Occhi puntati sul carcere di Gazzi e sugli ultimi gesti dell'assassino di Sara Campanella. Le parole dei legali e la necessità di bandire ogni parola di odio
MESSINA – Da una quindicina di giorni Stefano Argentino non era più sottoposto a un regime d’attenta sorveglianza. Era in cella con altri detenuti. Aveva ripreso a mangiare e su di lui ci sono le relazioni degli psicologi. Ora. sulla sua morte in carcere, ieri a Gazzi, è stata aperta un’indagine, Il 27enne assassino della studentessa Sara Campanella, secondo la prima ricostruzione, si sarebbe allontanato intorno alle 17 dagli altri detenuti. Ed è stato poi trovato dagli agenti di polizia penitenziaria impiccato, con le lenzuola, nel bagno della sua cella. L’ipotesi è quella del suicidio ed è stata disposta l’autopsia. Da verificare anche il passaggio dal regime speciale dell’attenta sorveglianza alla convivenza con altri detenuti.
Argentino aveva confessato pochi giorni dopo il femminicidio, avvenuto sul viale Gazzi, a Messina, il 31 marzo scorso.
L’avvocato di Stefano Argentino: “Lo Stato dovrà sentirsi responsabile”
Per l’avvocato di Argentino, Giuseppe Cultrera, si tratta del “triste, drammatico epilogo di una storia di cui si supponeva gia il finale. Sara è stata uccisa, Stefano si è tolto la vita e l’unica responsabilità è da attribuire allo Stato. Io avevo chiesto una perizia psichiatrica perché avevo compreso Stefano e i suoi problem. Mi ero fatto portavoce degli stessi fuori dal carcere e il gip me l’ha negata. Avrebbe potuto salvare almeno una delle due vite, invece lo Stato dovrà sentirsi responsabile del misfatto”.
Continua l’avvocato Cultrera: “Auspico solo che le due famiglie, accomunate da un immane dolore di un destino avverso, possano trovare la pace terrena in un abbraccio silenzioso di dolore, antefatto ed epilogo di un qualcosa che non sarebbe mai dovuto succedere e che avrebbe potuto essere evitato. La famiglia è sotto shock, è sgomenta e, al di là della gravità delle accuse confessate e alle quali Stefano non si era sottratto, si è stretta nel cordoglio per piangere un figlio, un fratello, un nipote”.
“Pietà per il gesto di Argentino ma l’impegno contro i femminicidi continua in memoria di Sara”
Parole di grande saggezza e sensibilità sono arrivate da Cettina La Torre, Filippo Barbera e Riccardo Meandro, legali della famiglia di Sara Campanella: “Con la sua morte, Stefano Argentino ha interrotto bruscamente il percorso giudiziario che avrebbe accertato le sue responsabilità per il femminicidio di Sara Campanella: il gesto, oggi, lascia spazio solo alla pietà ma non ferma tuttavia la nostra battaglia.
Continueremo a lottare, nella memoria di Sara, per far sì che la sua storia non venga dimenticata. Il suo sacrificio deve restare un monito per la società, un’occasione per riflettere sulla piaga della violenza sulle donne. È in nome di Sara e di tutte le vittime di femminicidio che chiediamo un impegno sempre maggiore e concreto per prevenire e contrastare questa barbarie”.
La prima udienza avrebbe dovuto essere il 10 settembre
Nel mese di luglio era stato deciso il giudizio immediato per il femminicidio della 22enne. La prima udienza del processo si sarebbe tenuta il 10 settembre alla Corte d’assise di Messina. La studentessa era stata colpita da cinque coltellate, nei pressi del Policlinico, da Argentino, un collega di Università che manifestava attenzioni morbose nei suoi confronti.
Secondo i magistrati, il 27enne di Noto aveva premeditato il delitto. Il progetto di morte, secondo la Procura di Messina, risale almeno all’ottobre precedente, cinque mesi prima dell’omicidio. Tra le prove, secondo il pool di magistrati, anche delle ricerche online di coltelli. L’arma non è mai stata trovata ma quella lama cercata e trovata su Internet dall’imputato è compatibile con i cinque colpi inferti alla giovane di Misilmeri. Le indagini, in questi mesi, sono state affidate ai carabinieri del Comando provinciale di Messina, guidati da Lucio Arcidiacono.
L’impegno culturale contro i femminicidi e la necessità del silenzio
Mentre si ricostruiscono le ultime ore e i gesti di Argentino in carcere, deve prevalere il silenzio. Nessuna manifestazione di odio e nessuna parola fuori posto riporteranno in vita Sara. Come hanno evidenziato i legali della famiglia Campanella, accanto alla “pietà per il gesto”, occorre un impegno costante, quotidiano contro i femminicidi e per un cambiamento culturale profondo.
Per onorare la memoria di Sara teniamoci fuori dalla barbarie
Qualunque parola inneggiante alla vendetta e all’occhio per occhio, sui social e ovunque, ci riporta indietro a quella barbarie da cui dobbiamo tenerci fuori. Nel nome del diritto, della giustizia e per onorare la memoria di Sara Campanella. L’impegno per far prevalere una cultura della vita, e non della morte, inizia dalle parole che usiamo.

SONO D’ ACCORDO CON IL DIRETTORE…..QUANDO AVVENNE L’ OMICIDIO DI SARA, EBBI PAROLE DI CONDANNA ,SENZA PIETÀ VERSO IL SUO ASSASSINO, MA NON AVREI VOLUTO QUESTO EPILOGO. MI TORNA IN MENTE UNA FRASE DI SARA….IL MALATO MI SEGUE…..CON LA SUA GIOVANE ETÀ E CON LA SENSIBILITÀ CHE LA CONTRADDISTINGUEVA ,ERA STATA FORSE L’ UNICA ,AD AVER COMPRESO CHE EFFETTIVAMENTE LUI NON STESSE BENE E CHISSÀ, MAGARI ANCHE PER QUESTO NON LO AVEVA DENUNCIATO….DOMANDE,INTERROGATIVI CHE LASCIANO SOLO LA RISPOSTA CON IL TRAGICO EPILOGO DELLA FINE DELLA VITA ,PER QUESTI DUE GIOVANI RAGAZZI …..ATTENZIONE ALLE PAROLE CHE USIAMO DICE GIUSTAMENTE IL DIRETTORE, SPECIE SUI SOCIAL AGGIUNGO IO…..FERISCONO ,”UCCIDONO” ,E PROPAGANO IL MALE,E L’ ODIO CHE STA DISTRUGGENDO LA NOSTRA UMANITÀ ,CHE VA INVECE PRESERVATA MANTENUTA,E USATA SEMPRE, IN QUALUNQUE CIRCOSTANZA ,DENTRO OGNUNO DI NOI!!!