Servizi sociali, è di nuovo bufera. Gli "esclusi" in attesa e attacchi dal consiglio

Servizi sociali, è di nuovo bufera. Gli “esclusi” in attesa e attacchi dal consiglio

Francesca Stornante

Servizi sociali, è di nuovo bufera. Gli “esclusi” in attesa e attacchi dal consiglio

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giovedì 02 Maggio 2019 - 07:38

E' scoppiato un caso sul contratto di servizio che sarebbe stato modificato a insaputa del consiglio. Duro affondo dei consiglieri Pd. Oggi intanto l'incontro sui lavoratori esclusi

MESSINA – Sui servizi sociali tornano a soffiare venti di bufera. Sono passati appena due mesi da quella serata di festa per la nuova Messina Social City, le 540 assunzioni che hanno chiuso i ponti con le cooperative e hanno inaugurato la gestione diretta dei servizi da parte del Comune. Due mesi in cui non sono mancate polemiche e contestazioni. Ma se da un lato fino ad ora le voci di protesta erano state quelle degli “esclusi” adesso il fronte si allarga e si sposta anche sul piano politico.

L’incontro

Resta aperta la questione dei lavoratori che reclamano diritti e lavoro. Oggi alle 9 ci sarà la tanto attesa riunione che inizialmente era stata fissata immediatamente dopo l’occupazione della sala consiliare. Un incontro che poi era stato rinviato e che adesso si è allargato a tutti i sindacati per una discussione che si preannuncia più ampia ma che dovrà dare qualche risposta a quei lavoratori che prima di Pasqua erano passati all’azione protestando in modo duro.

Il fronte politico

Se quindi il fronte della protesta dei lavoratori resta caldissimo, non è da meno quello che si è aperto in aula tra amministrazione e consiglieri comunali. Al centro dello scontro una delibera che ratifica il contratto di servizio già firmato tra Comune e Messina Social City. Il contratto di servizio è quello strumento che regola i rapporti tra i due enti, che detta regole e impegni reciproci, che fissa funzioni e obblighi. Lo aveva votato il consiglio comunale nei giorni intensi della maratona del SalvaMessina.

Il caso del contratto di servizio

Pochi giorni fa però è saltata fuori una delibera nuova che porta la data del 18 aprile scorso e che comprende la ratifica del contratto di servizio già approvato dal consiglio comunale e stipulato tra Comune e Messina Social City. Fin qui non ci sarebbe nulla di strano. Se non fosse invece che in questa delibera c’è un contratto di servizio diverso da quello che aveva votato il consiglio. Sono state fatte delle modifiche, sono stati cambiati dei passaggi. In barba a quanto aveva deciso l’aula in quanto organo legislativamente competente.

Il dissenso dall’aula

A sollevare il problema sono stati i consiglieri del Pd Felice Calabrò e Gaetano Gennaro che spiegano che dall’esame di questa ultima delibera, istruita dal Dipartimento Politiche Sociali, si appalesa, sotto il profilo prettamente formale – amministrativo una gravissima discrasia tra quanto deliberato, votato e approvato dal Consiglio e quanto, invece, sottoscritto dalle parti attive (Ente locale/ Azienda speciale).

«L’amministrazione ha sottoscritto un contratto di servizio diverso da quello approvato dall’organo consiliare, discostandosi, dunque, dalle indicazioni date dall’istituzione competente.

I due consiglieri dunque pongono alcune domande che loro stessi definiscono “banali”, visto l’ovvietà di alcune riflessioni: «E’ legittima la sottoscrizione di un contratto di servizio diverso dallo schema approvato in consiglio? È corretto l’iter deliberativo seguito dagli uffici? Sarebbe stato più corretto proporre – nell’immediatezza della sottoscrizione, e comunque, sempre preventivamente – al consiglio comunale una proposta di delibera modificativa della precedente che garantisse l’allineamento tra lo schema esitato e il definitivo atto da sottoscrivere (poi di fatto firmato)?».

Calabrò e Gennaro non hanno gorssi dubbi: «Per rispondere ai quesiti, che incombono in maniera impietosa e dirompente, non occorre un master in diritto amministrativo e, ancor meno, una laurea in giurisprudenza.

Le domande “banali”

I due consiglieri chiedono di conoscere le motivazioni che hanno portato alle modifiche, tenuto conto anche del fatto che si è disattesa un’indicazione chiara e diretta data dall’organo consiliare, frutto di uno specifico emendamento, in ordine ai servizi da contrattualizzare. «Tale esercizio di verifica sarà utilissimo al fine di ponderare la validità dei pareri che i vari organi, sia monocratici che collegiali, rendono per garantire la regolarità tecnica e contabile delle proposte di delibera sottoposte al vaglio del Consiglio.

Appare, quindi, in tutta la sua lapalissiana evidenza, la natura dirimente di tale ultimo quesito, rispetto alla regolarità/legittimità della stessa attività consiliare, atteso che la proposta di delibera esitata favorevolmente lo scorso novembre, e poi disapplicata, era corredata ad tutti i pareri necessari».

Infine, sotto il profilo più squisitamente politico, Calabrò e Gennaro non possono ignorare «la gravissima dissonanza tra l’indirizzo dato dall’organo politico per eccellenza e la non fedele attuazione resa dall’amministrazione attiva. Un dato sconcertante poiché pone in dubbio la lealtà del e nel rapporto tra istituzioni».

Un corto circuito che potrebbe avere serie e gravi conseguenze e su cui i due esponenti Pd chiedono risposte all’assessore Alessandra Calafiore.

Altri dubbi

Sulla stessa scia anche il consigliere di LiberaMe Nello Pergolizzi che invece ha scritto alla segretaria generale per chiede un parere formale di conformità della proposta di delibera alle leggi, allo Statuto ed ai regolamenti e dell’attestazione di legittimità dell’iter procedurale, anche in relazione a eventuali procedimenti giudiziari pendenti.

Insomma, la strada della Messina Social City sembra essere ogni giorno più ripida.

Francesca Stornante

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