In riva al Norimberga l'armageddon tra Accorinti e i Franza

In riva al Norimberga l’armageddon tra Accorinti e i Franza

Rosaria Brancato

In riva al Norimberga l’armageddon tra Accorinti e i Franza

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domenica 22 Giugno 2014 - 05:52

Dopo il primo vero "no" del sindaco alla Caronte si avvicina l'armageddon tra Accorinti e i Franza. Il divieto del cavalcavia ai tir è la prima cosa veramente "accorintiana" fatta in quest'anno sul fronte mezzi pesanti. C'è chi pensa che poteva anticipare l'ordinanza al 1 luglio, ma in ogni caso da questa decisione, se seguirann subito i fatti, non si torna più indietro. Solo in una città come Messina il divieto di due corse poteva passare per una dichiarazione di guerra...

Finalmente Accorinti ha fatto una cosa, per dirla alla Nanni Moretti, “accorintiana”. Magari non è quel gesto eclatante che molti si aspettavano, ma è un inizio e solo i prossimi giorni ci diranno se qualcosa è cambiato. Ma l’abbandono del vertice da parte dei rappresentanti del gruppo Caronte-Tourist venerdì mattina e il silenzio dopo la rottura delle trattative la dicono lunga sul fatto che Accorinti, facendo una cosa, per l’appunto, “accorintiana”, ha toccato nervi scoperti. Dobbiamo dargli il tempo di continuare su questa strada. Per tutto il primo anno d’amministrazione la posizione è stata fin troppo morbida per un sindaco con una trentennale storia di battaglie contro la schiavitù ai tir, ma è arrivato il momento della verità e l’armageddon con i Franza è ormai dietro l’angolo. Probabilmente in giunta fino a pochi giorni fa hanno prevalso le colombe, come l’assessore Cacciola, se è vero che Vincenzo Franza, fino a mercoledì scorso decantava le doti di un “confronto sereno con l’amministrazione, così come con le precedenti, a differenza delle zone grigie che si annidano negli uffici”. Venerdì qualcosa si è rotto. C’è chi dice che Accorinti avrebbe potuto vietare il cavalcavia ai tir sin dal 1 luglio e che avrebbe dovuto essere più duro. Io penso che dal giugno 2013 ha fatto molti errori su questo fronte e ci si aspettava di più da lui, ma mi auguro che questo no sia il primo di una lunga serie ed al quale dovranno seguire i fatti, perché la città è con lui. Se non lo farà, la città andrà avanti su questa battaglia anche senza di lui, perché ci sono dei punti di non ritorno. In una città normale la decisione del sindaco di chiudere al transito dei mezzi pesanti il cavalcavia non dovrebbe essere vista come una dichiarazione di guerra. Anzi, in una città normale, non sarebbero dovute servire 14 ore di riunione per trovare un accordo su qualcosa che il buon senso dovrebbe suggerire se non l’amore per la propria città che anche un imprenditore dovrebbe mettere prima del profitto (ma questo, lo ammetto, è pura follia pensarlo). Se ci pensiamo bene Accorinti non ha detto ai Franza “portate la Cartour a rottamare, licenziate decine di lavoratori, gettate per strada famiglie, lasciate a terra migliaia di poveri camionisti costretti ad attraversare a nuoto lo Stretto o a rivolgersi agli scafisti”. No, ha detto, e secondo me poteva anche osare di più: mantenete anche in estate l’orario invernale con le corse notturne. Anzi ha persino, probabilmente sbagliando, dato altri 20 giorni di tempo per far scattare i divieti. A me non sembra né una dichiarazione di guerra né l’imminente catastrofe economica per il gruppo.

