I film da (ri)vedere: "L'uomo dei sogni", quando lo sport incontra la magia

I film da (ri)vedere: “L’uomo dei sogni”, quando lo sport incontra la magia

Pierluigi Siclari

I film da (ri)vedere: “L’uomo dei sogni”, quando lo sport incontra la magia

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domenica 03 Febbraio 2019 - 07:50

“Adesso ho trentasei anni, amo la mia famiglia, amo il baseball, e sto per diventare un agricoltore, ma fu solo quando sentì quella voce che feci la cosa più folle di tutta la mia vitatermina così il discorso introduttivo di Ray Kinsella (Kevin Costner), protagonista de L’uomo dei sogni, uscito nel 1989 e tratto dal libro Shoeless Joe di William Patrik Kinsella.

Non poteva mancare, tra i nostri suggerimenti sui film da rivedere, una pellicola a sfondo sportivo. L’uomo dei sogni parla – in modo originalissimo, va detto da subito – di baseball, sport poco diffuso nel nostro Paese, ma con una buona tradizione a Messina.

Come narrato dall’incipit, Ray vive in una fattoria dell’Iowa con la moglie Annie (Amy Madigan) e la piccola figlia Karin (Gaby Hoffman), e ha da poco intrapreso la strada dell’agricoltura. Mentre lavora nei campi, Ray sente una voce dire Se lo costruisci, lui tornerà(frase che si trova al 39esimo posto nella lista delle migliori cento citazioni cinematografiche stilata dall’American Film Institute).

Dopo lo sbigottimento iniziale, Ray capisce – in modo forse comunque troppo repentino, ma è un particolare che si può accettare nel genere fantastico – di dover costruire un campo da baseball. È una scelta folle, per un giovane imprenditore, con un’ipoteca sulle spalle, quella di sottrarre dalla produzione parte del terreno per costruire un campo, tanto che tutti i membri della piccola comunità pensano che Ray sia impazzito. Al protagonista non manca però il sostegno della moglie, il che rende la pellicola più romantica che tesa.

Costruito il campo, ecco che avviene il ritorno. Dal folto delle pannocchie – o meglio da un imprecisato aldilà – spunta “Shoeless” Joe Jackson, seguito presto da altri sette giocatori. Gli otto appartenevano alla storica formazione dei Chicago White Sox, protagonista dello “Scandalo dei Black Sox”.

Data la poca dimestichezza nostrana con il baseball e la sua storia, diciamo qualcosa su tale vicenda: gli otto giocatori, stimati in tutti gli Stati Uniti, truccarono il campionato del 1919, venendo squalificati a vita. Nonostante in seguito la storia riconobbe loro alcune attenuanti, nessuno di loro poté giocare di nuovo fino alla morte.

Ray e la moglie – gli unici, insieme alla figlia, a riuscire a vederli
– nonostante le difficoltà finanziarie, sono soddisfatti di aver regalato agli otto fantasmi l’occasione di riprendere mazze e guantoni, quando la voce torna a farsi sentire, sussurrando stavolta Lenisci il suo dolore.

Stavolta la voce si riferisce a Terence Mann (James Earl Jones), scrittore immaginario simbolo degli anni sessanta poi auto-esiliatosi. Nuovamente contro ogni razionalità, Ray si mette in viaggio in cerca dello scrittore.

La vicenda dei giocatori e di Terence Mann, apparentemente slegate, si scopriranno collegate, e l’elemento in comune è molto caro a Ray, trattandosi proprio di suo padre, scomparso da tempo.

Oltre a essere un film magico, L’uomo dei sogni è anche un film progressista, che sottolinea l’importanza di credere nei sogni, di seguire le proprie passioni, di sforzarsi di capire il punto di vista degli altri – soprattutto delle persone amate -, e anche della letteratura – memorabile la scena di un’assemblea dei genitori degli studenti in cui Annie si batte contro il bigottismo di chi vorrebbe censurare Il mago di Oz e Il diario di Anna Frank.

Differenze col libro: nell’opera originale il protagonista va alla ricerca non di uno scrittore immaginario ma di J.D. Salinger

Curiosità: nel film compare Burt Lancaster, alla sua ultima apparizione cinematografica.

Il baseball: Come si fa a non essere romantici con il baseball? si chiede Brad Pitt in Moneyball, e in effetti questo sport ha ispirato molti film che sono andati anche oltre il lato meramente sportivo. Tra gli altri, possiamo citare Bull Dhuram – Un gioco a tre mani, Il migliore, Ragazze vincenti e The Fan – Il mito.

Perché vederlo: per sentirci più vicini ai nostri padri, nonostante qualsiasi incomprensione.

Link agli altri suggerimenti de “I film da (ri)vedere”:

La grande fuga” e il volo verso la libertà di Steve McQueen

Il fascino senza tempo di “Casablanca

Il lungo addio” e il giallo che non passa mai di moda

Le iene” di Tarantino, da opera semi-amatoriale a successo planetario

“Il grande freddo” e la continua ricerca di qualcosa

“Via col vento” e i suoi mille conflitti

“Bronx” e l’eterna lotta tra il bene e il male

La disperazione e i tabù di “Un tram che si chiama Desiderio”

Un mercoledì da leoni”, il surf, il Vietnam e lo scorrere del tempo

“Un anno vissuto pericolosamente”, il fascino di Giacarta e delle domande pericolose


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