Operazione Beta, chieste 29 condanne per gli affaristi dei Santapaola a Messina

Operazione Beta, chieste 29 condanne per gli affaristi dei Santapaola a Messina

Alessandra Serio

Operazione Beta, chieste 29 condanne per gli affaristi dei Santapaola a Messina

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martedì 13 Ottobre 2020 - 17:05

La Procura di Messina vuole 29 condanne dai 3 ai 18 anni per il clan messinese dei Santapaola e i colletti bianchi

Sono 29 le condanne chieste dall’Accusa alla fine del processo principale scaturito dall’operazione Beta, l’inchiesta della DDA e i Carabinieri del Ros sugli affari dei nipoti messinesi del boss catanese Nitto Santapaola, i Santapaola-Romeo. Alla sbarra, nomi eccellenti del mondo affaristico e imprenditoriale cittadino insieme ai principali componenti della famiglia che teneva le fila di un grosso numero di affari, dalle costruzioni al gioco d’azzardo on line, ramificate in tutta la Sicilia ma anche oltre.

Davanti alla Corte presieduta dalla dottoressa Silipigni, i Pubblici Ministeri della Direzione distrettuale antimafia Liliana Todaro e Fabrizio Monaco hanno ricostruito le indagini, delineando e confermando il quadro delle ipotesi di accusa iniziali, rafforzate dal dibattimento e dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, poi sollecitato le richieste di condanna.

Tra queste, l’Accusa ha chiesto 15 anni di condanna per l’avvocato Andrea Lo Castro, in passato anche consulente degli enti locali, per il costruttore Carlo Borella, ex presidente dell’Associazione nazionale costruttori di Messina, e del dirigente del Comune di Messina Raffaele Cucinotta. Poi una pletora di “collaboratori” e prestanomi attivi soprattutto nel settore delle slot machine.

Ecco le richieste: 3 anni per Domenico Bertuccelli, Roberto Cappuccio, Filippo Spadaro, Carmelo Laudani, Benedetto Panarello, Salvatore Piccolo, Antonio Amato, Giuseppe Amenta, Salvatore Boninelli, Salvatore Galvagno;9 anni per Stefano Barbera e Fabio Lo Turco; 13 anni per Michele Spina, Carlo Borella,Pietro Santapaola, Vincenzo Santapaola (classe ’63) e l’omonimo del ’64; 2 anni per Bruno Calautti, 8 anni e mezzo per Raffaele Cucinotta, 1 anno per Antonino Di Blasi; 3 anni e 10 mesi per Silvia Gentile, 2 anni e mezzo per Guido La Vista e Alfonso Resciniti, 15 anni per Andrea Lo Castro, 4 anni e mezzo per Franco Lo Presti, 6 anni per Gaetano Lombardo, 12 anni per Giovanni Marano e Ivan Soraci (aumentati a 13 con la continuazione), 18 anni per Francesco Romeo. Infine l’assoluzione per non aver commesso il fatto per Paolo Lo Presti.

La Corte si è poi aggiornata per sentire i difensori, gli avvocati Nunzio e Franco Rosso, Isabella Barone, Salvatore Silvestro, Nino Favazzo, Luigi Gangemi, Antonino De Francesco, Tancredi Traclò, Antonello Scordo, Carlo e Tommaso Autru Ryolo. La sentenza dovrebbe arrivare entro fine anno.

Le indagini dei Carabinieri portarono a due blitz, nel luglio 2017 e ottobre 2018.

Pedinamenti, intercettazioni telefoniche ed ambientali prima, poi le dichiarazioni del geometra Biagio Grasso, loro socio in affari, svelarono la crescita in diversi settori economici cittadini dei Romeo – Santapaola, considerati sovra ordinati agli stessi clan cittadini e in grado di intessere contatti con professionisti affermati, imprenditori nazionali e dirigenti degli uffici pubblici.

Dal mondo delle slot, proprio Grasso li aveva “convinti” a fare il salto nell’edilizia pubblica. I loro familiari e collaboratori erano attivi anche nel settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti e delle forniture sanitarie.

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