Muti entusiasma il pubblico del Teatro Antico con l’esecuzione del capolavoro sinfonico di Schubert

Muti entusiasma il pubblico del Teatro Antico con l’esecuzione del capolavoro sinfonico di Schubert

giovanni francio

Muti entusiasma il pubblico del Teatro Antico con l’esecuzione del capolavoro sinfonico di Schubert

venerdì 16 Luglio 2021 - 11:39

Non accade spesso di assistere dal vivo all’esecuzione della Sinfonia n. 9 in do maggiore “La Grande” D. 944 di Franz Schubert: la lunghezza, la difficoltà tecnica, specie per quanto riguarda l’ultimo movimento, la problematicità interpretativa, in particolare il secondo movimento, sono tutti elementi che ne scoraggiano l’esecuzione. È stata pertanto un’occasione imperdibile ascoltarla al Teatro Antico di Taormina, dalla magica bacchetta del nostro Riccardo Muti, davvero in gran forma nel dirigere quel gioiello da lui fondato, ovvero l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, occasione colta dal pubblico, che ha gremito il Teatro, se pur con le limitazioni dovute alle rigide regole anti-Covid.

Il concerto, rappresenta l’anteprima del “BellininFest”, il Festival dedicato a Bellini, il cui calendario è ricco di interessanti eventi, dei quali, ovviamente, la performance di Muti rappresenta quello di punta.

L’omaggio a Vincenzo Bellini è stato tributato col primo brano eseguito, la Sinfonia da “Norma”, probabilmente la più famosa Sinfonia, che introduce la più celebre e amata delle opere del compositore siciliano. Impeccabile l’esecuzione, elegante e precisa, un plauso particolare ai fiati, strumenti ai quali è riservato un ruolo particolarmente impegnativo in questo capolavoro, e ascoltando i giovani musicisti dell’Orchestra Cherubini si è intuito immediatamente che eravamo in procinto di assistere ad una strepitosa esecuzione della sinfonia di Schubert, ove i fiati sono fondamentali già dall’incipit del primo movimento.

Terminata probabilmente nel 1826, due anni prima della morte del musicista, ritrovata fra le carte, ricevute in eredità dal fratello di Schubert Ferdinand, da Rober Schumann, lo stesso musicista, resosi conto dello stupefacente capolavoro che aveva di fronte, inviò la partitura della Sinfonia n. 9 in do maggiore a Felix Mendelssohn, allora direttore dell’Orchestra della Gewandhaus di Lipsia, ma l’opera fu ritenuta troppo difficile, in particolare l’ultimo movimento, per cui la prima esecuzione pubblica vide rappresentati solo i primi due tempi.

È proprio di Schumann, fine critico musicale, oltre che musicista, il commento più significativo a questa sinfonia, pubblicato nella rivista “Neue Zeitschrift fur Musik” (Nuova rivista di musica) per cui ne riporto volentieri alcune frasi: “…Chi non conosce questa Sinfonia conosce ancor poco Schubert….Si può ben credere che il mondo esteriore, oggi con la sua luce, domani con le sue ombre, penetri nell’intimo del poeta e del musicista; ma in questa Sinfonia si cela qualcosa di più di una semplice melodia e dei sentimenti di gioia e di dolore che la musica ha già espresso altre volte in cento modi; essa ci conduce in una regione dove non possiamo ricordare d’essere già stati prima; per consentire in tutto ciò, si deve ascoltare profondamente una simile opera”. Nella stessa recensione Schumann conia il celebre epiteto di “Divina lunghezza”, citato anche da Muti alla fine della sua esecuzione.

Il primo movimento – “Andante-Allegro ma non troppo”- inizia con uno splendido assolo del corno, dal sapore prettamente romantico, e la lunga, solenne, introduzione, sfocia naturalmente nell’Allegro, brano assai elaborato, ove si succedono svariati temi, tutti tipicamente schubertiani e uno più bello dell’altro, che procedono per accumulazione, procedimento compositivo diverso dalla tradizionale Forma Sonata, della quale viene comunque osservata la struttura, ma con arditi e modernissimi accostamenti tonali. L’accumulo dei temi fa sì che il brano sembra non poter finire mai, e in questo si comprende la definizione di Schumann “E questa divina lunghezza della sinfonia, è come uno spesso romanzo in quattro volumi di Jean Paul, che non finisce mai, per l’ottima ragione di lasciar creare il seguito al lettore”.

Indimenticabile l’”Andante”, dalla caratteristica cadenza ritmica, sulla quale si sviluppano dei temi di grande ispirazione, ora intimi, ora solenni, ora malinconici, un brano che da solo potrebbe rappresentare tutta la poetica musicale schubertiana.

Molti sono i critici che sostengono che la Sinfonia n. 8, “Incompiuta”, sia composta da soli due movimenti perché Schubert, dopo tali elevate altezze, non riuscì a comporre altri due movimenti della stessa grandezza. Non sapremo mai se ciò corrisponda al vero, ma è certo che nella Nona Sinfonia Schubert riuscì nell’impresa di comporre due movimenti conclusivi perfettamente all’altezza dei primi.

Il brioso “Scherzo. Allegro vivace” contiene un Trio caratterizzato da uno dei temi più dolci e teneri composti dal musicista.

L’“Allegro vivace” che conclude la “Grande” ha un carattere gioioso, con l’indimenticabile e deliziosa marcetta del secondo tema, ed è un brano di notevole difficoltà esecutiva, che ha esaltato le doti dei giovani musicisti dell’Orchestra Cherubini.

Eccellente la direzione di Riccardo Muti, dal gesto sempre sobrio e molto elegante. Una interpretazione classica, direi “mozartiana”, con una straordinaria tenuta dei tempi, compassata, senza accelerazioni nei numerosi crescendo, ai quali Muti ha saputo conferire una meravigliosa solennità.

Un plauso a questo gigante della direzione d’orchestra contemporanea, anche per aver forgiato sotto le sue mani una orchestra giovanile di eccellente valore. Ovazioni del pubblico, per il quale Muti ha rieseguito, come bis, la Sinfonia della “Norma”, un grande inizio del Festival dedicato a Bellini.

Un commento

  1. Solo io ho colto l’evidente fastidio con cui il ” maestro ” ha salutato il pubblico del teatro, forse infastidito dal fatto che questo fosse semivuoto ? O la supponenza con la quale ha brevemente intrattenuto gli intervenuti, solo quelli delle prime file, che hanno potuto sentire il suo discorso a bassa voce e senza microfono. Da profano, finora il bis eseguito utilizzando una parte del concerto già suonato l’avevo sentito solo da parte di principianti.

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