Ma Messina non è una città normale. Messina è la città dove ancora fino ad oggi non sappiamo quante deroghe ai mezzi pesanti vengono concesse per usare la Rada San Francesco. Messina è la città dove se un sindacato come l’Orsa mette al fianco dei diritti dei lavoratori quelli dei cittadini (che sono anche loro lavoratori fin quando restano vivi e non finiscono travolti da un tir) viene visto come “sovversivo e sospetto”. Messina è la città dove se un sindaco chiede di evitare due corse diurne appare come un rivoluzionario comunista. Quella di venerdì è stata la prima cosa veramente da Accorinti che lui abbia fatto. E se viene interpretata come una dichiarazione di guerra è perché decenni di totale acquiescenza fanno vedere persino uno starnuto come una polmonite. E’ arrivato il momento di non ritorno, perché dopo il primo “no” non potrà tornare indietro e dire tutti gli altri no, anche quelli che in quest’ anno non ha detto. Quanto accaduto da ottobre ad oggi, aveva fatto pensare al gruppo che Accorinti non era poi quell’uomo nero come lo si dipingeva. Basta guardare i fatti. Ad ottobre 2013 l’ordinanza anti-tir fu festeggiata in una cornice di applausi e sorrisi a conclusione di una riunione tra armatori, istituzioni, giunta e autotrasportatori. Dopo le foto di rito che resteranno nella storia come il trionfo dell’ipocrisia, poche ore dopo armatori e camionisti si rivolgevano ai legali per preparare il ricorso al tar, sapendo benissimo che nel frattempo “l’ordigno” anti-tir che l’amministrazione pensava d’aver creato sarebbe stato disinnescato in poche, semplici mosse. E’ bastato applicare l’ordinanza per renderla innocua. Sotto il naso di tutti. Tra l’altro nessuno, quel giorno di ottobre, ha messo in dubbio quella che è una leggenda metropolitana: il completamento dell’approdo a sud. Quel giorno venne annunciato il completamento del secondo approdo a dicembre e nessuno ha battuto ciglio. Neanche un bambino messinese di media intelligenza avrebbe mai creduto ad una simile promessa. La giunta Accorinti sì. A dicembre è apparso chiaro che la sabbia è qualcosa che non va a finire solo nei moli per impedire gli attracchi ma molto spesso, complice il vento di scirocco è in grado di bloccare meccanismi per decenni. Siamo a giugno e il secondo attracco è una chimera come un anno fa. Ma, dicevamo, l’ordigno anti-tir è stato disinnescato semplicemente fingendo di applicarlo. Di fatto ancora oggi l’ordinanza è in vigore, ma alzi la mano chi pensa seriamente che qualcosa è cambiato. Le deroghe ai tir, per imbarcarsi alla Rada invece che a Tremestieri, sono state tolte dalla discrezionalità del corpo dei vigili urbani per affidarle al comandante dello scalo che è un uomo che lavora per le società. E’ come dare al lupo le chiavi della casa dei tre porcellini della favola. Eppure la giunta Accorinti ha detto sì. E il comandante Ferlisi è stato una Cassandra inascoltata e allontanata. Chiediamoci oggi quante deroghe per la Rada vengono concesse, quanti e quante volte al giorno, quanti controlli reali ci sono, che fine hanno fatto i cartelli segnalatori luminosi. Sorvoliamo sul capitolo ecopass. Anche su questo ho scritto più volte, perché la matematica non è un’opinione e basterebbe moltiplicare il numero dei transiti con la tariffa ecopass per avere il risultato. Ma come Fatima insegna ci sono misteri insondabili. E anche su questo la giunta Accorinti non ha fatto cose accorintiane. Era stata annunciata la chiusura della Rada e il trasferimento al molo Norimberga, e non c’è stata, era stata annunciata tolleranza zero e si è arrivati a tolleranza sette. Era stata annunciata la flotta comunale, ma siamo ancora agli annunci.

Adesso però Accorinti ha fatto quel gesto che rompe gli argini, ha detto quel no necessario, che apre la strada agli altri no necessari. Il Norimberga verrà usato dalla società come lo specchietto delle allodole, come il “contentino” dato per evitare di andare oltre. Invece deve essere l’inizio di un percorso che doveva essere avviato un anno fa. Il nervosismo dei rappresentanti del gruppo Franza è la prova che due sole corse possono essere il cavallo di Troia, per chi, per 50 anni, non ha incontrato nessuno che dicesse “no”.

Questo è il primo “no” vero della giunta Accorinti. L’incremento di mezzi pesanti in sette anni a Norimberga è stato di 24 mila unità. Si è passati dagli oltre 68 mila del 2006 ai 92 mila del 2013. Ogni corsa fa arrivare a Messina 70 tir.

