La coturnice siciliana: un tesoro dei Peloritani e simbolo nell’arte di Antonello da Messina

La coturnice siciliana: un tesoro dei Peloritani e simbolo nell’arte di Antonello da Messina

Daniele Ingemi

La coturnice siciliana: un tesoro dei Peloritani e simbolo nell’arte di Antonello da Messina

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domenica 06 Aprile 2025 - 07:00

Qui, tra le vette e i valloni di questa catena montuosa, si trova la più grande colonia di questa specie rara e minacciata

La coturnice siciliana (Alectoris graeca whitakeri), una sottospecie endemica della Sicilia, rappresenta uno degli emblemi naturali più affascinanti dell’isola. Questo uccello, appartenente alla famiglia dei Phasianidae, è noto per la sua bellezza discreta e per il suo habitat montano, che in Sicilia trova nei Monti Peloritani il suo principale baluardo.

Qui, tra le vette e i valloni di questa catena montuosa che si estende lungo la costa nord-orientale dell’isola, si trova la più grande colonia siciliana di coturnice, un’area di straordinaria importanza per la conservazione di questa specie rara e minacciata. Ma la coturnice siciliana non è solo un gioiello della biodiversità. La sua immagine ha attraversato i secoli, finendo per essere immortalata in una delle opere più celebri del Rinascimento italiano, “San Girolamo nello studio” di Antonello da Messina.

Coturnice

Un uccello dei Monti Peloritani

I Monti Peloritani, che si ergono a ridosso dello Stretto di Messina, offrono un ambiente ideale per la coturnice siciliana. Con altitudini che superano i 1.200 metri, come nel caso di Monte Scuderi, questa zona è caratterizzata da paesaggi rocciosi, macchia mediterranea e boschi di roverella, habitat perfetti per un uccello che predilige terreni aperti e pendii assolati. La colonia più numerosa dell’isola si concentra proprio in questa zona, in particolare nella Riserva naturale orientata di Fiumedinisi e Monte Scuderi, istituita nel 1998 per proteggere la fauna e la flora locali, con un’attenzione speciale proprio alla coturnice.

La coturnice siciliana si distingue dalle altre sottospecie di Alectoris graeca per alcune peculiarità fisiche, come il piumaggio leggermente più chiaro e una corporatura adattata all’isolamento geografico dell’isola. La sua presenza sui Peloritani è il risultato di un lungo processo evolutivo, favorito dall’isolamento postglaciale che ha permesso lo sviluppo di caratteristiche uniche. Tuttavia, la specie è oggi considerata a rischio, minacciata da fattori come la perdita di habitat, il bracconaggio e l’introduzione di individui non autoctoni che ne compromettono la purezza genetica.

Antonello da Messina
La celebre opera “San Girolamo nello studio”, dipinta da Antonello da Messina.

La Coturnice nell’arte di Antonello da Messina

La coturnice siciliana non è solo un elemento del patrimonio naturale, ma anche un protagonista dell’arte rinascimentale. Nella celebre opera “San Girolamo nello studio”, dipinta da Antonello da Messina intorno al 1474-1475 e oggi conservata alla National Gallery di Londra, l’uccello appare in primo piano, sul gradino che introduce alla scena principale. Antonello, il più grande pittore siciliano del Quattrocento, nato e morto a Messina (1430-1479), inserì la coturnice in quest’opera come un dettaglio ricco di simbolismo, fondendo la sua attenzione per la natura locale con l’influenza della pittura fiamminga.

Nel dipinto, San Girolamo è rappresentato nel suo studio, immerso nella lettura, circondato da un’architettura gotica e da una serie di elementi simbolici. La coturnice, posizionata a sinistra del gradino, è stata interpretata in modi diversi dagli studiosi. Per alcuni, richiama il simbolismo cristiano della verità e della redenzione, associato alla figura di Cristo che libera l’umanità dal peccato, in contrasto con il pavone accanto, simbolo di eternità e immortalità. Per altri, la sua presenza potrebbe riflettere un’osservazione diretta della fauna siciliana da parte di Antonello, che, vivendo a Messina, conosceva bene i Peloritani e i loro abitanti alati. Questo dettaglio testimonia la straordinaria capacità dell’artista di integrare elementi locali in una composizione di respiro universale, unendo il rigore prospettico italiano alla minuziosità fiamminga.

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