Atm, Massaro replica alle condanne per interruzione di pubblico servizio: "Caccia alle streghe per distrarre l'attenzione"

Atm, Massaro replica alle condanne per interruzione di pubblico servizio: “Caccia alle streghe per distrarre l’attenzione”

Atm, Massaro replica alle condanne per interruzione di pubblico servizio: “Caccia alle streghe per distrarre l’attenzione”

Tag:

mercoledì 25 Gennaio 2012 - 12:16

Il segretario regionale Orsa, tra i quarantanove condannati per i fatti del 6 novembre 2008, difende lavoratori e sindacalisti, rilanciando: "Azienda e Amministrazione non garantiscono mezzi e stipendi, non commettono lo stesso reato?"

Non si sono fatte attende le reazioni in relazione alla decisione del gup Maria Vermiglio di condannare quarantove tra lavoratori dell’Atm e sindacalisti, per interruzione di pubblico servizio. I fatti risalgono al 6 novembre 2008, quando fu impedito ad alcuni autobus di lasciare la sede di via La Farina posizionando anche dei cassonetti dell’immondizia davanti alle uscite. «Sembra il remake della caccia alle streghe per distogliere l’attenzione dei cittadini dal pubblico disservizio che ha azzerato il trasporto pubblico locale di Messina – commenta Mariano Massaro, segretario generale Orsa inserito nella lista dei “cattivi” -. In buona sintesi si è verificato che qualche lavoratore, esasperato per assenza di salario da oltre tre mesi, ha ritenuto di accendere i riflettori sul proprio dramma posizionando dei cassonetti all’ingresso dell’Atm, motivo sufficiente per condannare in contumacia chi magari si trovava in loco per calmierare la vertenza e tentare di trasferire la discussione nei tavoli istituzionali».

Nonostante tutto ciò, il sindacalista dichiara di mantenere integra la propria fiducia nella Legge: «Non è mia intenzione fornire discolpe pubbliche personali – continua -. quando mi sarà notificato ciò che ho appreso dalla stampa non mancherò di esporre la mia versione dei fatti nelle sedi opportune. Ma al momento non posso omettere di rappresentare le ragioni dei lavoratori Atm, ancora una volta sbattuti agli onori della cronaca, spesso con l’infamante nomea di fannulloni, questa volta con l’accusa di interruzione di un pubblico servizio che nei fatti non esiste da oltre 10 anni. Anche se nessuno ne parla, all’epoca dei fatti centinaia di lavoratori presentarono un Esposto Denuncia alla Procura della Repubblica per segnalare il reato di “Interruzione di servizio pubblico” perpetrato dall’Azienda partecipata dal Comune di Messina che esigeva le prestazioni lavorative senza erogare i corrispettivi stipendi. Mi chiedo che fine abbiano fatto le denunce dei lavoratori che, fra l’altro, rappresentavano la difficoltà, indotta, di raggiungere il posto di lavoro con i propri mezzi, qualcuno ha dovuto vendere la macchina per garantire il sostentamento della famiglia, altri non erano nelle condizioni di rinnovare le assicurazioni né di acquistare il carburante necessario a raggiungere giornalmente il posto di lavoro e, manco a dirlo, il trasporto pubblico locale di Messina non garantisce collegamenti nelle ore notturne in cui cominciano i turni dei lavoratori Atm».

Attualmente i dipendenti della municipalizzata attendono la tredicesima e gli stipendi di dicembre e gennaio. «Mi sia consentito di asserire che si sta ruotando intorno al problema per evitare di centrare l’obiettivo – conclude Massaro -. La Legge impone al Comune di ripianare le fisiologiche perdite di esercizio delle aziende partecipate, tutti sanno che le Amministrazioni succedutesi negli anni hanno omesso di ripianare il debito dell’Atm trascinando l’azienda all’attuale crac (oltre 50 milioni di debito pubblico). Nessuno ha pagato e nessuno paga, tutto procede all’interno del silenzio connivente, eppure la Legge in merito è chiara: se i bilanci dichiarati dall’azienda sono plausibili il Comune ha il dovere di coprire il disavanzo necessario al mantenimento del servizio, se invece i bilanci aziendali non corrispondono al vero o presentano spese non compatibili con la gestione del servizio non è sufficiente bocciarli in Consiglio Comunale, l’Amministrazione avrebbe il dovere di denunciare i vertici aziendali che hanno prodotto eventuali bilanci “falsati”. L’Azienda e l’Amministrazione che non garantiscono i mezzi pubblici e non pagano gli stipendi non commettono il reato di interruzione di pubblico servizio?».

L’Orsa annuncia che affronterà tutti i passaggi necessari per la tutela dei propri iscritti coinvolti nella vicenda, facendosi carico delle spese legali. Sull’argomento interviene anche il portavoce regionale del Partito dei Comunisti Italiani-Fds, Federico Martino: «L’interruzione di pubblico servizio è un reato e, in quanto tale, va sanzionato ma bisognerebbe far valere il principio dell’isonomia, in base al quale tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Sarebbero da condannare anche i vertici dell’Atm per tentato omicidio, perché se per sei mesi non paghi i lavoratori c’è il rischio che muoiano di fame».

Un commento

  1. E’ vero!!! Non lasciamoci distrarre! Dalla Dirigenza di ATM vogliamo i bilanci, i costi di produzione, i proventi, il numero delle linee, la lunghezza delle linee, le linee produttive, le linee improduttive, i chilometri percorsi, il numero di bus circolanti, il numero di dipendenti, il costo per dipendente, la velocità commerciale, lo studio sull’evasione della tariffa. Così possiamo fare un confronto con altre aziende del settore e vediamo che cosa è questo carrozzone! Tram compreso!!!

    0
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007