Le origini del culto della Madonna della Lettera e della Gran Madre

Le origini del culto della Madonna della Lettera e della Gran Madre

Daniele Ferrara

Le origini del culto della Madonna della Lettera e della Gran Madre

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lunedì 04 Giugno 2018 - 07:06

Oggi si celebra la festa della Santa Patrona di Messina: la Madonna della Lettera. Alle 18 la Processione

La celebrazione della Sacra Lettera a Messina è una tradizione antica, che ha dato origine alla figura peculiare della Matri dâ Littra, ovvero la Madonna che spedì questa epistola ai Messinesi, rendendosene santa protettrice.

La storia nota racconta che alcuni messinesi, colpiti dalla predicazione di Paolo di Tarso, vollero conoscere la madre di Gesù Cristo; incontratala nel 42 d.C., ella scrisse per loro una lettera d’encomio e di benedizione nei confronti della città.

La versione dell’epistola più antica che possediamo è quella latina, tradotta nel 1467 dal grande filologo costantinopolitano Costantino Lascaris da un precedente testo greco. È proprio in questa resa che si trova il famoso motto “Uos et ipsam ciuitatem benedicimus”.

Oggi per tutta una serie di motivi è diffusa l’opinione che la missiva sia stata inventata dal Senato di Messina nella secolare lotta fra municipi siciliani per accaparrare titoli e privilegi. In effetti la versione di Lascaris presenta alcune stranezze, quali la data riportata secondo il sistema cristiano (inventato nel 525 d.C., oltre che sfasato) e il fatto che l’autrice si proclami già Vergine (dogma nato nel 553 d.C.).

Ma non necessariamente le incongruenze del documento di Lascaris sottintendono che una storica Sacra Lettera non sia davvero esistita. Lo storico Alessandro Fumia nel suo Enchiridion Marianum Messanensis ha raccolto diverse evidenze dai primi secoli cristiani sull’esistenza di tale reliquia, interpretando le meccaniche degli eventi e le loro conseguenze storiche.

Negli scritti dei Padri della Chiesa c’è un motivo ricorrente, ben espresso da Epifanio di Salamina: la descrizione di Maria come una lettera scritta da Dio Padre il cui contenuto è il Cristo; una metafora che potrebbe essere stata usata per insabbiare l’emissione di un reale epistola da parte di una Maria evangelizzatrice ai propri discepoli. Per i presbiteri romani, altamente ostili al sacerdozio femminile, era impensabile che una donna guidasse una Chiesa, foss’anche la Madre del Cristo.

A questo si aggiunge che Paolo Apostolo, sottoposto al giudizio del procuratore Felice nel 58 d.C., era stato definito capo dei Nazorei, ossia una setta cristiana che professava sia la dottrina cristiana che la legge mosaica, seguendo una propria versione del Vangelo secondo gli Ebrei e attribuendo a Gesù natura divina. La primitiva Chiesa di Messina, possibilmente, era legata a questa corrente.

Al tempo stesso, i Messinesi erano fervidi e devoti adoratori della Gran Madre di Efeso: la dea Dictinna o Diana, signora degli animali e della luce, anima di un’antichissima spiritualità. I soldati peloritani arruolati nella Legio X Fretensis* che avevano conosciuto Paolo in Palestina, videro in Maria l’incarnazione umana della loro dea che aveva generato l’Uomo portatore di luce; perciò la raggiunsero nella sua casa a Efeso, loro città santa.

Questa l’immagine di una primitiva Chiesa sincretica, che riuniva il culto ancestrale alla Gran Madre con la venerazione per Maria e la professione degli insegnamenti di Gesù Cristo. Una Chiesa indipendente dalla Cattedra di Pietro, per la quale la Madonna potrebbe avere nominato un proprio Pontefice nella persona del primo vescovo Bacchilo. Una Chiesa eretica, che doveva essere sconfitta.

Ringrazio per la gentilissima collaborazione il dottor Alessandro Fumia, che con la sua opera ha dato alla città un illuminante studio sull’argomento più amato dai Cristiani messinesi. *Per saperne di più sulla Fretensis, leggere l’articolo “La Legione X dello Stretto al servizio di Ponzio Pilato e la lettera di Maria” del 31 marzo 2018.

La processione, che partirà alle ore 18, da piazza Duomo, percorrerà corso Cavour, le vie Tommaso Cannizzaro e Garibaldi, carreggiata lato monte, via I Settembre e piazza Duomo.

Daniele Ferrara

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