Sanatoria in cambio di mazzette a Scaletta Zanclea, i retroscena

Sanatoria in cambio di mazzette a Scaletta Zanclea, i retroscena

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Sanatoria in cambio di mazzette a Scaletta Zanclea, i retroscena

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venerdì 09 Maggio 2014 - 16:49

Ad inchiodare i due professionisti sono state le intercettazioni dei carabinieri, che hanno scoperto che i lavori per i quali si erano adoperati non erano sanabili.

Si è rivolto agli uffici tecnici comunali per ottenere l'autorizzazione in sanatoria, così da realizzare dei muri in un terreno di sua proprietà. Il responsabile dell'ufficio tecnico gli ha caldeggiato un professionista per l'istruzione della pratica. Il professionista gli ha chiesto la liquidazione di una parcella da 10 mila euro. Un pò troppo, secondo il cliente. "Allora non ha capito, 6 mila euro sono per me e il lavoro, 4 mila per il tecnico comunale". Era il novembre 2013 e il cliente, uscito dallo studio del professionista, si è rivolto ai carabinieri denunciando la richiesta della "mazzetta". E' questo il racconto che l'imprenditore di Scaletta Zanclea ha fatto ai militari della Compagnia Messina sud, guidati dal capitano Paolo Leoncini. Racconto che è alla base dell'inchiesta partita subito dopo, e sfociata nei domiciliari per il responsabile dell'ufficio tecnico di Scaletta, Salvatore Calabrò, e l'ingegnere messinese Antonino Porcello. I carabinieri hanno messo sotto intercettazione i telefoni dei due professionisti e dell'imprenditore, hanno piazzato sapientemente diverse cimici ambientali e le conversazioni captate hanno fugato ogni dubbio sulla veridicità della richiesta fatta all'imprenditore. Molto esplicite alcune frasi, tanto esplicite da spingere il sostituto procuratore Diego Capece Minutolo, a chiedere ed ottenere gli arresti dei due, ora ai domiciliari con l'accusa di tentata concussione. Gli interrogatori col gip Maria Teresa Arena, davanti alla quale entrambi potranno difendersi, sono già cominciati. Prima di chiudere gli accertamenti, gli investigatori hanno inoltre compiuto un passaggio: hanno verificato se le opere che l'imprenditore avrebbe voluto regolarizzare erano sanabili o meno. E non lo erano affatto. Se fosse andata a buon fine la pratica, cioè, sarebbe stato compiuto un abuso.

2 commenti

  1. La disonesta dell’essere umano non ha limiti.

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  2. La disonesta dell’essere umano non ha limiti.

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