Il ciclista racconta al Corriere gli anni giovanili in riva allo Stretto, il rapporto con la Sicilia e il suo sguardo sulla Messina di oggi
Messina – Per Vincenzo Nibali Messina è la città d’origine, il posto da cui è partito ma dove torna sempre, la città dei suoi genitori e che mostra con orgoglio a sua figlia. “E’ u megghiu postu du munnu”, dice con orgoglio al Corriere della Sera. Il quotidiano riporta un’intervista al ciclista che si racconta e racconta in particolare del rapporto con la sua Sicilia e gli anni giovanili in riva allo Stretto.
Le armi a scuola
Proprio nel giorno in cui i recenti sviluppi sul caso di Michele Lanfranchi ripropongono l’allarme sulla pericolosa disponibilità di armi tra i giovanissimi di Messina, Nibali racconta che a scuola alcuni dei suoi compagni ne possedevano.
Una infanzia che poteva sfociare in due direzioni
“Leggendo della sparatoria di Monreale, dei tre giovani uccisi da un diciannovenne armato, ho pensato a quant’è stretto il bivio tra le direzioni che puoi prendere. Messina non era una città mafiosa o particolarmente violenta ma avevo compagni che venivano a scuola con la pistola nello zaino”, confessa il campione al Corriere. L’atleta messinese oggi “debutta” anche tra i protagonisti del celebre fumetto Disney Topolino, che gli dedica una storia e una copertina.
“Messina u megghiu postu nto munnu”
Nel faccia a faccia col giornalista Vincenzo Nibali racconta della sua infanzia, di alcuni comportamenti al limite, delle richieste di pizzo ai suoi genitori, gestori di una nota cartoleria di centro città. Ma anche del suo ritrovato rapporto con Messina, dello sguardo nuovo con cui la osserva oggi, che ha più tempo anche per conoscere l’intera Sicilia. “In aprile ho viaggiato in Sicilia con la famiglia per mostrarla bene a Emma e Miriam, le bambine. A due anni dal ritiro, il primo viaggio da turista della vita: Cefalù, la valle dei Templi di Agrigento, la Villa del Casale di piazza Armerina. Tornando a casa siamo passati davanti al Museo Regionale ed Emma mi ha chiesto cosa ci fosse da vedere. C’è Antonello, le ho detto, un gigante della storia dell’arte. Quando la vedi tramite Antonello o dalle grandi foreste dei Peloritani, Messina è davvero u megghiu postu nto munnu”, confessa il ciclista.

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