Messina. "No alla militarizzazione della Zona falcata"

Messina. “No alla militarizzazione della Zona falcata”

Marco Olivieri

Messina. “No alla militarizzazione della Zona falcata”

venerdì 21 Novembre 2025 - 15:00

L'attivista Antonio Mazzeo cita documenti del ministero della Difesa riguardo all'avvio di lavori della Marina militare. Appello al sindaco da Rifondazione comunista

MESSINA – “Una militarizzazione a Messina della Zona falcata. Nella più totale disattenzione delle istituzioni, dell’amministrazione comunale e delle forze politiche, sociali e sindacali, il ministero della Difesa sta per portare a termine un programma multimilionario che rafforzerà i processi di militarizzazione del territorio”. A sosternerlo è l’attivista Antonio Mazzeo nel suo blog, che invita invece a valorizzare e difendere “un’area di immenso valore paesaggistico e storico-architettonico”.

Scrive Mazzeo: “Il Segretariato generale della difesa e la Direzione nazionale degli armamenti dello Stato maggiore della Difesa ha infatti avviato l’iter per l’avvio dei “lavori di adeguamento infrastrutturale della base navale di Messina per garantire l’ormeggio di nuove unità navali tipo PPX”. La base della Marina militare della città dello Stretto è destinata ad ospitare, “prevedibilmente” dal 2026, i pattugliatori d’altura di nuova generazione in via di realizzazione dalla società Osn – Orizzonte Sistemi Navali, joint venture dei colossi del comparto militare-industriale Fincantieri SpA (51%) e Leonardo SpA (49%). La realizzazione dell’Hub militare del mare di Messina vede come general contractor l’Associazione temporanea di imprese (Ati) composta da Fincantieri Infrastrutture Opere Marittime di Genova e Finso (Fincantieri Infrastrutture Sociali) SpA di Firenze e come progettista F&M Ingegneria SpA di Mirano (Venezia)”.

Il progetto prevede la realizzazione, “in ampliamento a quella attuale, che verrà comunque conservata sul lembo lato terra”, di una nuova banchina della lunghezza totale di 210 metri ad integrazioni delle attuali banchine del Forte, Pontile Comando e Pontile Commissariato. Parallelamente alle opere marittime si realizzeranno interventi a terra da “destinare al mantenimento tecnico/operativo delle navi attraverso la realizzazione di magazzini/depositi, uffici, edifici destinati alla logistica quali alloggi, mense, attività ricreative ed uffici per il personale”.

“Nel 2026 i pattugliatori di nuova generazione”

Sul progetto prende posizione il Partito della Rifondazione comunista Sicilia e il circolo “P. Impastato” del Prc Messina contro l’Hub di guerra della Marina militare italiana. Si legge in una nota firmata da Tania Poguisch, segretaria regionale Prc Sicilia, e da Antonio Currò, segretario del circolo: “Per i messinesi la Zona falcata è stata sempre impregnata di miti. Una zona che ha la forma naturale della falce con la Madonnina messa, nella sua aurea dorata, sulla punta a proteggere Messina e i messinesi. Chi arriva a Messina con i traghetti la guarda nella sua bellezza “falcata” e non la conosce realmente come luogo da vivere perché vi hanno accesso solo i militari. Strazianti e pieni di nostalgia alcuni passaggi descrittivi di quel pezzo di mare che troviamo nel mitico Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo. Un luogo che può accogliere biblioteche e centri studi per la ricerca perché quello spazio è un pozzo senza fondo dal punto di vista architettonico e scientifico. I tempi previsti sono brevi e Messina sarebbe destinata ad ospitare dal 2026 i pattugliatori di nuova generazione la cui realizzazione è in mano ai più importanti comparti militari ben noti in questo settore come Fincantieri e Leonardo Spa. Siamo di fronte all’ennesimo tentativo di rendere la Sicilia Hub militare per interessi strategici che invocano guerre permanenti ed economie di guerra”.

