G7, Gino Sturniolo: Tutti guardano al gossip. Il corteo è l'unica incognita

G7, Gino Sturniolo: Tutti guardano al gossip. Il corteo è l’unica incognita

G7, Gino Sturniolo: Tutti guardano al gossip. Il corteo è l’unica incognita

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giovedì 18 Maggio 2017 - 09:09

"Ci vediamo a Giardini", scrive su facebook Gino Sturniolo, evidenziando come del G7 l'opinione pubblica sembri più interessata a conoscere dove dormirà Ivana Trump piuttosto che i contenuti del vertice. "Il corteo è l'unica incognita, che rompe l'ordine del discorso"

A volerli cercare poi li trovi i documenti politici degli sherpa. Certo, ce ne saranno di nascosti. Chissà quante discussioni e mediazioni faranno da sottostante a questo titolo speculativo che è il G7. In quella via di mezzo quali sono i documenti politici, che spulciando nei loro siti trovi, si individuano le vie convenzionali delle loro azioni: la legittimazione dei bombardamenti di Trump, ma anche il riadeguamento della sua anomalia al contesto globale; le smart city e la cyber security; la guerra ai migranti e la costruzione di un muro nel mediterraneo centrale, nascosti da parole di cura e comprensione; la crisi economica e le illusorie soluzioni; la sostenibilità ambientale, mentre sfondano le tesi negazioniste.

Ma è solo per i patiti, per gli opinionisti compulsivi o gli attivisti globali. La rassegna stampa è, invece, occupata dagli aspetti organizzativi, dalle note di colore. Ci passerà la Limousine di Trump nel corso di Taormina? Dove si svolgerà l’aperitivo delle first lady? Saremo all’altezza di questo evento globale o faremo ancora la volta la figura degli italiani confusionari? Tranquilli, alla fine, come sempre ce la caveremo. Le strade dove passeranno i Grandi saranno asfaltate, anche se magari all’ultimo momento. L’eliporto ci sarà, anche se, poverini, dovranno essere sacrificati gli ulivi. Per tutto il resto ci sarà la foto di gruppo al Teatro Greco con l’Etna alle spalle e il Golfo di Giardini a coprire ogni inefficienza.

Che il 26 e 27 maggio a Taormina si riunisca il comitato centrale del capitalismo mondiale o si tratti solo di una rappresentazione spettacolare che non decide nulla, che i capi di Stato che a Taormina si incontreranno rappresentino le forme che l’imperialismo assume nel tempo contemporaneo o che compongano l’immagine di un mondo globale in crisi permanente, ciò che rende maggiormente odioso questo G7 è proprio la sovrabbondanza delle forme sui contenuti, l’esibizione dello sfarzo, la Sicilia usata come sfondo, il territorio come ottovolante dove far circolare i loro aeromobili, l’evento come scommessa organizzativa da cui raccattare qualche briciola di vantaggio per le amministrazioni locali.

Solo il corteo di Giardini rompe l’ordine del discorso. Per questa ragione stanno provando a esaltarne le forme sopra i contenuti, la dimensione estetica sopra il carattere politico. Probabilmente non sarà ancora il territorio che si ribella, che ancora prevale il voyerismo, che ancora prevale la resistenza passiva ai disagi (“tanto se ne andranno e ci lasceranno le buche coperte e un po’ di pubblicità a gratis”), l’utilitarismo meridionale. D’altronde, ogni lamentela, ogni percezione di fastidio è rappresentato da una comunicazione standardizzata e da una prassi politica e amministrativa locale completamente addomesticata e servile.

Quel corteo è invece l’unica vera incognita. Sarà meticcio, come felicemente ha detto una giornalista locale, meticcio nella sua composizione estetica e per il mescolamento di culture politiche. Sarà dalla parte dei migranti che percorrono itinerari di libertà e di vita; agiterà un’altra agenda globale che riconosca reddito, casa, mobilità come diritti fondamentali e non come sottoprodotto delle politiche economiche; sarà democratico perché riconosce la crisi della rappresentanza politica e ne pensa un superamento; sarà curioso, perché solo così è pensabile un mondo libero dai sistemi di controllo. Sarà, soprattutto, imprevedibile e creativo perché lontano dagli equilibri politici e di potere, imprevedibile e creativo come solo ciò che viene sa essere.

Gino Sturniolo

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