“Un pericoloso passo indietro”a 40 anni dallo Statuto dei Lavoratori

“Un pericoloso passo indietro”a 40 anni dallo Statuto dei Lavoratori

“Un pericoloso passo indietro”a 40 anni dallo Statuto dei Lavoratori

giovedì 27 Maggio 2010 - 12:32

Oggi il Convegno della Cgil per la difesa dei diritti dei lavoratori

Sono trascorsi quaranta anni dalla promulgazione della legge 300, conosciuta come “Statuto dei Lavoratori”. Quaranta anni di lotte e conquiste, di rivendicazioni e bocconi amari. Quaranta anni in cui lo Statuto si è dimostrato essere uno strumento valido e fondamentale per i diritti della persona e del lavoratore, per la consapevolezza e l’attuazione di questi, all’interno di ogni posto di lavoro, di ogni azienda. Quaranta anni di legge e di storia italiana che però oggi sembrano sfaldarsi contro una realtà produttiva in continua dissoluzione, contro una politica di governo che, dichiara Lillo Oceano, segretario generale Cgil di Messina, non fa altro che minare quegli stessi diritti, conquistati con dure lotte. Le norme più incisive e pregnanti, come quelle sul diritto all’insediamento del potere collettivo sul luogo di lavoro e l’art. 18 sul licenziamento ingiustificato, sono applicati per lo più nelle medio-grandi imprese a dispetto di tutte quelle realtà lavorative, dove la maggior parte delle tutele del lavoratore non sono rispettate. Cresce dunque il bisogno di difendere il diritto del lavoratore, soprattutto in questa realtà fatta di precariato, manodopera in nero e debolezza del soggetto che lavora. E’ questo l’appello di oggi della Cgil, che con un convegno a cui hanno partecipato oltre a Lillo Oceano anche la prof. Luciana Caminiti (Docente di Storia dei Movimenti Sindacali alla Facoltà di scienze Politiche Messina), Antonio Riolo (segretario Cgil Sicilia), il prof. Alessandro Bellavista (docente di Diritto del Lavoro all’Università di Palermo) e Fulvio Fammoni (segretario nazionale Cgil), vuole denunciare una situazione di regresso in tema di diritti e tutele nell’ambito lavorativo, soprattutto considerando la profonda crisi sociale ed economica e della paura sempre più forte che ad essere sacrificati saranno i lavoratori deboli.

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