Eloy Moreno attacca: «L'attuale sistema di distribuzione penalizza tutti i libri. Gli esordienti sono destinati a scomparire dagli scaffali»

Eloy Moreno attacca: «L’attuale sistema di distribuzione penalizza tutti i libri. Gli esordienti sono destinati a scomparire dagli scaffali»

francesco musolino

Eloy Moreno attacca: «L’attuale sistema di distribuzione penalizza tutti i libri. Gli esordienti sono destinati a scomparire dagli scaffali»

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mercoledì 08 Febbraio 2012 - 14:28

L'attuale interesse per il self-publishing? Merito del successo di Eloy Moreno!

Le favole non esistono. O forse sì? Il nuovo anno si apre per la Corbaccio con Ricomincio da te (pp. 384; €16,40) il libro evento di Eloy Moreno che ha sbancato in Spagna. In un’epoca in cui una fascetta urlata non si risparmia a nessuno, vale davvero la pena fermarsi ad ascoltare la storia di Eloy, professionista nel mondo dei computer divenuto romanziere di successo. “E allora”, direte voi? La differenza sta nel fatto che Moreno è stato abbastanza furbo da capire che il mercato editoriale è saturo fra esordiente e grandi nomi e la distribuzione, per forza di cose, penalizza gli sconosciuti. Poco tempo per leggere e alto prezzo dei libri sono un mix micidiale che scoraggia gli esperimenti dei lettori. E allora Moreno si arma di un trolley e con grande pazienza, faccia tosta e umiltà, batte palmo a palmo le catene di librerie, mettendo il suo libro in conto-vendita. Con risultati sorprendenti, fino a che la casa editrice Espasa – un colosso iberico – lo contatta e ripubblica il suo libro che oggi è già tradotto in numerose lingue. Ricomincio da te è dedicato a chi, stanco di lamentarsi, decide di cambiare davvero la propria vita. Scritto in prima persona, questo libro può essere davvero la scossa che molti aspettavano per diventare finalmente protagonisti della propria vita.

Come mai ha deciso di darsi alla scrittura e com'è nata la scelta della storia da narrare?

«Mi è sempre piaciuto scrivere. Lo faccio da circa 6 o 7 anni e ho iniziato scrivendo soprattutto racconti brevi di 10 o 15 pagine al massimo. Ho anche partecipato ad alcuni concorsi letterari ho vinto anche alcuni premi. Poi ho pensato che fosse arrivato il momento di fare il salto e scrivere un romanzo. Ma… che storia raccontare? Ho guardato cosa e chi mi circondava e ho visto persone con una vita sempre uguale da lunedì a venerdì, persone che si lamentavano della propria vita ma che poi in realtà non facevano niente per cambiarla. Volevo scrivere una storia a favore del cambiamento, un cambiamento reale e non sognato».

L'aver narrato la vicenda in prima persona permette al lettore di identificarsi immediatamente nel protagonista, per questo ha scelto di lasciarlo anonimo?

«Sì dall'inizio. L'ho scritto in prima persona senza mai citare il nome del protagonista, il che non è stato facile in particolare nei dialoghi e nei saluti.

É una domanda che mi viene spesso rivolta: come si chiama il protagonista. Alcuni pensano, hanno dedotto che si chiami Carlos visto che il figlio si chiama Carlitos! (N.d.T. una tradizione spagnola tuttora in auge vuole che il primogenito riceva lo stesso nome del padre e la primogenita quello della madre). Ho pensato che in questo modo ogni lettore si sarebbe più facilmente identificato nel protagonista senza interferenze di sorta poiché a volte il nome pur essere un elemento potenzialmente negativo se associato ad una persona invisa. L'assenza di contro, lascia totale libertà al lettore».

Spesso si giunge all'autopubblicazione come scelta estrema, lei invece è partito proprio da qui, scegliendo di auto pubblicarsi e promuoversi con convinzione. Perché?

«Ho pensato che il mio romanzo non avrebbe suscitato il benché minimo interesse presso alcun editore perché oggi tutti puntano esclusivamente sui grandi nomi e non danno alcuna possibilità agli esordienti da cui ricevono centinaia di manoscritti ogni giorno. Io ero un autore sconosciuto e nessuno mi avrebbe dato una chance e il mio libro sarebbe finito in un cassetto dove nessuno lo avrebbe mai letto. L'attuale sistema di distribuzione penalizza i libri (tutti), al massimo rimangono in libreria per un mese e scompaiono ben presto sotto le novità più recenti».

Invece di cercare un editore, è stato un grande editore spagnolo a trovarla e da lì in poi è giunto sino in Italia. Come si è sentito quando ha ricevuto la chiamata di Espasa?

«Dapprima sorpresa perché non avevo mandato il libro a nessuno. Ero in ufficio e ho anche pensato che fosse uno scherzo da parte dei miei colleghi e invece no! Era proprio l'Espasa, una tra le più grandi casi editrici spagnole. Rimasi senza parole e trovai rapidamente una scusa per riattaccare preso tra l'emozione e la confusione. Li richiamai nel pomeriggio una volta assimilata la sorpresa».

Molti decideranno di imitarla: ha un consiglio per gli aspiranti romanzieri?

«Avevo investito parecchio tempo nella stesura del romanzo quindi ho pensato che sarebbe stato giusto investirne almeno una parte per la promozione. La grande difficoltà per non è pubblicare fisicamente un libro quanto piuttosto distribuirlo. Di fatto alcune catene di librerie non mi hanno permesso di vendere il libro presso il loro punto vendita. Tuttavia, se si crede fermamente nel valore di ciò che si è scritto bisogna avere il coraggio di andare avanti, la perseveranza di sostenerlo facendo tutti gli sforzi possibili.

Francesco Musolino

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