Giovanni Renzo, la musica come rivelazione

Giovanni Renzo, la musica come rivelazione

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Giovanni Renzo, la musica come rivelazione

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sabato 09 Aprile 2016 - 22:07

In un Teatro Vittorio Emanuele semideserto la parabola del percorso musicale del compositore messinese. In apertura di concerto il commosso omaggio ad Orazio Corsaro

Giovanni Renzo, compositore e pianista messinese, oltre che direttore artistico musicale del Teatro, si è esibito con l’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele di Messina in una serie di brani da lui composti, scritti in epoche diverse della sua carriera musicale. Il concerto, eseguito in unico tempo, è stato preceduto da un bel brano che il maestro ha composto insieme ad Orazio Corsaro, grande musicista popolare venuto a mancare proprio lo stesso giorno, ed al quale Renzo ha dedicato, commosso, il concerto.

La prima parte della serata ha visto il maestro esibirsi da solo al pianoforte, eseguendo alcuni brani tratti dalle sue raccolte, tra le quali l’ultima “Racconti per pianoforte”, nei quali sono sintetizzate un po’ tutte le influenze musicali delle quali Renzo ha fatto grande tesoro, in una mirabile operazione di sintesi, dal minimalismo, al jazz fino alla musica popolare. Ha eseguito tra l’altro un “Tango”, in onore di Piazzolla, delle “Variazioni” sul tema della celebre Habanera, tratto dalla Carmen di Bizet, caratterizzato da accordi dissonanti e spunti jazzistici, con un accompagnamento però “classico”, nel ritmo della Habanera. Renzo ha interloquito spesso con il pubblico, presentando le proprie composizioni, quasi a creare un’atmosfera familiare, eliminando le distanze fra pubblico e artista. Fra i brani eseguiti al piano spicca però soprattutto la musica da lui composta per accompagnare il film muto “Cenere”. È nota la proficua attività del musicista di comporre musica per film muti, per ricreare l’atmosfera che si respirava all’epoca della loro rappresentazione, ove, non esistendo appunto il sonoro, la musica che faceva da colonna sonora al film era eseguita dal vivo, o con piano meccanico (a manovella) o con musicisti veri e propri. La musica per “Cenere” è deliziosa, e alterna a un tema dolce e malinconico, momenti di accompagnamento concitato e ripetuto, in crescendo, tipico del minimalismo (anche Glass e Nyman sono famosi soprattutto come compositori di colonne sonore). Certo, il brano risulta più efficace se si uniscono le immagini, ma la musica di Renzo ci ha fatto sicuramente venire voglia di rivedere questo film che ha visto debuttare Eleonora Duse. Nella seconda parte del concerto è entrata in scena l’orchestra per eseguire una suite, in versione per pianoforte e tromba solisti e orchestra, tratta da “La distanza della luna”, opera di Renzo ispirata al racconto di Italo Calvino tratto dalle “Cosmicomiche”. In tale brano, eseguito egregiamente dall’orchestra, diretta per l’occasione da Giuseppe Paratore, con alla tromba solista Giuseppe Ruggeri, si manifesta palesemente l’influenza che la contemporanea musica minimalista ha avuto sul compositore messinese, in particolare quella di Michael Nyman e di Philip Glass, che riscontriamo nella melodia ripetitiva fino all’ossessione, sicuramente più adatta ad accompagnare immagini visive, negli accordi spezzati che si susseguono continuamente in crescendo, dove l’accompagnamento si fa esso stesso tema, trascinante e coinvolgente.

L’esiguo pubblico ha mostrato di gradire alquanto la performance, eseguita dinanzi ad un teatro semivuoto. È davvero incomprensibile come la comunità di questa città si stia sempre più allontanando dalla musica (ad eccezione degli eventi più “mondani” come il “Concerto di capodanno” e “La Bohème”) nonostante la stagione musicale offra quest’anno proposte di sicuro interesse. In particolare si è registrato ancora una volta una presenza di giovani davvero esigua. “La musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia. Chi penetra il senso della musica potrà liberarsi dalle miserie in cui si trascinano gli altri uomini”, secondo la celebre definizione di Beethoven; infatti la musica ci aiuta a scrutare le nostre più profonde emozioni e a raffinare la nostra sensibilità, costituendo un arricchimento spirituale insostituibile ed è un vero peccato che i fruitori diminuiscano sempre più nel tempo. Ci si augura ancora una volta che scuole, conservatori e ogni soggetto che ne abbia la possibilità o l’occasione, facciano sì che la grande musica possa essere riscoperta dal pubblico messinese, ne guadagneremmo sicuramente tutti.

Giovanni Franciò

2 commenti

  1. Hombre de barro 11 Aprile 2016 11:01

    Complimenti vivissimi, Maestro!
    ..ora spieghi alle FFOO come mai i direttori del teatro, in barba alla legge, si autoproducono gli spettacoli personali! -.-

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  2. Hombre de barro 11 Aprile 2016 11:01

    Complimenti vivissimi, Maestro!
    ..ora spieghi alle FFOO come mai i direttori del teatro, in barba alla legge, si autoproducono gli spettacoli personali! -.-

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