Il procuratore: "Ciò che emerge da questa indagine è l’assenza di resistenza contro il ritorno di un potere mafioso che sembra quasi atteso e accolto"
GIOIA TAURO – “Ci si sarebbe potuti attendere che, dopo 22 anni trascorsi in carcere, una persona ormai anziana scegliesse di dedicarsi alla propria famiglia e agli affetti, vivendo la sua vecchiaia lontano dalle logiche criminali. Invece, ciò che l’attività investigativa ha dimostrato, e che il Gip ha riconosciuto, è esattamente l’opposto: il ritorno di Pino Piromalli al ruolo che egli stesso ha sempre rivendicato, quello di “padrone” di Gioia Tauro”. Sono parole dure, quelle del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Stefano Musolino dopo l’operazione che ha colpito la cosca Piromalli, evidenziando la portata dell’indagine e il contesto in cui essa si inserisce.
“Ci si sarebbe potuti attendere – ha proseguito Musolino – che dopo 22 anni di carcere un uomo ormai anziano scegliesse di vivere la sua vecchiaia dedicandosi agli affetti familiari. Invece, quello che abbiamo dimostrato, e che il Gip ha riconosciuto, è che Pino Piromalli è tornato a rivestire il ruolo che egli stesso ha sempre rivendicato: quello di padrone di Gioia Tauro.

Questo risultato non sarebbe stato possibile senza una grave fragilità del tessuto sociale cittadino, una sorta di tolleranza o, peggio ancora, di accettazione che ha consentito al boss di riaffermare la sua influenza. È un dato che deve interrogare profondamente la comunità di Gioia Tauro, le sue istituzioni e la società civile, affinché maturi finalmente una piena consapevolezza della gravità della situazione.
Non basta prendere atto della rilevanza penale dei fatti contestati, ciò che emerge con forza da questa indagine è l’assenza di resistenza, la mancanza di anticorpi sociali e culturali contro il ritorno di un potere mafioso che sembra quasi atteso e accolto.
È da qui che deve partire una riflessione collettiva. L’auspicio è che il Comune di Gioia Tauro, che già ha diffuso un primo comunicato, possa rafforzare il suo impegno con atti concreti e coraggiosi, capaci di testimoniare che la città non vuole e non può rassegnarsi a vivere sotto l’ombra di chi pretende di dominarla”.