L’armageddon che scoppierà tra Caronte e amministrazione è legato non alla difesa delle due singole corse, ma a quei 92 mila mezzi pesanti e a tutti gli altri, a quelli che con le deroghe e senza deroghe, con l’ordinanza e senza ordinanza, con i controlli e senza controlli, passeggiano a casa nostra senza neanche degnarci di uno sguardo.

Rosaria Brancato

8 commenti

  1. Ci sono gruppi di potere che sono stati abituati a governare impunemente i politici (e quindi la città), senza scendere a compromessi, parlo di quelli necessari per un vivere civile.

    Una volta, molto tempo fa, si affannavano dietro la politica per avere i crismi del battesimo ed i (nostri) soldi per crescere, poi, diventati adulti, è stata la politica a dipendere da loro fino a quando l’hanno fagocitata, diventandone parte integrante.
    Chi ha votato Accorinti lo ha fatto anche, se non principalmente, per scrollarsi di dosso un vecchio sistema e vecchi connubi.
    Bene ha fatto Accorinti a non tergiversare più, a valutare come spudoratamente falsi tutti i sorrisi e le promesse fin qui elergiti.
    Mi dispiace solo che c’è stato il diverbio con Ferlisi che, questa volta, penso avesse ragione.

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  2. Ci sono gruppi di potere che sono stati abituati a governare impunemente i politici (e quindi la città), senza scendere a compromessi, parlo di quelli necessari per un vivere civile.

    Una volta, molto tempo fa, si affannavano dietro la politica per avere i crismi del battesimo ed i (nostri) soldi per crescere, poi, diventati adulti, è stata la politica a dipendere da loro fino a quando l’hanno fagocitata, diventandone parte integrante.
    Chi ha votato Accorinti lo ha fatto anche, se non principalmente, per scrollarsi di dosso un vecchio sistema e vecchi connubi.
    Bene ha fatto Accorinti a non tergiversare più, a valutare come spudoratamente falsi tutti i sorrisi e le promesse fin qui elergiti.
    Mi dispiace solo che c’è stato il diverbio con Ferlisi che, questa volta, penso avesse ragione.

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  3. Fine della lunga storia d’amore tra Accorinti e Franza cementata dal comune interesse patrimoniale NO PONTE ?

    Renato stava affogando nella sostanziale impotenza e superficialità e Franza lo ha salvato regalandogli un biglietto omaggio per “traghettarlo” verso un rinnovato consenso e la temporanea salvezza.

    La città ha ancora meno speranze di salvarsi dal momento che paradossalmente l’UNICA ancorché modesta attività imprenditoriale rimasta e’ quella del traghettamento di auto e tir al di la dello stretto. Un altro dei paradossi di cui Messina detiene il primato mondiale.
    Se Messina non supera con CORaggio ed autentica intelligenza il tabù ponte, sarà destinata purtroppo all’inevitabile fallimento. Ma per emanciparsi e “liberarsi” da un tabù non è sufficiente la razionalità e l’intelligenza.

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  4. Fine della lunga storia d’amore tra Accorinti e Franza cementata dal comune interesse patrimoniale NO PONTE ?

    Renato stava affogando nella sostanziale impotenza e superficialità e Franza lo ha salvato regalandogli un biglietto omaggio per “traghettarlo” verso un rinnovato consenso e la temporanea salvezza.

    La città ha ancora meno speranze di salvarsi dal momento che paradossalmente l’UNICA ancorché modesta attività imprenditoriale rimasta e’ quella del traghettamento di auto e tir al di la dello stretto. Un altro dei paradossi di cui Messina detiene il primato mondiale.
    Se Messina non supera con CORaggio ed autentica intelligenza il tabù ponte, sarà destinata purtroppo all’inevitabile fallimento. Ma per emanciparsi e “liberarsi” da un tabù non è sufficiente la razionalità e l’intelligenza.

