonista di questo nuovo progetto Angela: arriva in scena nella mia carne, certo meno femminile di come la immagino, e dice che la sua vita così non è niente se non la racconta, solo allora diventa una storia, e le storie sì che hanno senso, che hanno la dignità del cerchio: “Io volevo cammino pieno de curve che porta, torna e chiude perfetto come un romanzo, non volevo piccolo segmento de vita de Albania.”

Lo spettacolo racconta la vita di un’emigrata Albanese o di chiunque scappa per troppa passione ma diventa subito un viaggio tra figure letterarie o reali, spesso crudeli: il marito-sfruttatore toscano che l’ha fatta venire a Pontedera, l’egiziano proprietario dell’agenzia che ha organizzato il viaggio, il ragazzino timido e crudele che non la aiuta quando scappa, la maga-cartomante russa. I personaggi si accavallano tutti nella mia carne, unico attore, che così cambio sesso e accento quattro o cinque volte; appaiono, si raccontano e portano avanti un pezzo di storia, fanno un pezzo della curva, fino alla svolta fantastica.

Dopo aver tanto inseguito il romanzo Angela si imbatte in un vero classico: il patto con il diavolo. Anche se qui il diavolo è un maga russa che vive a Monti e non si vende proprio l’anima bensì l’appuntamento con la morte in cambio di un lauto stipendio “Mio lavoro per tutto questo è vivere e basta. Vivere co nuova scadenza.Fare tutta vita che voglio e poi finire a posto di altro. Quando morte scende co appuntamento segnato in agenda per cliente de Madama, invece che da ricco uomo viene da me che vado a suo posto.” Ecco. Ora che ha un “lavoro” Angela subisce una nuova trasformazione, questa volta sociale, è il momento Pigmalione o Pretty woman: vestiti, scarpe, borsetta, appartamento e anche un po’ d’amore. L’unica cosa che manca adesso ad Angela per rendere la sua vita un opera d’arte è la conclusione che deve essere la morte e che deve arrivare dall’amore. È questo quello che succede, rendendo palese l’inganno della letteratura che dona un senso solo alle cose concluse lasciando sofferenza per tutto il cammino.

Il teatro sembra il posto giusto ad Angela per operare la sua trasformazione vita-letteratura e per questo lo battezza “circo d’alchimia”. Molte volte la materia cambia sul palco: i personaggi si trasformano, Angela stessa si modifica, ma soprattutto il tragico diventa comico e il comico diventa tragico, e questo per raccontare questa Italia così come la sento io. Il fantastico che c’è in Angela infatti mi da la possibilità di parlare della situazione di molti: dello sfruttamento che ora ha assunto forme così diverse da non essere percepibile, dei canali già segnati dove si infilano le esistenze e di una nuova povertà difficile da identificare e con accenti più esotici. La disorientata nuova reale popolazione.

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