Frattura insanabile all'interno del Pd, fuoco incrociato contro Genovese

Frattura insanabile all’interno del Pd, fuoco incrociato contro Genovese

Redazione

Frattura insanabile all’interno del Pd, fuoco incrociato contro Genovese

lunedì 01 Dicembre 2008 - 15:47

I -dissidenti- ex Ds, area Letta, area Bindi e Vince Messina: «E' una battaglia politica, no a un partito al servizio degli eletti». Lo sproposito dei 56 circoli, che secondo Greco «non esistono»

«Una battaglia politica». Così Filippo Panarello, deputato regionale, definisce quanto sta succedendo all’interno del Partito Democratico. Tanto per sdrammatizzare. In realtà la frattura creatasi tra le componenti di minoranza (ex Ds, area Letta, area Bindi e Vince Messina) e quella di maggioranza legata al segretario regionale Francantonio Genovese appare insanabile, ha radici profonde e ha tra le sue cause un silenzio dovuto anche e soprattutto a ragioni elettorali che, a conti fatti, ha creato più danni che vantaggi al partito stesso.

Oggi in una conferenza stampa i -dissidenti- del Pd hanno spiegato le loro ragioni, che hanno portato a presentare ricorso contro la costituzione dell’assemblea cittadina che ha portato all’elezione del segretario comunale Peppe Grioli. Accanto a Panarello -l’inseparabile- Angela Bottari, il capogruppo del Pd in consiglio comunale Marcello Greco e il collega dell’area Letta Paolo Saglimbeni, Gaetano Gennaro per Vince Messina, Giovanni Frazzica dell’area Bindi, Peppino Magistro dei circoli socialisti, vicino anche lui alla componente Letta, e Pippo Messina.

«Non abbiamo chiesto alcuna posizione di potere – ha detto Panarello – ma un gruppo dirigente che favorisca la partecipazione di chi si vuole opporre al centrodestra e alla sua inadeguatezza. La risposta che abbiamo avuto è stata -burocratica-. Dopo la vacatio legata alla vicenda clamorosamente negativa della mancata presentazione della seconda lista alle provinciali, dopo il tonfo elettorale a Palazzo dei Leoni e la sconfitta bruciante alle comunali, ci saremmo aspettati che si andasse in una direzione collegiale del partito, invece si sono create gerarchie di consenso attorno al segretario regionale Genovese. Si è proceduto all’elezione dei segretari con una base elettorale inventata. La sensazione è che il Pd stia diventando un partito al servizio degli eletti, e non viceversa come riteniamo debba essere».

L’attacco a Genovese è evidente: «Basta con deleghe in bianco ai dirigenti del partito, e in particolare a Genovese, che ha goduto di ampio credito, ma dal quale ci saremmo aspettati più partecipazione e più ascolto dopo la sconfitta elettorale». Saglimbeni evidenzia l’unità nel dissenso: «Il partito deve legarsi alla realtà, non può avvitarsi in cose interne mentre la casa brucia. In consiglio comunale viviamo i disagi per l’assenza del partito. Perché questa chiusura? Forse Genovese teme un giudizio sulla sua sindacatura. E così non riusciamo a prendere posizione sul dissesto, sui servizi sociali, sull’Atm, argomenti sui quali anche noi dobbiamo spiegare tante cose».

Il più duro è senz’altro Frazzica, che non le manda a dire e che ritiene sbagliato considerare maggioranza quella legata a Genovese: «La vera base del partito è questa, dall’altro lato ci sono solo gerarchie inventate da Genovese stesso e i suoi clientes. Il partito o si fonda sui numeri di tutti o può chiudere battenti, non può cristallizzarsi sulle carriere di cognati e cognatini. La gravità della sconfitta di Genovese sta nel fatto che, a differenza dei suoi predecessori, ha preso meno voti delle liste. E per uno che gestisce il potere economico-privato della città, significa che non è stato un buon sindaco. Non c’è stata un’analisi spietata degli errori di tutti e soprattutto suoi e del suo clan».

Macigni, non parole. Come le considerazioni della Bottari e di Greco, che si soffermano sui circoli. «A Palermo ce ne sono dodici – spiega la Bottari – a Catania dieci, a Roma trentadue. A Messina ce ne sono cinquantasei». Per altro, secondo Greco, «questi circoli, formalmente, nemmeno esistono. Non conosciamo le regole del gioco». Come ad esempio il presidente dell’assemblea cittadina, Franca Pavone: «Una carica che non esiste». Così come al momento non esiste, ci sia consentito constatarlo, un Partito Democratico a Messina.

(nelle foto Panarello e Frazzica)

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