Cade la grandine alle porte della primavera. Ma l'acqua continua a scarseggiare

Cade la grandine alle porte della primavera. Ma l’acqua continua a scarseggiare

Ernesto Fichera

Cade la grandine alle porte della primavera. Ma l’acqua continua a scarseggiare

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mercoledì 18 Marzo 2015 - 07:40

Inconsueta grandinata sulla fascia Jonica messinese a pochi giorni dall'inizio della primavera.Paradossalmente però fra qualche mese non vi sarà acqua a sufficienza per irrigare le coltivazioni.

Una grandinata fuori stagione ha sorpreso un po’ tutti ieri a Taormina:residenti e turisti. A tre giorni dall’inizio della primavera la capitale del turismo siciliano si è ritrovata “imbiancata”.

In questi giorni la pioggia e la grandine è caduta copiosa in tutto il comprensorio dalla Valle d’Agrò alla Valle d’Alcantara.La situazione era ovviamente più critica nella fascia Etnea e Pedemontana.A Linguaglossa,lungo la Mareneve,la via d’accesso che porta a Piano Provenzana e quindi alla stazione sciistica di Etna Nord,la grandine ha raggiunto ieri i 50 cm.

Il paradosso è che nonostante la pioggia questo inverno sia caduta copiosa,quest’estate vi saranno problemi di approvvigionamento idrico,soprattutto per l’irrigazione dei campi e per le coltivazioni.Tutto ciò è causato dagli acquedotti colabrodo e dalle problematiche strutturali delle dighe.In Sicilia vi è la necessità di circa 24 milioni di metri cubi di acqua per garantire un’adeguata irrigazione nei mesi estivi e solo per l’emergenza irrigua ne sarebbe necessaria almeno la metà. Ed invece non si riescono ad accumulare le necessarie riserve idriche.Prendiamo ad esempio la diga di Dissueri nel Nisseno,la cui costruzione negli anni ’80 scatenò la guerra di mafia a Gela che fece decine di vittime.Oggi a causa di un possibile cedimento strutturale di una costola della diga si è costretti a sversare l’acqua in mare,con le ovvie proteste degli agricoltori che si dicono seriamente preoccupati sul come riuscire a garantire una sufficiente irrigazione.Rischiamo che uno dei settori piú importanti dell’economia siciliana venga messo letteralmente in ginocchio.Urge mettere riparo al più presto ai danni perpetrati in decenni di gestione dissennata del bene piú prezioso per l’umanità,che in molti Paesi del Mondo è la causa di guerre fratricide e che in Sicilia uno scellerato uso e una connivente gestione clientelare da parte della politica ha portato a questa situazione.Nell’Isola oggi il “business dell’acqua” movimenta circa cinque miliardi di euro l’anno e quindi non meravigliamoci che nelle isole minori e in molti paesi del nisseno e dell’agrigentino sia necessario ricorrere all’ausilio di cisterne,siano esse delle navi o dei mezzi gommati.

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