Messina. Accuse e repliche: il caso liquidazione della Patrimonio Spa

Messina. Accuse e repliche: il caso liquidazione della Patrimonio Spa

Giuseppe Fontana

Messina. Accuse e repliche: il caso liquidazione della Patrimonio Spa

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lunedì 07 Marzo 2022 - 07:05

Si parla ancora della liquidazione, votata favorevolmente a dicembre dal Consiglio comunale. Il capogruppo del Pd: "Nessuna compravendita fatta dalla società"

MESSINA – La vicenda della liquidazione della Patrimonio s.p.a. continua a tenere banco. Dopo le accuse delle scorse settimana e il voto favorevole del Consiglio, andato contro la società partecipata, sono proprio quei vertici attaccati a più riprese da Pd, M5s, LiberaMe e altri partiti messinesi a rispondere. Una replica che arriva a poche ore dal nuovo attacco portato avanti dal Partito Democratico attraverso le parole di Alessandro Russo, consigliere comunale.

I vertici della società si difendono

La società spiega che “la Patrimonio Messina Spa si occupa della gestione dell’inventario, della predisposizione del Piano di alienazione, della valorizzazione anche dei beni confiscati alla criminalità organizzata, provvede altresì all’istruttoria di quelle pratiche e servizi – prima di competenza esclusiva del Dipartimento Patrimonio e Politiche della casa – quali la trasformazione del diritto di superficie in proprietà, del rilascio dei certificati rimozione dei vincoli prezzo massimo di cessione, immissione in possesso immobili, pareri di congruità e svolge anche attività di gestione amministrativa e finanziaria del patrimonio immobiliare comunale di edilizia residenziale pubblica e assimilati”.

Patrimonio s.p.a.: “Nata per porre ordine in materia delicata”

Nella nota la Patrimonio parla di aver ripristinato il software in uso al Comune, migliorato i servizi, aggiornato l’inventario di immobili e perfezionato le posizioni catastali. “La società nasce principalmente per porre fine alla situazione di storica criticità, in alcuni casi di vera e propria mala gestio, nella ricognizione e catalogazione del patrimonio immobiliare del comune di Messina, criticità più volte evidenziate e denunciate dalla Corte dei conti. Da sempre il tentativo di porre ordine in questa delicata materia, ha trovato agguerriti avversari anche all’interno del Palazzo. Ciò forse spiega ma non giustifica le infinite polemiche sulla neonata società”.

Russo: “Compravendite portate avanti da dipartimenti comunali”

Diverse, invece, le accuse mosse da Alessandro Russo: “La Patrimonio Messina spa nasce nel 2019. Aveva l’obiettivo di valorizzare e dismettere dove possibile gli immobili del Comune. Ma mentre Cateno De Luca per tre anni ha strombazzato le attività di questa società come la panacea della gestione del patrimonio immobiliare, rispetto a un presunto passato durante il quale il comune non vendeva immobili, ci si aspettava che questa Patrimonio s.p.a vendesse veramente questo patrimonio e velocizzasse l’iter. Ma cosa abbiamo scoperto in seguito a un’interrogazione fatta da me a nome del Partito Democratico e di LiberaMe? La risposta del dottore De Francesco, il dirigente del dipartimento, è che non solo non è stato fatto in 3 anni un solo atto di compravendita di immobili da parte della Patrimonio, ma i pochi contratti di compravendita fatti sono stati realizzati dai dipartimenti comunali e dai suoi funzionari, non dalla Patrimonio”.

“Cos’ha fatto questa società in questi anni?”

“Cos’ha fatto questa società in tutti questi anni? Sappiamo solo che in tre anni abbiamo pagato tutte le indennità dei consiglieri di amministrazione. Perché è una società senza dipendenti, ne ha 4 in distaccamento da altri enti come Messina Servizi o dal dipartimento comunale, ma ha 3 consiglieri di amministrazione. Paghiamo più questo che i dipendenti stessi, che non sono della Patrimonio s.p.a.”. Russo insiste: “Ma quindi se tutti questi immobili sono stati venduti dai dipartimenti comunali, che ce la teniamo a fare questa partecipata? Motivo per cui siamo rafforzati nella convinzione di aver votato bene a favore della liquidazione”.

Russo: “Presidente e cda usano soldi pubblici per ricorso al Tar”

Il consigliere del Pd prosegue analizzando la vicenda e rivolgendosi ai messinesi: “I cittadini dovrebbero riflettere che nonostante questo unico, vero e incontrovertibile fatto, cioè lo 0 di appartamenti venduti, nonostante le fiabe di Cateno De Luca, il presidente e il cda ancora in carica ha fatto un ricorso al Tar contro la delibera che li liquidava, utilizzando soldi pubblici. Quindi non solo ci costa ma non produce nulla, perché in tre anni ha prodotto 0, ma ci costerà anche in termini di ricorsi al Tar. I cittadini devono sapere che paghiamo un ricorso al Tar contro il Consiglio comunale che rappresenta i cittadini. Penso sia il punto più basso della gestione De Luca”.

Russo: “Vicenda grave, ora si attendono i ricorsi”

Tutta la vicenda si incentra adesso sui ricorsi. “Questa è una vicenda amministrativa che andrà avanti al Tar – spiega Russo – e fino ad allora la delibera ha un suo valore, una sua efficacia. Stanno operando in una fase di intermezzo”. Ciò significa che vengono ancora retribuiti i membri del cda e il presidente della Patrimonio s.p.a.: “Non ci sono materialmente dei dipendenti, perché l’unico bando fatto è stato poi fermato e perché chi attualmente fa parte della società proviene da altri enti. Questo è ancora più grave, stiamo pagando solo il consiglio d’amministrazione”.

Il caso Patrimonio mentre si parla dell’amministratore unico di Atm e Amam

E sui consigli di amministrazione si parla ormai da giorni, con le modifiche agli statuti prima di Atm e poi di Amam per procedere a inserire un amministratore unico: “Noi vorremmo procedere all’accorpamento dei consigli d’amministrazione sotto l’amministratore unico. I cittadini devono sapere che, checché ne dica Cateno De Luca, ogni consigliere d’amministrazione costa 25 o 30mila euro l’anno ciascuno. Pensate quanti soldi sono. Non è un tema se il cda risponde al telefono a un consigliere, ma il tema è: quanto costano per fare un servizio che potrebbe svolgere una sola persona?”

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Un commento

  1. Ma chi li ha i soldi di acquistare gli appartamenti comunali? Se sono dati a persone che non pagano neanche i cinquanta euro al mese di affitto, come possono accollarsi un mutuo? Pur di fare polemica non ci si ricorda che il regolamento comunale prevede affitti irrisori per persone indigenti. Per me sarebbe grave il contrario, se fossero stati affittati appartamenti a prezzi calmierati a chi aveva entrate tali da poter stipulare un mutuo.

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