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  5. Nicolò D'Agostino 22 Giugno 2014 12:55

    Che confusione… il Ponte sullo Stretto di Messina non si fa più perché lo Stato Italiano ha deciso in questo senso, non avendo le risorse.
    Renato sosteneva una battaglia ideologica contro il Ponte e non una a favore del Traghettatori.
    Cosa completamente diversa.
    Solo chi vuole strumentalizzare la vicenda la usa a “favore” e “contro”.
    Il problema che si pone oggi per Renato Accorinti è quale sia il limite della difesa dei posti di lavoro in città, con quella della tutela della salute dei cittadini.
    Ed un problema che riguarda tutta la cittadinanza. Non può essere una prerogativa di un gruppo imprenditoriale che dell’arroganza ha fatto un metodo di vita (“Tutti e tutto hanno un prezzo”… ma non è sempre così).
    E’ quello che sta accadendo in giro per l’Italia: quello che ieri era un’opportunità occupazionale, oggi è diventato un problema di vivibilità per la collettività.
    Denaro e profitto possono dare felicità alla Società, ma, quando si superano i liti della centralità della persona umana, possono donare anche morte.
    Quando con alcuni amici HO INVENTATO LA VERTENZA SULLO STRETTO DI MESSINA (nascita dell’Or.S.A., poi sono venuti gli altri), l’ho fatto in ragione di un’assenza sociale che aveva fatto perdere a Messina la centralità politico e sociale nel mediterraneo.
    Non aveva nemici ma proposte politiche.
    I nemici, però, si fanno da soli, quando tocchi interessi consolidati.
    Ma la nostra bella Messina era in mano ai “predatori” ed ai “coppieri” (vedi “La sete di libertà” di Platone).
    La società civile si ribellò.
    E di seguito la società civile si è ribellata ed ha affidato a Renato Accorinti la città per una sana amministrazione. Gli altri erano inaffidabili (ed i fatti di cronaca lo hanno dimostrato).
    Renato e la Sua Giunta sono stati attenti al processo di risanamento e sviluppo ed i risultati nel 2013 sono pubblici (risanamento economico avvenuto con grande sacrifici dei messinesi).
    Adesso iniziano le grandi sfide che non possono essere delegate ad un gruppo economico privilegiato (il C/te Pino, Presidente del S.A.S.MA.N.T. tanti anni addietro fece fare un articolo all’Espresso dove denunciava che sullo Stretto di Messina era stata pagata la più grande tangente politica contro la cittadinanza messinese).
    La sorte di Messina è affidata ai messinesi, non a chi ha utilizzato i soldi dei messinesi per le Loro ricchezze.
    1, 10, 100, 1000 imprenditori che amano i messinesi e la Loro città.
    Via dalla città coloro che sfruttano la città per le Loro bramosie.

    P.S. Mi raccomando, non pubblicateli come avete fatto con due precedenti miei interventi.

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  6. Nicolò D'Agostino 22 Giugno 2014 12:55

    Che confusione… il Ponte sullo Stretto di Messina non si fa più perché lo Stato Italiano ha deciso in questo senso, non avendo le risorse.
    Renato sosteneva una battaglia ideologica contro il Ponte e non una a favore del Traghettatori.
    Cosa completamente diversa.
    Solo chi vuole strumentalizzare la vicenda la usa a “favore” e “contro”.
    Il problema che si pone oggi per Renato Accorinti è quale sia il limite della difesa dei posti di lavoro in città, con quella della tutela della salute dei cittadini.
    Ed un problema che riguarda tutta la cittadinanza. Non può essere una prerogativa di un gruppo imprenditoriale che dell’arroganza ha fatto un metodo di vita (“Tutti e tutto hanno un prezzo”… ma non è sempre così).
    E’ quello che sta accadendo in giro per l’Italia: quello che ieri era un’opportunità occupazionale, oggi è diventato un problema di vivibilità per la collettività.
    Denaro e profitto possono dare felicità alla Società, ma, quando si superano i liti della centralità della persona umana, possono donare anche morte.
    Quando con alcuni amici HO INVENTATO LA VERTENZA SULLO STRETTO DI MESSINA (nascita dell’Or.S.A., poi sono venuti gli altri), l’ho fatto in ragione di un’assenza sociale che aveva fatto perdere a Messina la centralità politico e sociale nel mediterraneo.
    Non aveva nemici ma proposte politiche.
    I nemici, però, si fanno da soli, quando tocchi interessi consolidati.
    Ma la nostra bella Messina era in mano ai “predatori” ed ai “coppieri” (vedi “La sete di libertà” di Platone).
    La società civile si ribellò.
    E di seguito la società civile si è ribellata ed ha affidato a Renato Accorinti la città per una sana amministrazione. Gli altri erano inaffidabili (ed i fatti di cronaca lo hanno dimostrato).
    Renato e la Sua Giunta sono stati attenti al processo di risanamento e sviluppo ed i risultati nel 2013 sono pubblici (risanamento economico avvenuto con grande sacrifici dei messinesi).
    Adesso iniziano le grandi sfide che non possono essere delegate ad un gruppo economico privilegiato (il C/te Pino, Presidente del S.A.S.MA.N.T. tanti anni addietro fece fare un articolo all’Espresso dove denunciava che sullo Stretto di Messina era stata pagata la più grande tangente politica contro la cittadinanza messinese).
    La sorte di Messina è affidata ai messinesi, non a chi ha utilizzato i soldi dei messinesi per le Loro ricchezze.
    1, 10, 100, 1000 imprenditori che amano i messinesi e la Loro città.
    Via dalla città coloro che sfruttano la città per le Loro bramosie.

