«Dateci la forza per continuare a credere nelle istituzioni e nella nostra terra». Una voce di dissenso rompe il silenzio di tanti studenti

«Dateci la forza per continuare a credere nelle istituzioni e nella nostra terra». Una voce di dissenso rompe il silenzio di tanti studenti

Danila La Torre

«Dateci la forza per continuare a credere nelle istituzioni e nella nostra terra». Una voce di dissenso rompe il silenzio di tanti studenti

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martedì 08 Novembre 2011 - 23:59

L’appello arriva da un laureando di Scienze politiche, che ha inviato a Tomasello una lettera/sfogo, nella quale critica l’atteggiamento dell’Università sul caso che riguarda la sua facoltà, esprimendo senza remore quell’amarezza, quelle speranze e quell’inesauribile voglia di cambiamento che possono appartenere solo all’espressione più pulita delle giovani generazioni

Spesso si dice che i giovani d’oggi sono privi di valori, disinteressati a ciò che gli accade attorno e concentrati solo sugli aspetti frivoli della vita. A volte, purtroppo, è davvero così; ma altre, invece, ci si trova davanti a ragazzi che ti sorprendono per la loro genuinità e per l’ardore col quale lottano per un presente più “giusto” ed un futuro migliore. Quello a cui tutti, giovani e meno giovani, aneliamo. Sembra essere questo il caso di Francesco Barone, studente di Scienze Politiche ormai prossimo alla laurea, che non rimane indifferente a quanto sta accadendo in questi giorni all’Università di Messina e soprattutto nella facoltà di Scienze politiche, dove altri studenti, suoi colleghi, hanno conseguito un laurea “incompleta” perché il corso frequentato era sprovvisto di alcune materie considerate fondamentali dal Ministero. Francesco ha, infatti, deciso di rompere il silenzio, sotto cui tutto sembra passare, e di scrivere a colui il quale rappresenta in questo momento l’Ateneo peloritano, il rettore Francesco Tomasello, sottolineando come nella specifica e paradossale vicenda che si sta consumando a Scienze politiche ci sia stata assoluta mancanza di «chiarezza e cristallina trasparenza» da parte dell’Università. Un’accusa grave ma esternata con toni pacati perché questo studente non si arrende e vuole continuare a credere nelle istituzioni e nella sua amata terra, la Sicilia. Tuttavia, quel che colpisce è che si tratti di un appello solitario: dove sono gli altri studenti? Perché nessuno, anche tra gli universitari che siedono nei vari organi rappresentativi, ha sentito il bisogno di prendere posizione su questo ed altri fatti che mettono in cattiva luce l’Università di Messina? E’giusto accettare passivamente tutto ciò che accade per non rompere comodi equilibri? Francesco Barone rimarrà un caso isolato o altri suoi coetanei seguiranno il suo esempio? Chissà. Nel frattempo vi proponiamo la sua lettera, che vale la pena di essere letta:

«Magnifico Rettore dell'Università di Messina, mi vorrà perdonare la mia impertinenza ed il mio tono poco formale, ma non potevo esimermi dall'inviarle almeno una mail. Sono uno studente di scienze politiche e sto finalmente per laurearmi. Ho appreso con molto dispiacere della situazione venutasi a creare e con sdegno sono riluttante a piegarmi alla soluzione, dalla mia facoltà, trovata. Non è stata fatta nessuna comunicazione ufficiale dell'avvenuto e tutto ciò che conosco è frutto solo di passaparola e confidenze. Io credo che l'università non possa non avere un atteggiamento di chiarezza e cristallina trasparenza. Avrei gradito che mi fosse spiegata la situazione e non che mi fosse additata la colpa visto che studenti, uguali a me, si sono già laureati con gli stessi miei esami. Io scapperò via dalla mia terra e andrò a continuare il mio percorso di studi al nord o fuori dall' Italia con un tremendo magone, ma avendo, con tutto me stesso, cercato un dialogo e trovato un muro non vedo via d'uscita alla triste situazione che si è venuta a creare e che permane da tempo. La Sicilia avrebbe bisogno di un cambiamento, che sgorghi da animi puliti e impetuosi come quelli dei miei coetanei. Molti esempi ci danno la forza per continuare a credere che un'altra Sicilia è possibile, ma quando le istituzioni si pongono in contrasto e ti deludono, allora, vengono meno i principi e la sana spinta che ogni giorno apprendiamo dai nostri studi. Il mio percorso di conoscenze mi insegna a lottare per le mie idee e per i miei diritti e quindi urlerò a gran voce fino a quando il mio corpo resisterà e le mie corde vocali avranno respiro. Non sono uno stupido idealista, ma un giovane testardo che ha voglia di rimanere nella sua terra e migliorarla. Mi permetta, la prego, di riavere fiducia nei miei principi e nella mia lotta per il cambiamento di questa terra "tanto bella quanto disgraziata". Le chiedo, con il cuore e con il cervello, di parlare con noi studenti e trovare una soluzione dignitosa e permetterci di credere in questo nostro progetto di rivalutazione del territorio invogliandoci a rimanere. Io non voglio scappare, voglio esser fiero della mia provenienza. Voglio che la mia generazione riporti in alto la trinacria ridandole una dignità. Abbiamo bisogno di modificare il nostro atteggiamento su tutti i versanti e cominciare a far luce sull'istruzione e sul nostro iter di formazione potrebbe servire da sprono per sostenere le sfide che ci aspetteranno nella vita. "Siate voi il cambiamento che vorreste vedere nel mondo"; ecco, dateci la forza per continuare a credere nelle istituzioni e nella nostra terra».

Cordialmente lo Studente Francesco Barone.

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