Guerre, colpevoli, crac Messinambiente: la priorità è uscire dall'emergenza

Guerre, colpevoli, crac Messinambiente: la priorità è uscire dall’emergenza

Francesca Stornante

Guerre, colpevoli, crac Messinambiente: la priorità è uscire dall’emergenza

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venerdì 16 Novembre 2018 - 06:56

Sono tanti i fronti incandescenti del settore rifiuti in questo momento. L'obiettivo principale è ripulire la città dalle tonnellate di spazzatura entro la fine del mese. Ieri in tarda serata monitoraggio del sindaco con MessinaServizi. Ma i problemi evidentemente sono molto più profondi. E da ieri sera si è abbattuta anche la tegola Messinambiente

Oggi più che mai l’unico obiettivo è ripulire la città. Ieri notte il sindaco De Luca è andato a monitorare una serie di zone insieme al direttore generale di MessinaServizi Aldo Iacomelli, al presidente Pippo Lombardo e all’assessore Dafne Musolino. Subito dopo è seguita una riunione a Palazzo Zanca per fare il punto della situazione. Il sindaco ha parlato di una situazione alquanto critica e sono state disposte nuove misure di azione: «Ho invitato il direttore generale a raddoppiare immediatamente i mezzi di raccolta per i prossimi giorni al fine di smaltire il cumulo di rifiuti degli ultimi dieci giorni. Il direttore generale ha dichiarato a verbale che nei prossimi giorni si ritornerà alla normalità. Giorno 24 si farà un ulteriore monitoraggio per verificare se le azioni avviate hanno garantire gli effetti prospettati dal Direttore Generale».

Già da ieri però i mezzi disponibili per la raccolta dei rifiuti, quelli cioè a carico laterale, erano già saliti a 9 rispetto ai 2che si erano registrati nei giorni clou in cui l’emergenza ha toccato il picco. In azione anche 8 mezzi a carico posteriore più 3 bobcat. I mezzi noleggiati ad oggi sono 8 per un costo di 38 mila euro. Nel frattempo MessinaServizi è riuscita a “guarire” tre dei suoi mezzi che erano stati fermati per problemi di facile ed economica risoluzione: una balestra rotta, una lampadina fulminata, un cavo della telecamera rotto. E a proposito del cavo, costo 15 euro, ieri a sorpresa è saltato fuori questo pezzo che mancava e che per giorni ha costretto un mezzo a rimanere fermo. Il perché sia accaduto tutto questo sarà esaminato solo alla fine.

Secondo il direttore Iacomelli sono stati due i fatti che hanno destabilizzato l’ordinaria gestione: lo stop del conferimento in discarica la domenica e la fine di quel “ribaltamento” che fino ai primi di ottobre aveva legato a doppia mandata MessinaServizi a Messinambiente. Cioè la prima da maggio ha operato sull’impostazione della seconda, utilizzando fornitori, officine, manutenzioni di Messinambiente. I primi di ottobre questo ciclo si è chiuso. Il direttore Iacomelli contestualmente ha deciso di muoversi sui binari delle gare d’appalto, del mercato elettronico e non più con gli affidamenti diretti, per rendere le procedure limpide e regolari, ma le tempistiche non sono coincise e il sistema si è inceppato. Domani dovrebbe essere affidata la gara ponte per le manutenzioni che coprirà i costi fino a un tetto di 200 mila euro per i prossimi due mesi, nel frattempo si conta di chiudere la gara europea da 2,2 milioni di euro per i prossimi due anni.

Già da ieri comunque la raccolta ha funzionato meglio e in discarica sono andate circa 300 tonnellate di rifiuti. Se questo trend sarà mantenuto tutti i prossimi giorni l’emergenza rientrerà entro fine mese. Dal monitoraggio geo localizzato, mercoledì si contavano 360 punti critici disseminati in tutta la città, ieri sono scesi a circa 250.

LA GUERRA INTERNA

L’emergenza però non è l’unico problema del fronte rifiuti. C’è una chiara guerra all’interno di MessinaServizi che si è palesata proprio in questi giorni critici e che probabilmente è una delle concause di quanto è accaduto e di come è stata gestita questa fase di criticità. Ci sarà la necessità di capire che cosa è successo, di chi sono state le colpe, ma solo dopo che la città sarà ripulita perché adesso ogni sforzo dev’essere concentrato sulla macchina operativa. Adesso è tutto nelle mani del Direttore generale Aldo Iacomelli che da ha assunto pieni poteri di tutta la gestione aziendale dopo l’azzeramento dei vertici intermedi della società. Su input del sindaco, e di conseguenza del Cda, Iacomelli ha eliminato le figure del Direttore operativo e del Direttore tecnico, revocando gli incarichi a Michele Trimboli e Roberto Lisi. Spostati anche il responsabile dell’autoparco Filippo Marguccio e il responsabile della piattaforma di Pace Claudio Girone. Le prime teste sono cadute, tutti i poteri e quindi le responsabilità della gestione dell’emergenza saranno esclusivamente del direttore generale che però assicura che già entro la fine della prossima settimana la situazione dovrebbe tornare alla normalità.

Una decisione che ha fatto emergere il clima che regna all’interno e che inevitabilmente ha alimentato ulteriori dubbi, sospetti, interrogativi. Capire cosa è accaduto non è certo semplice, MessinaServizi sembra aver ereditato quella guerra intestina che prima c’era tra Messinambiente e Ato3, poi l’arrivo della nuova amministrazione e di un nuovo Cda ha destabilizzato ulteriormente gli equilibri.

IL FALLIMENTO DI MESSINAMBIENTE

Poi c’è l’ultimo tassello di un quadro già complicatissimo: il fallimento di Messinambiente. Ieri sera è arrivata la parola fine sulla lunga saga del concordato e sul tentativo di evitare il crac della società di via Dogali. Un esito ormai atteso e scontato ma che adesso costringerà l’amministrazione De Luca a fare i conti con un fallimento che pesa 100 milioni di euro di debiti e che trascina inevitabilmente con se MessinaServizi e la gestione del servizio rifiuti. Una MessinaServizi che è stata “costruita” come costola di quel concordato, che ha iniziato a operare in regime di usufrutto di ramo d’azienda di Messinambiente, con un parco mezzi, ribattezzato “pacco mezzi”, affittato da quella sorella maggiore disastrata per aggiungere soldi al concordato che sarebbero serviti per onorare i debiti dei creditori, se avessero accettato la proposta anti-fallimento. E invece adesso si dovrà rivedere tutto. L’amministrazione De Luca già in campagna elettorale aveva puntato sulla gestione privata dei rifiuti, la sentenza di fallimento potrebbe condurre direttamente su questa strada perché la Legge Madia sulle partecipate vieta ad un Ente pubblico di continuare ad avere azioni in società che gestiscono gli stessi servizi di una società dichiarata fallita che gestiva gli stessi servizi. Una via agevolata per i piani iniziali dell’amministrazione De Luca che in realtà già il 28 giugno aveva deciso di procedere verso la liquidazione di MessinaServizi per passare alla gestione tramite privati. Su questo punto però si dovranno approfondire tanti aspetti (VEDI QUI), capire le reali ripercussioni della legge Madia perché manca la giurisprudenza necessaria ad avere immediatamente un quadro esaustivo. Il futuro in questo momento è una grande punto interrogativo.

Francesca Stornante

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