    P.S. Mi raccomando, non pubblicateli come avete fatto con due precedenti miei interventi.

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  7. Cara Rosaria BRANCATO, con l’arrivo dell’estate diventa sempre più difficile commentare il tuo editoriale di domenica, il mare dello Stretto e i Peloritani avvicendano il navigare su TempoStretto, riempiono il nostro tempo. Nella tarda serata ho scritto sulla notizia del CONSUNTIVO 2013, troppo importante per trascurarla, collegandola ai settanta indagati dalla Procura della Repubblica per i bilanci di Palazzo Zanca dal 2009 al 2012, sindaco il barcellonese Peppino BUZZANCA, presidente del consiglio comunale Giuseppe PREVITI, capogruppo della maggioranza di allora Pippo CAPURRO, ragioniere generale Ferdinando COGLITORE, segretario generale Santi ALLIGO, presidente dei revisori dei conti Dario ZACCONE, assessore al bilancio Orazio MILORO, tutti dentro l’inchiesta insieme a tanti altri. Voglio ricordare anche se NON E’ INDAGATO, ci tengo ad evidenziarlo, chi era in quel periodo il coordinatore dell’opposizione, quel Felice CALABRO’ a cui va addebitato una RESPOSABILTA’ POLITICA: la sua incapacità ad incidere minimamente sui quattro anni devastanti per Messina, un’opposizione silente, anche per questo ha perso clamorosamente le elezioni. Il quadro sopra descritto ha una relazione con la subalternità di tutte le amministrazione agli armatori dello Stretto, subalternità rivendicata e agognata dalla FAMIGLIA, che i nostri uomini di mare e i messinesi hanno fatto ricca, anzi ricchissima.

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  8. Cara Rosaria BRANCATO, con l’arrivo dell’estate diventa sempre più difficile commentare il tuo editoriale di domenica, il mare dello Stretto e i Peloritani avvicendano il navigare su TempoStretto, riempiono il nostro tempo. Nella tarda serata ho scritto sulla notizia del CONSUNTIVO 2013, troppo importante per trascurarla, collegandola ai settanta indagati dalla Procura della Repubblica per i bilanci di Palazzo Zanca dal 2009 al 2012, sindaco il barcellonese Peppino BUZZANCA, presidente del consiglio comunale Giuseppe PREVITI, capogruppo della maggioranza di allora Pippo CAPURRO, ragioniere generale Ferdinando COGLITORE, segretario generale Santi ALLIGO, presidente dei revisori dei conti Dario ZACCONE, assessore al bilancio Orazio MILORO, tutti dentro l’inchiesta insieme a tanti altri. Voglio ricordare anche se NON E’ INDAGATO, ci tengo ad evidenziarlo, chi era in quel periodo il coordinatore dell’opposizione, quel Felice CALABRO’ a cui va addebitato una RESPOSABILTA’ POLITICA: la sua incapacità ad incidere minimamente sui quattro anni devastanti per Messina, un’opposizione silente, anche per questo ha perso clamorosamente le elezioni. Il quadro sopra descritto ha una relazione con la subalternità di tutte le amministrazione agli armatori dello Stretto, subalternità rivendicata e agognata dalla FAMIGLIA, che i nostri uomini di mare e i messinesi hanno fatto ricca, anzi ricchissima.

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