Reggio, (seconda) revoca del divieto di dimora: Castorina contro i «moralisti a convenienza»

Reggio, (seconda) revoca del divieto di dimora: Castorina contro i «moralisti a convenienza»

mario meliado

Reggio, (seconda) revoca del divieto di dimora: Castorina contro i «moralisti a convenienza»

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venerdì 18 Novembre 2022 - 08:45

Il 7 dicembre l'udienza preliminare per i presunti brogli alle Comunali 2020. E il silenzio del Pd nazionale? «Urgono scelte coraggiose, chiare e limpide»

REGGIO CALABRIA – Nino Castorina è sempre più “un caso”. Un caso che bascula tra politica, etica, magistratura.
Soprattutto la terza, diremmo noi, visto che siamo alla seconda revoca – in poche settimane – di una misura cautelare disposta dal giudice preliminare presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura reggina, e segnatamente del divieto di dimora.

Misura cautelare che, tipologicamente, se adottato nei confronti d’amministratori della cosa pubblica in corso di mandato si rivela poi quel “grimaldello” cautelare che già ha consentito a diverse Procure di far sospendere dai rispettivi incarichi istituzionali, fra gli altri, l’allora sindaco di Riace Mimmo Lucano – inchiesta Xenia sul ‘modello Riace’ – e il tuttora sindaco di Rende Marcello Manna (che peraltro è presidente calabrese dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani).

Noi di Tempostretto dei risvolti giudiziari e politici della vicenda abbiamo voluto parlare col diretto interessato. Che resta, evidentemente, parte in causa nel processo sui presunti brogli alle Comunali di Reggio Calabria del 20 e 21 settembre 2020 (che si conclusero due settimane dopo, con la conferma di Giuseppe Falcomatà al ballottaggio del 4 e 5 ottobre, che ne scandì la vittoria sull’antagonista di centrodestra Nino Minicuci).

Castorina: il luogo del confronto tra le parti è il processo

Consigliere Castorina, come accoglie la notizia della nuova caducazione del divieto di dimora nei suoi confronti?
«Reggio è la città dove sono nato e cresciuto, è la città a cui sono legato più di ogni altra cosa, tornarci è sempre una grande emozione e farlo al servizio della mia comunità è un orgoglio ancora maggiore».

Lei e il suo collegio difensivo, però, sapete bene che il 7 dicembre ci sarà l’udienza preliminare: la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio, come per gli altri imputati. Giuridicamente, in caso lo diranno i giudici… ma “in spirito”, dopo questa nuova decisione favorevole del Riesame, lei si sente “fuori dal processo”?
«Il processo con il contraddittorio delle parti è l’unico luogo preposto dove le tesi dell’accusa e quelle della difesa si possono confrontare nel merito. Sbaglia chi prova o chi consente di spostare questa discussione altrove. Ho piena fiducia nei miei avvocati Francesco Calabrese e Natale Polimeni che ringrazio per la pazienza e la dedizione che hanno dedicato alla vicenda che mio malgrado mi ha riguardato e ho piena fiducia nella Giustizia».

Nino Castorina
Il consigliere comunale del Partito democratico Antonino Castorina

Politicamente, c’eravamo lasciati con Peppe Sera, capogruppo del Pd – il suo partito… -, che “la riaccoglieva a braccia aperte”. Anche se lei ci rispose: “Sono sempre rimasto dov’ero”.
Roma le ha fatto sapere qualcosa in merito, nel frattempo?
«Le elezioni politiche, gli assetti del nuovo Governo nazionale e i nuovi fatti che hanno riguardato il partito mi hanno indotto ad attendere rispetto una qualsiasi mia richiesta a Roma, che quindi non ho ancora fatto. Rispetto alle determinazioni da assumere, resta inteso che sulla vicenda politica va messo un punto chiaro. E non con una nota stampa o con una pacca sulla spalla, ma con scelte coraggiose, chiare e limpide. Se c’è una linea politica da assumere, che sia chiara a tutti e per tutti».

Quanto al rapporto tra politica e Giustizia, nel Pd le cose si complicano…
Dopo la seconda condanna per Falcomatà e altri suoi colleghi piddini per il “caso Miramare”, Letta & C. non hanno pronunciato mezza parola di vicinanza (diversamente dai livelli locali del partito e della coalizione). Paventa pure lei che, su temi del genere – specie in territori ‘sensibili’ come Campania, Sicilia, Calabria… – il Partito democratico sia a rischio-scissione?
«Il punto è che il populismo e il giustizialismo non pagano e le elezioni politiche ne sono la plastica dimostrazione. Ci sono dei principi costituzionali che vanno tenuti a garanzia delle Istituzioni democratiche e un approccio con la Giustizia che dev’essere oggettivo, al netto di chi siano i protagonisti. Se queste questioni vengono affrontate in modo bipolare, più che una scissione c’è un’implosione tra moralisti (a convenienza) e garantisti (per necessità)».

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