La montagna “lucente”

La montagna “lucente”

Dario Rondinella

La montagna “lucente”

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domenica 21 Febbraio 2021 - 10:30

Il ruolo principale della Guida è far sì che questi ricordi siano rivelati, oltre che custoditi

Le Guide Ufficiali del Parco raccontano natura, storia e itinerari del Parco Nazionale dell’Aspromonte.

Un cammino millenario quello dell’Aspromonte. Animali, piante, persone e rocce hanno in qualche modo fatto tutti un lungo viaggio per posizionarsi proprio qui, in questo acrocoro al centro del Mediterraneo. Una storia complessa che si arricchita sempre di più nel tempo, fino a consegnarci il “tesoro” che oggi chiamiamo Aspromonte, non a caso la montagna lucente! Il nome ci inganna, non è l’Aspro latino arido e brullo, ma quello greco candido e lucente. Non una ricchezza canonica, ma fatta di flora, di fauna, di borghi, di persone, di acqua, di terra e di memoria. Il ruolo principale della Guida (https://www.facebook.com/guideufficialiparcoaspromonte) è far sì che questi ricordi siano rivelati, oltre che custoditi. Di montagna bisogna parlare e farlo bene e non vogliamo avere la presunzione di indicarne il modo giusto, ma possiamo garantire che quando il discorso non è complesso, con la nostra terra avrà sempre poco a che fare…

Vogliamo iniziare raccontandovi la vetta più alta, il Montalto, che con i suoi 1957 m s.l.m. ,

svetta proprio al centro del sistema di valli e crinali che si intrecciano e susseguono fino al mare, come se fosse la testa di un gigantesco polpo che adagia i suoi tentacoli sull’ultima punta del continente europeo. Da 0 a quasi 2000, questa è l’estensione della Montagna che ci custodisce.

Un territorio di contrasti, dove quando ti avvicini alla cima il rilevo inizia a diventare docile e delicati sali scendi, tra bellissime e sparute radure di quota, ti accompagnano fino alla base della vetta. Gli approcci per raggiungerla sono diversi e la scelta è dettata esclusivamente dalla preparazione fisica, esperienza e dal tempo disponibile.

Si può scegliere la via più facile, raggiungendo con l’auto l’imbocco dell’ultima parte del sentiero che vi porterà su in circa 1km di cammino, attraverso un inusuale bosco di faggi, che qualcuno ha soprannominato “faggi serpente” per la loro forma spesso contorta ed il diametro ridotto.

Una particolarità dovuta alla quota, insolita per questo genere di piante, che però si sono in qualche modo adattate a vento, neve e freddo, che in inverno non scherzano: di norma si registrano innevamenti da 1 a 2 metri e temperature costanti abbondantemente sotto lo zero.

Altra possibile opzione è quella di attraversare la parte più alta del pianoro, a piedi, prima di arrivare a quest’ultimo tratto del percorso. Questa scelta ci permetterebbe di vivere le radure (splendide in fiore a primavera inoltrata) in pieno, lentamente, con la calma che meritano. Queste si alterneranno o boschi misti di faggio ed abete bianco, con tratti di sentiero a volte ampi a volte stretti, ma mai impervi.

Ancora potremmo invece scegliere una via forse più insolita ed arrivati quasi all’inizio del sentiero “facile”, perdere rapidamente di quota e scendere verso i “pantani”, dove prendono il via alcuni dei corsi d’acqua più importanti dell’area e roteare intorno a Montalto, con spettacolari affacci verso l’Aspromonte Greco.

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La costante di tutte le scelte sarà una: la cima. Arrivati la Statua bronzea del Cristo Redentore vi accoglierà ed il bosco si diraderà il tanto necessario per espandere la visione quasi a 360 gradi, con l’Area Grecanica e le sue grandi valli solcate dalle fiumare in particolare. Se però proseguiamo poco oltre il Cristo, alle sue spalle per un centinaio di metri, superata una piccola “sella”, arriveremo all’affaccio più bello e strabiliante: da costa a costa. Il Tirreno e lo Ionio saranno il contorno della Calabria ai vostri piedi, potenzialmente fino ai monti del Pollino (visibile in situazioni particolari). Difficile da raccontare con le foto, ancora di più con le parole, è una di quelle esperienze che riescono a dare pace e soddisfazione come poche.

Questo è per noi Montalto, da trattare con rispetto e senza improvvisazioni in quanto luogo accessibile sì, ma mai banale e pur sempre abbastanza isolato, con il primo centro abitato, Gambarie, a quasi 17km. Uno dei luoghi giusti per iniziare ad amare l’Aspromonte.

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