Nomi e condanne in appello per la droga tra Messina, Milazzo e Torregrotta dove c'era la base dello spaccio
Messina – Non era una rete organizzata di spacciatori ma una serie di soggetti, alcuni collegati tra di loro, che agivano più o meno autonomamente. L’organizzazione non c’era, quindi, ma gli 11 imputati dell’operazione Principale vanno comunque condannati per gli episodi di spaccio di droga contesti. e’ questa in estrema sintesi la novità che emerge dal processo d’appello seguito all’indagine dei Carabinieri che ad aprile 2024 portò a 12 arresti tra Milazzo, Torregrotta a Messina.
La sentenza
Il verdetto è della Corte d’Appello di Messina (presidente Tripodi) che ha in parte accolto il ragionamento dei difensori, gli avvocati Alessandro Trovato, Alessandro Billè, Salvatore Silvestro, Tancredi Traclò, Antonello Scordo e Gianmarco Silvestro, assolvendo tutti gli imputati dalla più pesante accusa di associazione a delinquere e condannandoli per il resto delle accuse. Per tutti, quindi, le pene decise sono più leggere rispetto al verdetto del gennaio scorso, arrivato alla fine del processo in abbreviato.
Tutti i nomi e le condanne
Ecco le condanne: 9 anni per Salvatore D’Amore, 4 anni per Roberto Duchino, 6 anni per Filippo Iannelli, un anno per Concetta Maestrale (che torna in libertà), 4 anni a Salvatore Minutoli, 10 anni per Antonino Papale, 2 anni per Damiano Rizzo (che non è più all’obbligo di firma), 6 anni per Francesco Spadaro. Per tutti la pena è in continuazione con precedenti condanne e tutti sono stati condannati al pagamento delle spese legali e il mantenimento in carcere, per gli imputati detenuti.
Per qualcuno niente sconti ma c’è chi esce
Condanna confermata in toto, invece, per Roberto Papale (4 anni e mezzo) e Giuseppe Di Blasi (3 anni e 2 mesi). I giudici hanno anche concesso la scarcerazione a Concetta Maestrale e la revoca dell’obbligo di firma a Damiano Rizzo. Da oggi entrambi sono liberi quindi.
U principale e la base della droga a Torregrotta
Il nome del blitz, operazione Principale, è ispirato al principale indagato, il messinese Maurizio Papale, inteso “U principale” appunto, recentemente scomparso, che secondo l’accusa, anche dopo l’arresto nel 2022 continuava a dirigere l’attività di spaccio insieme ai fratelli ed a Salvatore D’Amore, smerciando hashish, crack e cocaina tra la città dello Stretto e le principali località della zona tirrenica. Proprio l’abitazione di D’Amore a Torregrotta, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Messina, era la base del business della droga, in attività anche mentre l’uomo era ai domiciliari con la complicità, secondo gli investigatori, della madre.
