Trovate decine di armi, anche da guerra, tra mitragliette, fucili e pistole. In carcere pure due messinesi
REGGIO CALABRIA – Associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, spaccio e traffico di sostanze stupefacenti e usura. Con queste accuse 26 persone sono state tratte in arresto dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, nelle province di Reggio, Agrigento, Cosenza, Messina, Milano e Roma. 25 sono finiti in carcere, uno agli arresti domiciliari e per un altro è stato disposto l’obbligo di firma. L’operazione denominata “Garden”, è scattata questa mattina ed è stato inferto un duro colpo alla cosca Borghetto-Latella che storicamente era federata alla famiglia mafiosa Libri mentre negli ultimi anni si era resa di fatto un gruppo più autonomo che controllava i quartieri Modena e Ciccarello, nella zona sud di Reggio Calabria. Nell’ambito della stessa operazione è stato eseguito un sequestro preventivo di un’imbarcazione, alcuni immobili, una società agricola, diversi terreni e varie autovetture.
Il potere mafioso esercitato dal clan nella zona sud della città di Reggio Calabria, era garantito anche dalla disponibilità di veri e propri arsenali militari e da continui atti intimidatori e violenti, si sarebbe consolidato anche attraverso un’imponente attività estorsiva, monopolizzando vaste sacche commerciali ed economico-imprenditoriali, nonché numerose piazze del territorio, con espansioni anche fuori dalla città di Reggio Calabria. A riprova dello spessore criminale del clan oggi smantellato, si registra la frase con cui un esponente di spicco appartenente ad un’altra famiglia della ‘ndrangheta reggina indica la famiglia Borghetto-Latella come “la corona della nostra testa”.
Il capo-cosca, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe assurto a tutti gli effetti ai vertici del Mandamento di ‘ndrangheta di Reggio Calabria, rivestendo un ruolo di apicale spessore nelle gerarchie mafiose, di dispensatore di doti e cariche organizzative, nonché di programmatore delle ripartizioni dei proventi illegali fra il suo sodalizio e le altre ‘ndrine della città.
L’attività investigativa ha confermato, per altro, l’esistenza di un legame sempre più profondo e sinergico tra la ‘ndrangheta della provincia reggina e pericolosi esponenti di gruppi criminali appartenenti alle comunità nomadi. Sulla base degli elementi raccolti, ed in linea con quanto già giudiziariamente accertato nell’ambito di altri processi celebrati nel distretto reggino – verrebbe svelato un nuovo e pericolosissimo volto della ‘ndrangheta che, pur di perseguire i propri lucrosi scopi, ampliare la potenza economica, rafforzare le fila militari e il controllo sul territorio, sarebbe giunta a stringere patti gravissimi con le citate comunità nomadi, avvalendosi della stabile collaborazione dei loro più temibili esponenti.
In tal senso, le indagini avrebbero consentito di appurare che l’organizzazione si sarebbe avvalsa – specialmente per il compimento delle più efferate attività criminali, come reati in materia di armi, di droga e, alla bisogna, anche di condotte violente – delle locali comunità rom, non solo asservendole a sé, ma anche in forza di un ormai necessario “do ut des”. In questo modo, tali comunità sarebbero state non solo legittimate sul territorio, ma, fatto ancor più grave ed inedito, avrebbero conquistato uno spazio di autonomia e libertà delinquenziale di estrema pericolosità sociale mai goduto prima e che, senza la protezione di cosche storiche e potenti, altrimenti non avrebbero potuto avere.
Ulteriore terreno di operatività criminale della cosca sarebbe, da sempre, anche l’usura. I vertici, infatti, si sarebbero dedicati a tale attività illecita, anche grazie ai proventi derivanti dell’intenso traffico di stupefacenti. Numerosi, inoltre, sono gli episodi estorsivi registrati ai danni di imprenditori reggini.
Peraltro, l’articolata attività d’indagine ha portato al rinvenimento di un vero e proprio arsenale, costituito da decine di armi, anche da guerra, tra mitragliette, fucili e pistole, perfettamente funzionanti e con relativo munizionamento, nonché di un ordigno esplosivo dalla potenza micidiale, il cui possesso non sarebbe giustificabile se non da finalità criminali di tipo mafioso.
In Carcere
BORGHETTO Cosimo, nato l’11/2/1954 a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC);
BORGHETTO Eugenio detto “Gino”, nato il 20/1/1968 a Reggio Calabria;
BEVILACQUA Francesco, nato il 06/05/1993 a Reggio Calabria;
CACOPARDO Giovanni, nato il 30/01/1972 a Messina;
CATANZARITI Armando, nato il 12/08/1970 a Reggio Calabria;
CONDEMI Giuseppe, nato il 24/8/2001 a Reggio Calabria;
FERRANTE Francesco, nato il 9/10/1975 a Reggio Calabria;
FILOCAMO Maurizio, nato il 15/03/1978 a Reggio Calabria;
GUASBY Badr, nato il 20/11/1999 in Marocco (EE);
IARIA Carmelo Rocco, nato il 2/11/1974 a Melito di Porto Salvo;
IDOTTA Antonino, nato il 30/9/1972 a Reggio Calabria;
LATELLA Angelo, nato il 5/9/1990 a Reggio Calabria;
LATELLA Paolo, nato l’11/7/1970 a Reggio Calabria;
MALASPINA Vincenzo nato il 4/11/1972 a Reggio Calabria;
MELCHIONNA Felice, nato il 4/2/1969 a Reggio Calabria;
MENTO Giovambattista, nato il 17/12/1983 a Reggio Calabria;
PASSALACQUA Santino, nato il 13/02/2000 a Catanzaro;
PENNESTRI’ Fabio, nato il 26/4/1982 a Reggio Calabria;
PERLA Matteo detto “Giorgio”, nato il 3/8/1962 a Reggio Calabria;
POLIMENO Nicola Danilo, nato il 23/10/1968 a Reggio Calabria;
SARACENO Francesco, nato a Reggio Calabria il 9/8/1983;
TRIPODI Aldo, nato il 01/01/1964 a Reggio Calabria;
IARIA BRUNO, nato a Melito Porto Salvo (RC) il 9/06/1977;
FAMILIARI Antonino, nato il 20/12/1976 a Messina.
ARRESTI DOMICILIARI:
BERLINGERI Alessio, nato il 15/09/2000 a Melito di Porto Salvo (RC).
OBBLIGO FIRMA ALLA P. G. :
CATANZARO Kevin, nato a Reggio Calabria il 16/06/2001.
