Antoci: "Lo Stato c'è e ne sentiamo la presenza, dobbiamo liberare la Sicilia dalla Mafia"

Antoci: “Lo Stato c’è e ne sentiamo la presenza, dobbiamo liberare la Sicilia dalla Mafia”

Antoci: “Lo Stato c’è e ne sentiamo la presenza, dobbiamo liberare la Sicilia dalla Mafia”

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mercoledì 20 Luglio 2016 - 12:56

Il presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, vittima di un'agguato malavitoso lo scorso maggio dopo diverse intimidazioni subite per la propria azione rivolta alla legalità ed allo sviluppo con l'adozione di un "protocollo" siglato con la Prefettura di Messina, ha commentato il nuovo blitz che colpisce l'attività dei clan malavitosi di Tortorici.

Sull'operazione odierna denominata "Triade" dei Carabinieri del Comando Provinciale di Messina che hanno eseguito 21 ordini di custodia cautelare emessi dal gip Daniela Urbani su richiesta dei sostituti procuratori della DDA Liliana Todaro e Fabrizio Monaco per vari reati tra i quali associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione di armi da fuoco è intervenuto con una nota di commento e gratitudine all'azione di legalità Giuseppe Antoci.

lI presidente del Parco dei Nebrodi, vittima di un'agguato di stampo malavitoso poco più di due mesi addietro tra i comuni di Cesarò e San Fratello, già da mesi sotto scorta per le precedenti intimidazioni subite, per la sua denuncia di quel fenomeno definito come la "Mafia dei Pascoli" che lucrava sui terreni e i fondi comunitari, ma che non aveva abdicato da altre azioni criminali di controllo del territorio.

"L'operazione, che coinvolge anche le famiglie mafiose dei barcellonesi e dei milazzesi, conferma la leadership del clan di Tortorici – scrive Antoci – nella coltivazione di sostanze stupefacenti a tal punto che ne garantivano i rifornimenti su tutta la fascia tirrenica".

"Le armi – prosegue il presidente del Parco dei Nebrodi e Vicecommissario provinciale del PD – sembra servissero sia per la difesa nella guerra tra clan che per intimidazioni sul territorio ma attendiamo anche di capire se queste armi sono servite ad altro visto che dalle intercettazioni sembra essere emersa la volontà dei clan di scambiarsi azioni di fuoco sui territori. È arrivato il momento di fare squadra e liberare definitivamente il territorio e la Sicilia dalla egemonia mafiosa e ciò va fatto anche evitando negazionismi e chiacchiere inutili sulla mafiosità o meno di un territorio".
"La Sicilia e i Nebrodi – conclude Antoci – non sono certamente Mafia ma occorre essere chiari su una cosa: a nessuno è stato disposto dal medico di fare l'amministratore, se però si accetta di farlo la prima cosa che occorre fare è creare Sviluppo e Legalità altrimenti se non ci si ritiene all'altezza esiste un istituto che chiamasi dimissioni. È questo che noi abbiamo fatto in questi ultimi anni sui Nebrodi e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: incremento turistico mai visto e lotta alla mafia e alla criminalità altrettanto forte. Questa è la società civile per la quale vale la pena spendersi facendo gli amministratori e a volte toccando affari milionari di cosa nostra che poi la porta a reagire. Questo significa dire che lo Stato c'è ed ecco perché ringrazio l'Arma dei Carabinieri e la Magistratura che ci aiutano, con operazioni come questa, a ricordarci che di questo Stato che dimostra di essere presente ci si può certamente fidare".
(Giuseppe D'Amico)

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