Cosa prevede il progetto a Messina

Ma torniamo a quanto scrive Antonio Mazzeo: “Più specificatamente le opere a mare prevedono l’ampliamento della sola banchina Comando con impalcato su pali, interessando anche porzioni di banchina adiacenti, così da poter ospitare quattro navi tipo O.P.V. di nuova generazione di cui due dislocate permanentemente e due temporaneamente/di passaggio; tale attività non comporterà scavi di dragaggio. Relativamente alle opere a terra, i progettisti prevedono la “ristrutturazione (o risanamento conservativo ove possibile) degli edifici, la riqualificazione ambientale delle aree contermini e dei sottoservizi (fognature, depurazione, ecc), necessari a garantire un sufficiente supporto operativo e logistico”. In verità il “risanamento conservativo” interesserà solo gli edifici che attualmente ospitano la “Palazzina I” (Villa Ammiraglio da destinare ad alloggi per gli Ufficiali) e il Cinema – sala congressi. Verranno invece demoliti e ricostruiti ex novo le Palazzine ex Lante, De Lutti, “N” (destinate tutte ad alloggi per il personale militare); l’ex Magazzino doganale; i Magazzini SCC64 e SCC65; la Mensa di servizio; l’Infermeria presidiaria; il Complesso sportivo; lo Spogliatoio tennis; la Palestra; i Campi da calcio e basket; l’Officina S.E.N.; la Cabina elettrica. Come dire sarà pesantemente modificata l’urbanistica e la stessa skyline della Zona Falcata di Messina”.

“Del programma di trasformazione urbana e rafforzamento dei dispositivi militari sembra che non se ne siano accorti nessuno in città”. Ma, aggiunge Mazzeo, “fortunatamente con nota del 10 novembre del 2025, la Direzione generale delle Valutazioni ambientali del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha sollevato più di un dubbio sull’impatto ambientale delle opere in via di realizzazione”.

Da qui l’appello del Partito della Rifondazione comunista: “Chiediamo a tutte le forze politiche e al sindaco Federico Basile di intervenire affinché Messina non subisca l’ennesimo tentativo di snaturare aree che sono preziose per il futuro. Già Messina vive una forte emigrazione e i continui tentativi di appaltare lavori a colossi esterni avallano una politica tesa a colonizzare i territori e a distruggerli. Fermiamo questo ennesimo orrore”.

Il recupero della Zona falcata

Nel frattempo, tocca a Invitalia occuparsi della gestione dell’appalto milionario per il recupero della Zona falcata. Il commissario dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto, Francesco Rizzo, ha sottoscritto la convenzione con l’Agenzia nazionale per lo sviluppo. L’obiettivo è di arrivare alla pubblicazione del bando per l’affidamento delle opere entro fine anno. Lo scorso mese di ottobre il commissario Rizzo insieme ai tecnici e ai responsabili del progetto, aveva effettuato un sopralluogo nell’area. Il progetto, dal valore di oltre 20 milioni di euro, prevede la rimozione di rifiuti e materiali contaminati, la demolizione di strutture dismesse e la bonifica dell’area. I fondi per la bonifica sono stati stanziati dal Cipess.

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3 commenti

  1. Emanuele Ferrara 21 Novembre 2025 15:42

    E’ stata sempre terra di nessuno! Adesso vogliono militarizzarla! Bel progetto turistico paesaggistico! Complimenti a tutti! Così ancora una volta la zona più bella quasi sconosciuta ai messinesi verrà ghettizzata e consegnata ai militari! Bella roba! E tutti zitti in questa città di morti viventi!

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  2. Adesso é una zona inutilizzabile….e ci sono le solite chiacchiere. Tante.
    La base di marisicilia negli anni ha perso
    prestigio,navi,dipendenti.
    Grave danno all economia della città.
    Sono venuti a mancare centinaia di stipendi per non parlare dell indotto.
    Se, nel rispetto assoluto delle regole, dovessero tornare n
    avi,personale,lavoro etc etc la cittá ne avrebbe solo un beneficio.

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  3. Insomma come al solito esistono i bastian contrari solo su base ideologica.
    In quel lembo di territorio già sono presenti le unità della Guardia di Finanza , della Guardia Costiera e saltuariamente unità della Marina Militare, quindi era, è rimarrà zona militare, nulla di nuovo. Se poi ripristinare – ristrutturare – ricostruire – alloggi – palazzine – palestra – campo sportivo – banchina ormeggio, è un danno per la città di Messina, allora chi la pensa così rema chiaramente contro la città. Quando la Base Navale era in piena attività, con la presenza dell’Alto Comando – Marisicilia – in sede, la base era vissuta da tante famiglie, militari di ogni ordine e grado e pure l’Arsenale aveva una maggiore attività e produzione. Come già è stato detto, importanti erano i posti di lavoro e l’indotto che si forniva alla città, quindi se si tornasse ad una maggiore presenza di Unità Navali della Marina Militare, con relativo personale, tutta la città ne avrà beneficio. E si può stare sicuri che il Forte San Salvatore e la Lanterna del Montorsoli saranno, come già avviene oggi, visitabili nelle occasioni programmabili. I bastian contrari, si interessassero di più per la bonifica del resto di tutta la Zona Falcata, quella si che ha bisogno di grande attenzione e spinta affinchè avvenga in tempi continuativi e brevi.

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