Chi sono i fratelli già coinvolti nell'operazione Beta, legati a Santapaola-Romeo e cosa la Dia ha messo sotto chiave
Messina – Nuovi guai giudiziari per i fratelli Antonino e Salvatore Lipari, attivi nel settore della distribuzione dei farmaci e considerati legati al clan Santapaola di Catania, in particolare alla “diramazione” messinese dei Romeo.
La Direzione Investigativa Antimafia di Messina ha sequestrato beni stimati in un milione di euro complessivi, su esecuzione del decreto siglato dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina. La richiesta è della Direzione distrettuale investigativa che due anni fa aveva già richiesto ed ottenuto la sorveglianza speciale per entrambi i fratelli, con obbligo di soggiorno a Messina per 4 anni.
Chi sono i fratelli Lipari
Antonino e Salvatore Lipari erano stati coinvolti nell’operazione Beta, scattata in due tranche tra il 2017 e il 2018, che ha ricostruito gli affari e le coperture istituzionali del ramo messinese di Santapaola, attivo a Messina attraverso la famiglia Romeo. La tesi della Procura messinese, cristallizzata nelle condanne definitive di entrambi, è che i due sono stati favoriti negli affari dalla caratura criminale dei familiari, i Romeo appunto (leggi qui i dettagli delle accuse ai fratelli Lipari). I due sono stati condannati definitivamente a 8 anni, nel 2021.
Le indagini della Dia
La Direzione investigativa antimafia ha però continuato ad indagare su di loro e, attraverso approfondimenti investigativi patrimoniali, hanno ricostruito il patrimonio accumulato dai due. Patrimonio che si ritiene accumulato attraverso le attività illecite dei quali i Lipari sono stati accusati e rispetto al quale non c’è proporzione coi redditi dichiarati negli stessi anni.
Appartamenti e buoni postali sotto chiave
Sono quindi scattati i sigilli su tre appartamenti e un box a Messina e provincia, un esercizio commerciale in pieno centro cittadini, secondo le indagini gestito effettivamente da uno dei due fratelli anche se formalmente intestato alla madre. Sono stati inoltre sequestrati molti rapporti finanziari, prevalentemente costituiti da buoni fruttiferi postali.
