“Contrazioni”, la perversione dei giochi di potere

“Contrazioni”, la perversione dei giochi di potere

Lavinia Consolato

“Contrazioni”, la perversione dei giochi di potere

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domenica 31 Gennaio 2016 - 23:05

Con un lavoro tratto dal testo dell’inglese Mike Bartlett, il regista Luca Mazzone porta in scena alla Sala Laudamo i giochi di potere tra una manager ed una impiegata, mostrando fino al surreale quanto una azienda si preoccupi del bene dei propri dipendenti

Due donne, un ufficio con una scrivania e due sedie, e una grande azienda. Emma (Silvia Scuderi) viene convocata nell’ufficio della sua manager (Viviana Lombardo). Il lavoro va bene, così come le relazioni fra colleghi, le vendite. La manager appare molto professionale, dall’atteggiamento al vestiario, è abbastanza movimentata, aperta nella gestualità durante il dialogo; al contrario, Emma è quasi sempre seduta rigidamente dall’altro lato della scrivania, dalla quale si tiene ad una debita distanza, come a non voler confondere la vita privata con il lavoro.

Ma è proprio questo il punto: Emma non può avere una vita privata, deve sottostare ad una piccola clausola del contratto, piccola, ma da non sottovalutare, dal momento che prevede una regolamentazione delle relazioni sentimentali e sessuali tra i colleghi dell’azienda. Non c’è diritto alla privacy che tenga, “abbiamo il dovere di preoccuparci dei nostri dipendenti”, ripete più volte la manager.

Così appena Emma comincia una relazione con un collega dell’ufficio, è sottoposta al tono passivo aggressivo delle domande morbose ed umilianti della manager. Per non creare favoritismi o distrazioni, l’uomo viene trasferito in una città a 20 chilometri di distanza; questo tuttavia non impedirà loro di avere successivamente un figlio.

Gli impiegati non possono avere una vita privata, una relazione, figli, senza essere morbosamente controllati. L’intero edificio è coperto dalle telecamere, per controllare le azioni e il lavoro dei dipendenti, per il “bene” dei dipendenti. E dal voyeurismo morboso stile “1984”, si scende nel surreale, con dettagli addirittura macabri.

Abbiamo il dovere di preoccuparci dei nostri dipendenti”: questa politica aziendale ricattatoria provoca solo dolore e morte. Questo apparato panottico che incorpora dati e sangue vuol rivelato tutto, ma non rivela nulla di sé. “Come si chiama, come diavolo si chiama?”, grida Emma giunta alla disperazione, crollata fisicamente e psicologicamente davanti al ricatto di non potersi nemmeno licenziare liberamente.

Ciò che accade alla fine è come una uniformazione all’apparato riflettente, una rigida spersonalizzazione.

Contrazioni” è basato su 14 brevi dialoghi tra le due donne, intervallati da dei video realizzati da Pietro Vaglica e qualche cambio di abito o di accessori per meglio scandire il passare dei mesi. Basato sul testo “Contractions” dell’inglese Mike Bartlett, questo spettacolo è stato prodotto dal Teatro Libero Palermo.

Le due attrici sanno bene rapportarsi in questo gioco di potere vittima carnefice, tuttavia si è notata una minore sicurezza scenica da parte di Silvia Scuderi, che nell’impersonare Emma usa una dizione sin troppo “scientifica” che potrebbe invece spersonalizzare il personaggio, rispetto alla recitazione sicura di Viviana Lombardo, cinica, schermata e allo stesso tempo seducente, senz’altro decisamente più naturale.

Lavinia Consolato

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